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Don Luigi Ciotti: “Le montagne, desiderio di bellezza e infinito”

Riportiamo un estratto dell’apprezzatissimo intervento del fondatore di Libera al 101° Congresso del CAI: il clima, la vita in montagna, il Vajont, le parole di Papa Francesco

Ancora una volta, sono qui con voi. E vi dico che le montagne, che sono le mie radici, le porterò sempre dentro, come un essenziale desiderio di bellezza e di infinito. Le montagne sono l’immagine di un cammino spirituale che ho cercato nei miei limiti di percorrere. La montagna mi ha aiutato a guardare al cielo e a Dio senza mai dimenticare le responsabilità a cui ci chiama la Terra.

Questa saldatura l’ho ritrovata come dono nella “Laudato si’”, del 2015, e nella “Laudate Deum” del 2023. Disegni di fede, di spiritualità, ma anche di etica, di giustizia e di una visione politica che un Papa innamorato di Dio e delle persone ci consegna.

La Terra, le nostre montagne hanno un’anima e noi dobbiamo diventare capaci di ascoltarla. La Terra grida, e occorre una sensibilità che molti hanno perduto. La “Laudato si’” e la “Laudate Deum” ci invitano alla cura della casa comune. La conversione ecologica è un percorso verso un nuovo modo di vivere, di consumare, di rapportarsi con gli altri e con la natura.

Mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, che il mondo si sta sgretolando, e forse si sta avvicinando un punto di rottura” grida Papa Francesco. “La crisi climatica non interessa alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo, e nel minor tempo possibile”.

Trovo opinioni sprezzanti e irragionevoli anche all’interno della Chiesa cattolica” prosegue Francesco, che chiama in gioco “quelli che danno tanti baci alla Madonna e a tutti i Santi, ma quando è ora di impegnarsi verso gli altri e verso la dignità del nostro ambiente non ci sono”.

E prosegue, “non possiamo più dubitare che la ragione dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia innegabile. Non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici”. Non si può essere neutrali.

Francesco dice che “il paradigma tecnocratico è alla base del degrado ambientale, sociale e culturale. L’idea di una crescita illimitata che ha entusiasmato gli economisti e i teorici della finanza e della tecnologia. L’intelligenza artificiale e gli sviluppi tecnologici si basano sull’idea di un essere umano senza limiti, le cui possibilità si potrebbero estendere all’infinito grazie alla tecnologia”.

Le risorse necessarie alla tecnologia, come il litio e il silicio, non sono illimitate. Ma il vero problema è l’ideologia, un’ossessione a crescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo. Il potere e il progresso si stanno rivoltando contro di noi. Dobbiamo ripensare al potere umano e ai suoi limiti.

C’è un passaggio del Papa che tocca tutti, “la decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, utili per chi ha maggiori risorse, per influenzare l’opinione pubblica. Quando si lancia un progetto con forti effetti inquinanti si usa questo sistema. Gli abitanti vengono illusi parlando delle potenzialità economiche e occupazionali per i loro figli”.

Nessuno però dice loro che resteranno con terre devastate, inquinate, abusate. “Voglio chiedere alle grandi compagnie estrattive, minerarie, petrolifere, forestali, immobiliari, agroalimentari di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne, di smettere di inquinare i fiumi e i mari, di smettere di intossicare i popoli e gli alimenti” ha detto Francesco. Che sintesi, che forza, facciamola nostra!

Sono nato a Pieve di Cadore, sono orgoglioso di essere nato lì e di amare la montagna. Mi ha fatto piacere trovare la roccia delle Dolomiti nell’Aspromonte. La montagna ha una storia lunga, ricca di valori, che oggi per alcuni sono parole svuotate di contenuti, come “sviluppo”, “sostenibilità”, “green”.

Si dimentica la storia della nostra gente, dei montanari e dei contadini. Una storia di convivenza che aveva ben presente il limite. Comunità imperniate sulla cooperazione, sulla solidarietà, sulla redistribuzione dei beni, sulla necessità di coltivare al meglio i boschi e i pascoli. Erano i miei nonni, le persone che ci hanno preceduto. Quanto rimane di questi valori nelle nostre montagne? Perché la montagna si è lasciata omologare ai bisogni delle città e dei cittadini?

Alcuni sono persone oneste, che la amano, altri no, la usano e la consumano. Perché lo strappo tra la cultura del passato e la vita di oggi? Dove sono i servizi essenziali nelle nostre montagne, la salute, la scuola, la cultura, il trasporto pubblico, la banda larga? La loro mancanza toglie libertà e dignità alla nostra gente.

Perché i suoli fertili sono stati erosi dalla cementificazione, da un’urbanistica cieca che non si doveva permettere? Perché la speculazione oggi tocca anche le alte quote? Chi sono questi imprenditori? Chi sono questi signori, con tutta questa liquidità, che fatto questi investimenti con pochi controlli sulla provenienza? Abbiamo scoperto forme di riciclaggio anche di organizzazioni criminali e mafiose.

Servono comunità energetiche, cooperative legate a produzioni biologiche. La politica deve fare qualcosa di più. Dobbiamo incrementare la filiera agricoltura/turismo/agricoltura/storia. Abbiamo bisogno della biodiversità e della biodiversità culturale. Servono nuove aree protette.

Abbiamo meravigliosi ragazzi che hanno studiato, che vorrebbero portare il loro contributo nelle loro terre. Creiamo il modo che, invece di spendere per la pista da bob e per altri accidenti, si spendano soldi per farli ritornare. Non possiamo dimenticare la risorsa idrica, ritorni l’acqua a essere bene pubblico! Foreste e alpeggi vanno recuperati, come risorse rinnovabili.

Nei Parchi si concentrano risorse naturali che devono essere conservate e valorizzate. Da anni, con tanti amici, sto lottando perché si faccia il Parco Sorapiss-Antelao-Marmarole. E’ la terra dove siamo nati, cosa ci impedisce di fare un Parco? Ci sono resistenze, e invece i parchi sono risorse, che possono tutelare e occupare.

Ho sentito parole belle, ho visto dei giovani, ilnuovo alpinismo, una nuova frequentazione capace di comprendere la montagna, di raccogliere i valori e il sistema di vita. Gli impianti da sci sono sufficienti, facciamo che funzionino bene, non è il caso di fare grandi traversate deturpando l’ambiente.

Un ultimo pensiero al 9 ottobre 1963. Sono stato da poco a pregare nel cimitero di Fortogna per le 1.910 vittime del Vajont. Non possiamo dimenticare perché, lo sapete bene, i montanari avevano detto che il Monte Toc franava. Ma c’è chi lo ha fatto, per affari, nonostante la brava giornalista Tina Merlin. Il profitto ha spazzato via la vita di 1.910 persone.

La logica mafiosa non è solo quella delle organizzazioni criminali, ma anche quella del potere, quando si nasconde dietro a manipolazioni e menzogne. E la malattia del potere ambiguo, opaco, inaffidabile non è stata mai stata debellata.

Il capo del Governo arrivò con l’elicottero, sorvolò Longarone, Erto, Casso, promise risarcimento e ricostruzione davanti a quelle sofferenze. A dicembre cadde il governo di Giovanni Leone, e lui, che era un avvocato, difese la società incriminata, e sette mesi dopo divenne Presidente della Repubblica. Poi l’hanno cacciato, ma intanto è successo. Il Vajont è una strage di Stato.

Termino con Papa Francesco, che nel suo ultimo messaggio ha detto “non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone”. E’ un invito a ciascuno di noi.

C’è un legame profondo fra l’etica e l’estetica, tra il bene e il bello. La bellezza è l’armonia delle forme, e penso alle nostre montagne, l’etica è l’armonia delle relazioni umane. Don Lorenzo Milani era un cittadino, mandato per punizione sull’Appennino, dove ha creato la sua scuola. E, arrivando lassù, chiese di essere sepolto con gli scarponi ai piedi.

(sintesi a cura di Stefano Ardito)

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