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Il Congresso del CAI: forza e idee per un’Italia migliore

Due giorni di discussione, i saluti di associazioni e politici, le riflessioni delle tesi e del presidente Montani. E il grande applauso a Don Ciotti, uomo di montagna e ideatore di “Libera”

Una grande forza tranquilla, schierata per un’Italia e per un mondo migliori. Una grande voglia di esserci, di essere ascoltati, di contare. Tanta voglia di frequentare la montagna, come vuole il DNA del Club Alpino, ma adattando i propri comportamenti a quelli di un ambiente che soffre.

Questo è il messaggio che esce dal 101° Congresso Nazionale del CAI, che si è celebrato sabato 25 e domenica 26 novembre in una Roma di cieli azzurri e di vento gelido. Per marcare la solennità dell’evento, la sera di venerdì 24, lo storico stemma del Club Alpino Italiano era stato proiettato sulle ancora più storiche arcate del Colosseo.

C’è una precisazione da fare. Al contrario che nei partiti politici, il Congresso del CAI non serve a creare organismi dirigenti e gerarchie, che vengono definiti in sedi e riunioni diverse. E’ un momento di discussione e approfondimento, spesso con un tema preciso, abbastanza frequente dato che 101 Congressi in 160 anni di vita del Club significano un evento quasi ogni anno e mezzo.

Il CAI, con i suoi 346.101 socie e soci, le sue 518 sezioni e 312 sottosezioni, i suoi 729 tra rifugi e bivacchi, la sua presenza capillare in tutte le Regioni italiane e nelle due Province autonome è una fetta decisiva dell’Italia, di cui la politica e i media nazionali si accorgono solamente di rado.

I servizi forniti dal Club Alpino Italiano in materia di sentieri, di ferrate e di soccorso alpino e speleologico, il ruolo dell’associazione nel promuovere la scienza e la cultura di montagna, non bastano a far considerare il CAI come merita. E’ un grande cruccio del gruppo dirigente e dei soci, decine dei quali (soprattutto della Sezione di Roma) hanno lavorato in maniera volontaria per rendere possibile l’evento.

Nella due giorni di Roma, il tema era “Montagna e cambiamento climatico”. Una questione enorme, sfaccettata e complessa, che investe da tempo le scelte dei governi e il modo di vita di tutti. “Viviamo in una cattedrale che sta cadendo a pezzi, lo scioglimento dei ghiacciai è irreversibile. Ma questo non è un convegno di climatologia, o un luogo dove elencare lamentele. Il CAI deve fare delle proposte concrete” ha detto con forza il presidente generale Antonio Montani.

Al nostro interno dobbiamo dare spazio ai giovani, che sono più sensibili alle tematiche ambientali, e capaci di declinarle nei comportamenti della vita quotidiana” ha proseguito il presidente. Prima di lui Licia Colò, da sempre attenta all’ambiente nei suoi programmi televisivi, ha ricordato che “ci vuole uno scatto, se vogliamo salvare il pianeta”. E ha raccolto un applauso scrosciante quando ha definito lo scioglimento dei ghiacciai come “le lacrime della montagna”.

In un giorno e mezzo di discussione, i contributi sono stati moltissimi e importanti. La premier Giorgia Meloni, nel suo messaggio di saluto, ha ricordato che le terre alte sono “una parte fondamentale dell’Italia” e ha annunciato l’arrivo di una nuova legge sulla montagna.

Contenuti analoghi hanno espresso i messaggi video dei ministri Daniela Santanché (Turismo) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza Energetica), che ha suscitato qualche mugugno per aver citato per quattro volte le Alpi e mai l’Appennino. Non a caso, quando Raffaele Marini, genovese trapiantato in Val d’Ossola, ha parlato di “Alpi, Appennini e montagne delle isole” la sala si è sciolta in un grande applauso.

A spiegare davanti alla platea del Congresso la legge sulla montagna all’esame del Parlamento e del Governo è stato Alessandro Panza, eurodeputato della Lega Nord e collaboratore di Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie.

Per far vivere la montagna occorre favorire i nuovi residenti, aiutare le professioni di montagna e i rifugi, migliorare la Sanità e la scuola”. “Lo stesso dev’essere fatto a Bruxelles, perché nei documenti dell’Unione Europea la montagna non compare quasi mai” ha spiegato Panza.

Citare tutti i saluti, tutti gli interventi ufficiali, le decine di interventi (necessariamente brevi) dei soci richiederebbe troppo spazio, e potrebbe trasformare questo articolo in un arido elenco. Hanno suscitato grandi applausi, però, le parole del glaciologo Walter Maggi, presidente del Comitato Glaciologico Italiano, che ha ricordato che “prima di toccare i ghiacciai bisogna chiedere il permesso, e non mi pare che accada”.

Lo stesso è accaduto al sociologo Giuseppe Roma, presente al congresso come rappresentante del Touring Club Italiano, quando ha auspicato la rinascita “delle storiche guide CAI-TCI, con quelle con la copertina di tela, del colore della roccia”.

Hanno fornito spunti importanti a chi frequenta le Alpi e l’Appennino gli interventi dei due coordinatori del Congresso, Riccardo Santolini e il già citato Raffaele Marini. Le tesi discusse nei tre “tavoli” che hanno preparato il Congresso possono essere scaricate e lette sul sito https://congresso.cai.it.

A Roma sono state presentate dallo stesso Santolini (“Il valore della montagna. Un capitale da gestire, una consapevolezza da acquisire“), da Corrado Battisti (“I valori della montagna per una consapevolezza delle azioni” e da Giampiero Lupatelli (“Economia della montagna, economia delle Comunità montanare”). Gli interventi di Alessandra Pollo, Maria Giovanna Canzanella e Rosita Lupi sono riusciti a ridurre, ma non a eliminare, una presenza eccessiva degli interventi pronunciati da maschi.

A dare una sferzata di entusiasmo e di energia alla platea, alla fine della interminabile mattinata di sabato, è stato Don Luigi Ciotti. “La montagna simboleggia il desiderio di bellezza degli umani, la montagna ha un’anima, la montagna ha un valore spirituale” ha gridato dal palco il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, nato 78 anni fa a Pieve di Cadore, ai piedi delle Dolomiti venete, che sullo schermo alle spalle del palco era presentato solo come “socio CAI”.

Gran parte dell’intervento di Ciotti è stata dedicata all’enciclica “Laudato sì” promulgata nel 2015 da Papa Francesco, e alla recentissima “Laudate Deum”, anch’essa dedicata al rapporto tra gli umani e la Terra che li ospita. “In materia di ambiente non si può essere neutrali” ha gridato Don Ciotti. “Servono lucidità e onestà, il potere e il progresso si rivoltano contro tutti noi”.

Poi il religioso veneto si è dedicato alle sue Dolomiti. Ha raccontato di “aver trovato con piacere le stesse rocce sull’Aspromonte”, ha ricordato il suo impegno per il “meraviglioso Parco Antelao-Sorapiss Marmarole” che né lo Stato italiano né il Veneto hanno mai istituito, si è scagliato contro “l’inutile pista da bob di Cortina”. A proposito della tragedia del Vajont, avvenuta sessant’anni fa, ha parlato di “una strage di Stato”.

Poi Don Luigi Ciotti, nato in Cadore ma reso celebre dal suo impegno contro le mafie del Mezzogiorno, è uscito dal Teatro Italia circondato dagli uomini della scorta. Un’immagine cruda, che ha ricordato ai presenti che la montagna, e il Club Alpino con lei, sono legati a filo doppio sia alla bellezza, sia ai problemi più gravi e drammatici dell’Italia

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