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Tutta questione di corna. Nella Marsica per ascoltare i bramiti

Tra settembre e ottobre i bramiti dei cervi echeggiano sull’Appennino e sulle Alpi. Una delle zone migliori per vederli è la Marsica, si può andare da soli o con guida

“Scusi, ma qui ci stanno i lioni?” La signora, come dimostra l’accento, è appena arrivata in Abruzzo da Napoli. Scende dall’auto in vista del Lago di Barrea, respira l’aria fresca dei mille metri di quota. Ammira le faggete della Val di Rose, il profilo arcigno del Monte Marsicano, il borgo di Civitella Alfedena che emerge dai boschi. Poi ascolta i versi che arrivano dalla montagna, vede un fuoristrada e due guardiaparco, corre per chiedere informazioni e forse aiuto. La risposta, com’è ovvio, è una risata.

Siamo nell’alta valle del Sangro, cuore del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, e in queste settimane di settembre chi chiude per un momento gli occhi può pensare di aver cambiato continente. Tra pascoli, rocce e faggi, infatti, echeggiano dei richiami possenti, rauchi e vibranti, con un tono evidente di sfida. Se ascoltati a occhi chiusi non sembrano versi di erbivori, ma ruggiti di leoni in una savana africana. Invece di tratta dei bramiti, i versi con cui i cervi maschi si sfidano l’un l’altro a duello per potersi accoppiare con le femmine.

A settembre si ascoltano quasi esclusivamente i bramiti. All’inizio di ottobre i “ruggiti” che arrivano dai ghiaioni e dai boschi iniziano a rarefarsi, e si ascoltano sempre più spesso i colpi secchi delle cornate, che risuonano nelle valli come spari. Poi sui monti torna rapidamente il silenzio, i vincitori dei duelli fecondano le femmine, le corna dei maschi, una volta esaurito il loro compito, cadono e si trasformano in trofei ambiti dagli escursionisti. Ricresceranno all’inizio dell’anno nuovo, in vista di nuovi duelli.

Il cervo, ferocemente cacciato dall’uomo nell’antichità e nel Medioevo, come testimoniano quadri, affreschi e rilievi, all’inizio del Novecento, in Italia, è arrivato a un passo dall’estinzione. Nel secondo dopoguerra è stato reintrodotto in varie regioni, oggi la sua consistenza complessiva è compresa tra i 50 e i 60.000 esemplari. Sull’Appennino la sua caccia è quasi ovunque vietata, in molte aree delle Alpi invece viene preso di mira e abbattuto. L’aumento dei capi, però, non sembra volersi fermare.

“Una volta, sulle nostre montagne, gli escursionisti cercavano soprattutto i camosci, e nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise speravano in un incontro con l’orso. Da qualche anno i cervi sono diventati un’attrattiva importante. Tra settembre e ottobre, accompagno decine di uscite alla base del Monte Velino, dove abito, o più a est, nelle valli del Giovenco e del Sangro” spiega Ercole Marchionni, in arte Ercole Wild, accompagnatore di media montagna abruzzese.

Ercole ovviamente non è solo. Da qualche anno, accompagnano sempre più spesso i loro clienti sui sentieri dei cervi Cesidio Pandolfi e i suoi colleghi della cooperativa Ecotur (che gestisce il rifugio della Cicerana, “porta” del PNALM verso il Fucino), e i suoi colleghi di Wildlife Adventures e di JD Trek. Lo stesso fa Pietro Santucci che, dalla sua Civitella Alfedena, accompagna sempre più spesso fotografi professionisti e non alla ricerca degli orsi in Slovenia e dei leoni e degli elefanti del Kenya.

Fanno lo stesso, con sempre maggiore frequenza, guide professioniste e associazioni che operano sulla Maiella, sul Gran Sasso, nei Parchi nazionali della Calabria, nel Parco regionale dei Monti Simbruini dove vivono i cervi più vicini a Roma. Lo stesso, proseguendo verso nord, si fa nei boschi del Casentino, della Romagna e dell’Emilia e in molte zone delle Alpi, a iniziare dalla foresta di Tarvisio, in Friuli, e dai tre versanti (Lombardia, Alto Adige, Trentino) del Parco nazionale dello Stelvio.

Nell’Appennino centrale, la zona dove avvistare i cervi è più facile va dalle pendici dei Monti della Duchessa e del Velino, al confine tra il Reatino e l’Abruzzo, fino alle valli del Sagittario, del Giovenco e del Sangro, cuore del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. In qualche zona, come la celebre e frequentata Val di Rose, sembra che l’aumento dei cervi abbia spinto verso l’alto i camosci.

Il cuore dell’Appennino dei cervi comprende San Benedetto dei Marsi, il paese al margine del Fucino dove, nella tarda serata del 31 agosto una fucilata ha ucciso l’orsa Amarena. Nella stessa zona, in passato, altri umani avevano ammazzato lupi, grifoni e orsi a fucilate oppure con il veleno. La meraviglia e il dolore, nella Marsica come altrove, spesso vanno a braccetto. 

Vale la pena ricordare che i cervi maschi hanno dimensioni imponenti, arrivano a pesare due quintali, e le loro corna possono essere lunghe più di un metro. Nonostante le loro dimensioni, però, questi bestioni sono innocui per l’uomo. La stanchezza causata dai bramiti e dagli scontri, invece, fa spesso sì che i cervi vengano uccisi dai lupi. “Mi è capitato più volte di vedere i predatori in attesa, come se fossero spettatori delle battaglie tra i cervi. Vederli è difficile, perché restano nascosti nell’erba, ma è un’altra grande emozione” spiega ancora Ercole.

Ecco un breve (e incompleto) elenco di luoghi, tra le pendici del Velino e il PNALM, dove si possono incontrare i cervi. Alcuni hanno accesso comodo, altri richiedono di camminare. Si può andare da soli, ma la presenza di un accompagnatore di media montagna o di una guida ambientale escursionistica (diffidare degli impreparati!) rende più facile e interessante l’incontro.

Monti della Duchessa. Buone possibilità di avvistamenti intorno a Cartore (ci sia arriva in auto) o nei boschi del Lago della Duchessa, a un’ora e mezzo a piedi dal borgo.

Monte Velino. Ottime possibilità di incontri tra il rifugio Casale da Monte e le rocce alla base del Canalino. Il bosco fitto e i profondi valloni consigliano di andare con la guida.

Piano di Pezza. Poderosi bramiti accolgono chi posteggia alla fine dell’altopiano e segue il sentiero per il rifugio Sebastiani. Ma gli avvistamenti non sono facili.

Ortona dei Marsi. Accanto alla strada che sale verso Aschi sono dei belvedere, i cervi sono spesso moltissimi. I guardiaparco del PNALM multano (giustamente) chi si allontana dai sentieri.

Villetta Barrea. Cervi e cerve si spingono spesso tra le case. Ottime possibilità di osservazione e foto sulle rive del Lago di Barrea e salendo verso Civitella Alfedena.

Pianezza. Questi pascoli ai piedi del Monte Marsicano, frequentati dal cervo e dall’orso, si raggiungono dalla statale Marsicana seguendo i segnavia F10 verso il rifugio di Monte Forcone. Occorre un’ora e mezza di salita.

Passo Godi. I cervi si vedono facilmente dalla strada poco prima del valico (sul versante di Villetta), nella faggeta della Selva Bella, e sui dossi della Montagnola che si raggiungono in un’ora e mezza di salita.

Barrea. E’ facile vedere i cervi nella zona del Lago Vivo e sugli spogli pendii del Monte Rotondo e del Monte Greco. Grandi branchi si vedono spesso in Valle Lunga, ai piedi del Monte Tartaro.

Villalago. Il paese è celebre per le scorribande dell’orsa Amarena. Ma accanto al Lago Pio, al margine dell’abitato, i cervi sostano per gran parte dell’anno.

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