Rock Master, la competizione di arrampicata più famosa e longeva al mondo, si è svolta nella serata di venerdì al celebre Climbing Stadium di Arco nella versione dell’inedita Special Edition. Tutti in piedi sul divano e pubblico delle grandi occasioni (mai così numeroso: oltre 4mila presenze) per assistere alle emozionanti sfide che hanno visto 16 tra i migliori atleti al mondo (8 uomini e 8 donne) duellare in una gara di destrezza e velocità sulla struttura fatta a onda che domina lo spazio dedicato all’arrampicata ai piedi del castello. Edizione seguitissima anche a livello mediatico, con diretta su RaiSport e streaming sul canale YouTube dedicato. Un successo senza eguali, basti pensare che la gara ha fatto registrare, nei suoi momenti più caldi, circa 5 mila persone connesse simultaneamente.
A vincere la 36sima edizione il mitico Adam Ondra (CZE) e la campionessa olimpica Janja Garnbret (SLO), entrambi sul gradino più alto del podio come nel 2016 e nel 2018. Con quello di quest’anno, Ondra eguaglia inoltre il numero di trofei ottenuti a Rock Master da Ramòn Julien Puigblanque e arriva davvero a un passo dalla leggenda.
Atleti al top che non hanno mancato di emozionare. Come l’azzurro Michael ‘Misha’ Piccolruaz, arrivato a un passo dalla finale, duellando in semifinale con l’amico di sempre e compagno di allenamenti Jakob Schubert. O come l’altro azzurro, Stefano Ghisolfi, anche lui stoppato da Schubert, finendo poi sesto in classifica. La finale è stata davvero al cardioplama, con Ondra e Schubert che, salendo in parallelo, sembravano rincorrere uno le gestualità dell’altro. Entrambi hanno spinto forte, esaltati anche dal tifo del pubblico ma a spuntarla è stato l’atleta della Repubblica Ceca con il tempo di 1’01”134.
In ambito femminile il momento clou è arrivato con la finale disputata tra sorprendente figlia d’arte Brooke Raboutou e la titolatissima Janja Garnbret (40 vittorie in Coppa del Mondo, oltre all’oro olimpico di Tokyo). Janja sulla parete è solida, fluida, ma Brooke è un’esplosione di forza e ci ha creduto fino alla fine rischiando di ripetere gli exploit di papà Didier, che ha vinto Rock Master nel 1989, e di mamma Robyn Erbesfield vincitrice nel 1994. La giovane statunitense ha dovuto però inchinarsi alla rapidità della one and only Janja Garnbret. Ci riproverà.
Spenti i riflettori sull’imponente parete Lead, si sono accese le luci sul palco per la band locale Jambow Jane. Atleti riuniti con il pubblico, bella musica dal vivo e qualche brindisi. Per festeggiare Rock Master e forse anche per accomiatarsi dallo storico campo di gara. Già questa settimana, infatti, partono i lavori di rinnovamento del Climbing Stadium. Appuntamento all’anno prossimo con la nuova parete Boulder.