In Kirghizistan, trekking per palati fini
Il Paese nel cuore dell’Asia Centrale offre inedite possibilità escursionistiche. In un ambiente dove ancora si respira il sottile piacere dell’esplorazione
E’ uno di quei luoghi che quando lo nomini non di rado suscita reazione incredule: “Ma che cos’è? Esiste davvero?” Ebbene sì, esiste, si trova in Asia Centrale ed è la meta ideale per gli amanti dei trekking lontani dalle solite rotte. Una sorta di Nepal ma senza turisti e con lo stufato di montone al posto del bhat.
Con un territorio per il 94% montuoso (il 40% della regione kirghisa supera i 3000 m) è un vero e proprio regno dell’outdoor caratterizzato da estesi altopiani, incantevoli laghi e cime oltre i seimila metri. Le due catene montuose principali sono il Tien Shan che taglia il Paese a metà e gli Alay del Pamir situati nella parte meridionale.
Lo sviluppo turistico ancora acerbo rende il Kirghizistan una terra selvaggia, piena di fascino e mistero. Uno di quei luoghi, insomma, in cui è ancora possibile assaporare il gusto dell’esplorazione.
Uno dei centri che offre maggiori opzioni di divertimento sportivo è Karakol, città sulle sponde orientali del lago Isyk-Kol, da cui partono escursioni a piedi, a cavallo, in mountain bike, voli in parapendio e giri in kayak.
Le possibilità sono tantissime, ecco una proposta di trekking non troppo impegnativo da percorrere in 4/5 giorni con partenza e ritorno a Karakol.
Quattro tappe per un trekking indimenticabile
Si parte dal villaggio di Jeti Ögüz, località famosa al tempo dell’URSS per il suo sanatorio. Luogo di cura a metà tra un ospedale e una spa, offriva servizi anche bizzarri come le piscine al radon, trattamenti alla paraffina e cure gastrointestinali. E’ ancora visitabile, ottimo per iniziare il cammino con un ripasso sul brutalismo sovietico.
Il sentiero parte dal fondovalle, in un canyon di rocce rosse che non ha nulla da invidiare ai parchi americani. Come spesso accade in Kirghizistan, il paesaggio cambia in modo repentino e in breve tempo si giunge in uno scenario alpino: pascoli, torrenti, mandrie di cavalli e sullo sfondo cime di quattro/cinquemila metri. Molte anonime, altre con nomi dal sapore nostalgico come il Boris Yeltsin Peak. Lungo il percorso capita anche di incontrare yurte di pastori dove è possibile fermarsi a sorseggiare un chai o trovare riparo durante le piogge piuttosto frequenti.
In fondo al vallone, sull’ultima lingua di terreno pianeggiante, sorge un piccolo campo attrezzato con una decina di tende biposto e una tenda mensa più grande. All’interno una teiera enorme in ghisa e tonnellate di cibo: da queste parti non si risparmia sul peso nello zaino!
Dislivello positivo: 750 m. Sviluppo: 14 km
Telety Pass, colle spettacolo a 3.800 metri di quota
Dopo una colazione per stomaci forti, una tazza di semolino e il tipico kumis (latte di giumenta fermentato), si parte alla volta del Telety Pass (3800 m). Da notare che in Kirghizistan il bosco arriva fino ai tremila metri e molte volte il limite degli alberi sembra quasi sfiorare le lunghe propaggini dei ghiacciai. La percezione della quota, quindi, è diversa che sulle Alpi, ma basta qualche passo in salita che il respiro affannoso ricorda che ci si trova in alta montagna.
Il sentiero si inerpica dritto su un costone erboso. La solitudine è totale, se non per le eleganti mandrie di cavalli e le centinaia di marmotte che corrono indaffarate da una tana all’altra. Si sale in silenzio, ospiti di una natura totalizzante che declinandosi in mille modi conduce al colle roccioso del Telety Pass. L’aria è sottile, di fronte svettano cime imponenti e in basso si nota un altro vallone verdeggiante, quello di Karakol.
Inizia, così, una lunga discesa, dapprima per ampi prati e con diversi torrenti da guadare quindi in un bellissimo bosco di conifere. L’accogliente radura sul fondo valle è il luogo perfetto per montare le tende..
Dislivello positivo: 800 m. 1220 m. Sviluppo: 13 km
Ai piedi del Karakol Peak
Dal campo si biforcano due enormi valloni glaciali. Quello più interessante da percorrere porta fino alla lingua di ghiaccio alla base dell’imponente parete nord del Karakol Peak (5216). Questa monumentale piramide ghiacciata è stata salita per la prima volta nel 1936 e rimane un’ascesa ambita da tanti alpinisti. Per i trekker, è un gioiello incastonato al fondo della valle di Karakol che si svela tutto in un sol colpo, lasciando a bocca aperta. I severi bastioni di roccia e neve creano un contrasto quasi surreale con l’ambiente bucolico del fondovalle.
Il rientro si effettua sul percorso di salita. Una vola giunti alle tende, si prosegue in discesa fino a incontrare uno yurt camp dove passare la notte, magari ascoltando le storie di qualche alpinista reduce dalla cima del Karakol Peak.
Dislivello positivo: 600m Sviluppo: 15 km
Ala-Kul, il lago delle meraviglie
Tappa obbligata prima di concludere il trekking è l’Ala-Kul, un lago incastonato a 3650 metri che gode di una discreta popolarità. Mentre sugli altri percorsi è rarissimo incontrare turisti, questa zona è piuttosto frequentata e il sentiero molto ben segnalato. Tuttavia, il trekking fino al lago è impegnativo e si può scegliere di spezzarlo in due giorni dormendo lungo il percorso o addirittura regalandosi una notte in tenda a bordo lago. Una volta giunti a destinazione si capisce perché l’Ala-Kul è meta escursionistica tra le più amate del Kirghizistan: è un meraviglioso specchio d’acqua turchese abbracciato dai pendii della catena montuosa Terskey Alatau. Il sentiero costeggia il lago e sale poi fino all’Ala-Kul Pass (3900 m). Da qui il panorama è grandioso e l’affanno della quota quasi svanisce. Per concludere il giro ad anello, dal passo si scollina nel vallone adiacente di Altyn Arashan. La discesa è piuttosto lunga ma una volta arrivati sul fondovalle ci si può rilassare nelle sorgenti naturali di acqua calda.
Per rientrare a Karakol è necessario prendere una jeep-taxi che, con un percorso degno di un programma D-Max, permette il rientro in città.
Dislivello positivo: 1560 m. Sviluppo: 20 km