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Cinque domande a Franco Faggiani, il delicato cacciatore di storie d’alta quota

Scoperto dal grande pubblico non giovanissimo, in pochi anni è diventato il più amato tra gli autori di romanzi dedicati alle terre alte. Tra qualche giorno riceverà il prestigioso Premio Cortina della montagna.

Sabato prossimo riceverà il Premio della Montagna Cortina 2023, assegnato al suo ultimo romanzo “L’inventario delle Nuvole” edito da Fazi. Un riconoscimento prestigioso per la penna delicata e puntuale di Franco Faggiani, che ha ormai da tempo conquistato il cuore dei lettori di romanzi ambientati in quota.

Sì, il cuore. Perché Faggiani racconta storie importanti con arguzia e rigore storico-scientifico ma “la montagna non è la cornice, è il quadro. Gli uomini vi si inseriscono”. Già, perché lui è uno che in montagna ci va davvero. Per intere giornate, a passo lento, guardandosi intorno. E senza mai lasciarsi sfuggire chiacchierate con le persone che incontra sui sentieri o nei rifugi le cui storie danno talvolta il là ai suoi romanzi. Alla vigilia della premiazione cortinese abbiamo voluto incontrarlo per una chiacchierata a 360 gradi. Partendo dalla sua figura.

Non sei più giovanissimo, dove ti eri nascosto fino al 2018, anno di uscita di “La manutenzione dei sensi”?

Ero rintanato nel giornalismo, il lavoro di una vita. Quello ha alimentato la mia innata curiosità, mi ha consentito di conoscere luoghi, realtà, persone, aziende. Sempre in prima persona, anche perché l’editore della rivista enogastronomica che dirigevo pretendeva che anche l’articolo più breve fosse realizzato sul campo. Ma anche in quel periodo scrivevo, con soddisfazione, libri. In molti ancora oggi mi chiedono del Comandante Colleoni, un ufficiale della Forestale sui generis protagonista di tre miei libri editi da Idea Montagna. Erano gialli ecoambientali, senza morti o feriti, ma con indagini rivolte alla soluzione di scempi ecologici.

Poi La Manutenzione dei sensi ti fa conoscere al grande pubblico

Un successo inaspettato anche se la storia era importante, ci credevo molto. Pensa che si trova ancora oggi bene esposto nelle librerie, fatto raro per un romanzo. Proprio in questi giorni sono tornato all’Agriturismo Barba Gust, in Alta Val di Susa, che è un po’ il centro della storia e il titolare mi ha detto che anche quest’estate ha ricevuto ospiti con il volume in mano che cercavano riscontri sui luoghi descritti nel romanzo. E dire che non si trattava di una storia leggera, si parlava di un bambino affetto dalla sindrome di Asperger. Ricordo di essermi fatto aiutare da due neuropsichiatri infantili, su certi argomenti occorre essere puntualissimi anche in un semplice romanzo. Ma il rigore è una mia cifra professionale da sempre. Mi piace sottolineare che quel libro, come poi i successivi editi da Fazi, sono stati tradotti in molti paesi europei: Olanda, Francia, Ungheria, Bulgaria, Ucraina…

Di cosa parla l’Inventario delle nuvole?

Prima di tutto parla della Val Maira, un angolo del Cuneese assolutamente wild. Gli abitanti non hanno mai voluto impianti di risalita e di conseguenza anche alberghi e seconde case sono quasi del tutto assenti. Una scelta che ha portato allo spopolamento. Nel 1915, anno in cui ho ambientato il romanzo, nel comune di Elva vivevano quasi 1.500 persone, oggi ce ne sono meno di 100 sparse in 28 frazioni. In questa valle si trova l’unico museo al mondo dedicato ai raccoglitori di capelli, un’attività che per moltissimi anni è stata centrale per l’economia della zona. Sono partito da lì per descrivere un paesaggio particolare e un mestiere insolito ripercorrendo gli itinerari segreti dei raccoglitori di capelli delle valli cuneesi che, seguendo le vie di questo singolare commercio, scavalcavano le Alpi e arrivavano fino in Francia.

Cosa farà Faggiani da grande?

Scriverò e camminerò, senza fossilizzarmi su temi e luoghi. Nelle prossime settimane uscirà un libro per il progetto Il bosco degli scrittori di Aboca. A ogni autore è stato assegnato un albero, a me è toccato il gelso. L’ho trattato con leggerezza, ne ho fatto una cosa in stile Amici miei, completamente diversa da tutti i miei precedenti lavori. E, sempre in tema di novità, sto scrivendo un libro di favole per bambini che uscirà in febbraio per Mondadori Electa. Per il prossimo romanzo edito da Fazi e che uscirà presumibilmente tra un anno scenderò di quota. Sarà ambientato nella natura collinare. Ho trovato una storia impossibile da non raccontare e per una volta non ci saranno conifere.

Domanda intima: quali sono i tuoi itinerari del cuore?

Facile. In prima fila ci sono i sentieri dell’Altra Val di Susa. Ci vado da 30 anni e non li ho ancora percorsi tutti. Proprio la scorsa settimana ho raggiunto per la prima volta al Col Chabaud e da lì sono sceso in Francia. Un giro molto lungo, ma tipico dell’età: rallento il passo ma allungo le distanze.
Amo molto i sentieri del Parco Nazionale della Val Grande, wilderness pura, dove torno di frequente. Poi approfitto delle presentazioni dei libri per scoprire posti e itinerari nuovi. Grazie a una di queste occasioni di recente mi ha molto colpito la Val Bognanco, in Ossola, altro luogo poco noto ma ricco di itinerari interessanti e con grandiose visuali sui 4.000 svizzeri del Canton Vallese. Vedi perché per me le presentazioni non sono un obbligo noioso a cui sottostare?

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