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Monte – Quando la montagna diventa l’antagonista nel film del venerdì

È la sfida di un uomo contro una montagna - di memoria herzogiana - Monte (2014) del regista iraniano Amir Narderi.

Una montagna nera, rocciosa, irsa e implacabile, è infatti l’antagonista di una storia ambientata in un Medioevo immaginifico e fiabesco, dove un uomo (interpretato da Andrea Sartoretti) si ribella a un destino che sembra già scritto. Tra il biblico e il filosofico, Monte ci porta tra i paesaggi spigolosi di una valle dove l’ombra del monte ha reso praticamente impossibile coltivare. Il tutto si apre con il funerale silenzioso e frugale di una bambina, figlia del protagonista Agostino, che a quel punto viene posto di fronte a una scelta: abbandonare il villaggio (già semi-deserto), o rimanere per cercare di lottare contro la Natura.

Per quanto i raggi del sole non riescano ad arrivare nella vallata, la famiglia di Agostino decide nonostante tutto di restare. E così, anche se considerato come portatore del malocchio da coloro che non vengono dal monte, Agostino si reca in un paesino vicino per cercare di vendere quel poco che quella terra avversa gli ha concesso. Le persone del villaggio, diversamente da lui, hanno già mollato, se ne sono andate; ma Agostino ha un’idea diversa di destino e appartenenza per sé e la sua famiglia: e così, in un crescendo di testardaggine e di atmosfere tensive, deciderà di sfidare direttamente – con un martello in mano e la moglie (Claudia Potenza) al suo fianco –  il grande monte.  “Il dono dell’essere umano è la sfida”, ha dichiarato lo stesso Naderi.

Amir Naderi con Monte compie un’opera non priva di difetti ma dallo spirito che conquista. Giocata moltissimo sui silenzi e sui rumori, Monte ci cala nella realtà di un Medioevo sì immaginario ma che a suo modo risulta coerente, coeso. Un Medioevo fatto di vestiti frugali, una lingua italiana forse troppo pulita (questo uno dei difetti) ma che nella consistenza dei personaggi, così timorati dalla Natura e così biblicamente orientati verso un’idea di provvidenza, risulta molto più vero di tante altre opere molto più volutamente filologiche. La vera sfida di Agostino sarà quindi fisica ma insieme sonora: nel modo in cui la montagna risponde ai colpi del martello, proprio lì c’è tutta l’idea di cinema di Naderi, che del suono (come nel film Manhattan by Numbers) si fa guidare per veicolare significati e riflessioni.

Presentato Fuori concorso nella selezione ufficiale della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film ha ricevuto il premio “Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2016”, dedicato ad una personalità che ha lasciato un segno nel cinema contemporaneo.

La sfida dei monti, tra Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia

L’impresa titanica di Monte non è però soltanto quella del suo protagonista: il regista e la troupe di Monte, infatti, hanno girato in condizioni estreme a 2500 metri d’altitudine sulle montagne dell’Alto Adige, precisamente sul gruppo montano del Latemar, e in Friuli-Venezia Giulia tra Erto e Casso. Nonostante Amir Naderi sia un regista residente negli Stati Uniti, ha trovato proprio nell’Italia e nei suoi monti il paesaggio perfetto per raccontare la sua storia. E così, cominciando a girare il 17 settembre 2015, la troupe ha intrapreso la sua sfida con il Latemar.

Successivamente hanno girato in Friuli-Venezia Giulia, più precisamente nella frazione di Sott’Anzas del comune di Andreis e nel comune di Erto e Casso (Pordenone), nella Valle del Vajont e infine a Maniago (in Palazzo d’Attimis).

Insomma la ricerca visiva di Naderi è stata anche una ricerca geografica accurata. Nel film le montagne sopracitate sono infatti risaltate moltissimo, e si può dire siano le vere protagoniste del film: la loro bellezza diventa subito una minaccia, ma il loro fascino è proprio ciò che serve per raccontare la sfida di un uomo che, da quel fascino, è profondamente sfidato.

Monte è disponibile per lo streaming su Rai Play.

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