Turismo

Il miracolo di Santiago de Compostela, un réportage dalla città dei Cammini

I festeggiamenti dei peregrinos in arrivo animano il centro di Santiago. Le 438.632 persone che sono arrivate a piedi o in bici (tra loro 9.555 italiani) aiutano l’economia della Galizia e della Spagna

Sulla Praza do Obradoiro di Santiago si festeggia a ogni ora del giorno. Ai piedi delle torri barocche della Cattedrale, che accoglie i resti dell’apostolo Giacomo, arrivano scout spagnoli e portoghesi, comitive parrocchiali accompagnate da preti, ragazzi laici, ugualmente felici di essere arrivati a piedi fin qui.

Non mancano donne e uomini più anziani, in piccoli gruppi o da soli. Tra i camminatori si fanno strada i ciclisti. Gli zaini piccoli consentono di riconoscere i clienti delle agenzie (spagnole e non) che propongono percorsi più brevi, dove il bagaglio viene trasportato da un veicolo. Molti partono da Sarria o da Tui, affrontando i 100 chilometri necessari per ottenere la Compostela, la pergamena che certifica di aver completato il Cammino.

Arrivati a Santiago, dopo aver brindato e mangiato, i camminatori hanno due mete obbligate. La prima è l’Oficina de Acogida al Peregrino, l’ufficio gestito dalla Cattedrale dove viene verificata la Credencial con i timbri delle strutture di accoglienza, e si rilascia la sospirata Compostela.

La seconda è la Misa de Peregrinos, la messa solenne delle 12 in Cattedrale, nella quale il vescovo e i suoi collaboratori accolgono chi è arrivato a piedi o in bici. Oltre allo spagnolo, nella lettura del Vangelo e nell’omelia si usano inglese, portoghese, italiano e francese.

Anche i laici partecipano al rito, e poi si mettono in fila per scendere nella cripta che ospita il sepolcro del Santo. Gradini di legno portano in una nicchia alle spalle della grande statua di Giacomo che si affaccia sull’altar maggiore. Ognuno dei peregrinos, laico o credente, ha un momento per abbracciare il Santo. Poi si torna in strada, e si riprende a festeggiare. I ristoranti e le osterie di Santiago, com’è giusto, sono affollati fino a tarda sera.

Arrivare a Compostela con un mezzo diverso dalla bici o dai piedi (per la tradizione è legittimo anche il cavallo), e quindi in auto, in treno o in aereo, dà la sensazione di essere un imbucato o un abusivo. La gioia dei peregrinos, però, coinvolge anche chi non ha camminato o pedalato.         

L’apostolo San Giacomo Maggiore, Santiago in spagnolo, tra i primi seguaci di Cristo, evangelizza la Penisola iberica, torna in Palestina e muore martire nell’anno 44. Secondo la tradizione il suo corpo viene sepolto in Spagna, dov’è riscoperto nell’813. Nell’825, re Alfonso II delle Asturie compie il primo pellegrinaggio da Oviedo a Santiago, e fa costruire una chiesa nel sito dell’odierna Cattedrale.

Nei secoli successivi partono verso Santiago centinaia di migliaia di pellegrini. Tra loro, tra decine di re e vescovi, è San Francesco d’Assisi. Dante, nella sua Vita Nova, parla dei tre pellegrinaggi verso Roma, Gerusalemme e Santiago, e spiega che “in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di San Jacopo”.

Come per le Francigene, verso Santiago nasce una ragnatela di percorsi. Al Camino Francés, 797 km, che arriva dai Pirenei, si affiancano il Camino Portugués (630 km) da Lisbona, il Camino Inglés dai porti di La Coruña e di El Ferrol, il Camino Primitivo (315 km) da Oviedo, la Via de la Plata (517 km) da Mérida. L’afflusso si riduce con le guerre di religione del Seicento, e sparisce tra il Sette e l’Ottocento, quando il Nord della Spagna è sconvolto dalla guerra tra Napoleone e gli inglesi.

La via per Santiago rinasce nel dopoguerra. Contribuisce a farlo riscoprire il regista e antifranchista spagnolo Luis Buñuel, che nel 1969 gli dedica il film La Via Lattea. Nel 1982 Papa Giovanni Paolo II visita Santiago di Compostela, rivendica le “radici cristiane dell’Europa” e il ruolo dei pellegrinaggi nella loro formazione.

Il padre del Camino Francés moderno è don Elías Valiña Sampedro, un parroco galiziano, che si sposta in auto, parla con albergatori e sindaci, dipinge segnavia gialli perché quello è il colore che costa meno. Quando un poliziotto gli chiede cosa stia combinando, risponde “sto preparando un’invasione”. Ha ragione.

Le statistiche sui Cammini italiani e delle Alpi sono notoriamente carenti. L’editore Terre di Mezzo, per il 2022, parla di 17.500 credenziali distribuite per la Francigena, 8.250 per la Via di Francesco, di 14.688 per la Via degli Dei da Bologna a Firenze, che è un percorso laico. Non esistono dati per le Alte Vie delle Dolomiti, il Sentiero Italia, o il Giro del Monte Bianco tra Italia, Svizzera e Francia. Il trekking dell’Everest, in Nepal, è seguito da circa 80.000 persone ogni anno.

Numeri che impallidiscono di fronte a quelli di Santiago. Dai 4.918 camminatori del 1990 si sale ai 55.004 del 2000, e al record del 2010, Anno Santo compostellano, con 272.135 peregrinos. Il numero scende a 54.143 nel 2020, l’anno più duro del Covid, e risale a 438.632 nel 2022. Quest’anno si dovrebbe superare il mezzo milione, dato che nel momento in cui scrivo (31 luglio) il sito dell’Oficina de Asistencia al Peregrino registra già 237.222 arrivi. Ieri hanno concluso la loro fatica in 2.581.

I dati ci dicono che due terzi dei peregrinos segue il Camino Francés, che il Camino Portugués è al secondo posto, che cresce il numero dei camminatori che scelgono il Camino Inglés. Qualcuno, come la guida ambientale Alex Vigliani e il suo gruppo dell’agenzia Itinarrando, combina percorsi diversi, arrivando a Santiago da El Ferrol, e proseguendo verso Cabo Finisterre, Fisterra in gallego, dove i pellegrini medievali e moderni si affacciano sull’Oceano Atlantico dal punto più occidentale d’Europa.

Nella classifica per nazionalità del 2022, ai 239.417 spagnoli seguono 11.810 statunitensi. L’Italia, con 9.555 peregrinos, è al terzo posto, seguita da Portogallo e Germania. Sorprende il numero dei camminatori che arriva da Paesi non cristiani come la Corea del Sud (3.430), Taiwan (960), l’Iran (171) e l’India (51).

Queste cifre significano che il Cammino di Santiago è diventato un fenomeno globale, Come il wine-tasting in Toscana o le settimane bianche sulle Alpi non è solo un itinerario di successo, ma un fenomeno di cultura e costume. Chi viaggia in Galizia, e nelle vicine Asturie, scopre file di pellegrini nei centri storici di Oviedo (Camino Primitivo) e Pontevedra (Camino Portugués), e sul viottolo per Cabo Finisterre. Dagli scali di Vigo, La Coruña e Santiago ripartono centinaia di migliaia di peregrinos che hanno completato la loro fatica. Chi atterra all’aeroporto Asturias di Oviedo può collegarsi al Camino Primitivo con un viottolo che inizia davanti all’aerostazione.

Intorno ai peregrinos che camminano verso la tomba dell’apostolo Giacomo vive l’economia di una buona fetta della Spagna. Le 438.632 persone che camminano da una settimana a un mese dormono negli albergue, ostelli privati o pubblici (il governo della Galizia ne ha 70, con 3.000 posti letto), agriturismi e alberghi. Grazie ai peregrinos vivono trattorie, negozi di alimentari, farmacie che vendono cerotti contro le vesciche e altri prodotti.

Può essere una lezione per l’Italia? Forse sì. Uno sguardo a Santiago e ai peregrinos consentirebbe a televisioni e giornali di smetterla di dipingere la Spagna come una terra fatta solo di spiagge, movida e musica a tutto volume. Un viaggio in Galizia permetterebbe a chi governa l’Appennino e le Alpi di capire che il viaggio a piedi non è una bizzarria per pochi, ma può portare benefici e ricchezza.

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