Itinerari

3 escursioni nel Parco del Mont Avic, angolo selvaggio della Valle d’Aosta

Alla scoperta di un ambiente naturale unico nel suo genere, tra boschi di pino uncinato, laghi cristallini e imponenti montagne

Il primo parco naturale regionale valdostano prende il nome dalla snella forma ad ago del Mont Avic. In questa zona sono situati circa una trentina di specchi d’acqua di varie dimensioni e una foresta di pino uncinato, rarità in Val d’Aosta, acquitrini, torbiere e alcuni endemismi floreali.

Camosci, stambecchi, marmotte e vari tipi di uccelli sono gli scaltri abitanti di queste montagne. Gli incontri con la fauna, sebbene abbastanza frequenti, non sono altrettanto ravvicinati come nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, probabilmente a causa della recente istituzione dell’area protetta. Tuttavia, un naturalista attento può rilevare la presenza della fauna osservando le molteplici tracce e altri segni di presenza.

Il parco è stato istituito nel 1989 al fine di preservare questo angolo selvaggio della valle d’Aosta, che è ricco di caratteristiche uniche. La pre-genesi dell’area protetta risale, però, al 1978 quando la Fiat, in cambio di una somma simbolica, cedette alla Regione circa 1700 ettari di terreno da destinarsi, insieme a ulteriori appezzamenti ceduti dall’Enel e da privati, a parco naturale.

Il regno del pino uncinato

L’ambiente è costituito da alcuni altipiani, cosparsi di torbiere, dove trovano spazio numerose specie botaniche proprie dell’ambiente alpino tra le quali spiccano il ranuncolo glaciale, la Drosera Rotundifolia, una specie carnivora dotata di numerosi micro tentacoli per catturare gli insetti. La caratteristica ambientale più peculiare del parco è, però, il pino uncinato. È una pianta molto frugale e resistente e si adatta alla perfezione a suoli poveri come quelli del parco del Mont Avic che, originati dalla disgregazione di serpentini, sono inospitali per larici e abeti rossi, gli alberi più diffusi della valle d’Aosta.

Il pino uncinato, una specie di conifera endemica europea, occupa una superficie di 983 ettari nel parco, rappresentando la maggiore concentrazione presente nelle Alpi Italiane. In passato, il bosco di pino uncinato ha affrontato una dura prova a causa del disboscamento causato dall’estrazione mineraria (per l’uso del carbone nei processi di lavorazione dei metalli). Tuttavia, grazie agli sforzi del parco e ai finanziamenti europei, la situazione attuale è ottima e continua a migliorare.

Le montagne del parco

Superate le zone boschive e salendo leggermente di quota si raggiungono zone panoramiche, veri e propri balconi, non solo sulle montagne del parco, ma anche sul Monte Rosa e sul Cervino che si ergono in lontananza maestosi e imponenti con i loro ghiacciai. Questi due celeberrimi giganti, però, rimangono una sorta di quinta naturale, lontani, e molto diversi dall’estetica delle cime del parco, tra le quali meritano di essere citate il Mont Barbeston (2482 m), la Cima Piana (2512 m) e le due cime più alte: il Mont Glacier (3186 m) e il Mont Avic (3006 m).

Gli insediamenti umani sono scarsi o del tutto assenti, in quanto la particolare morfologia della zona e l’asprezza delle vie d’accesso non hanno favorito le tradizionali attività agro-pastorali. L’unica vera attività umana è stata il taglio del legname che veniva utilizzato nelle miniere per la lavorazione dei metalli. Per fortuna il rinnovo naturale e l’impegno della regione e della Comunità Europea stanno favorendo il rimboschimento. Sono, inoltre, disponibili incentivi per chi intende restaurare baite o alpeggi nel parco o in zone attigue.

Chiunque visiti il territorio del parco è tenuto a rispettare integralmente le normative in vigore, fondamentali per un’esperienza nella natura che sia in armonia con l’ambiente circostante. A prima vista, alcune di queste regole potrebbero sembrare rigide, ma un’attenta analisi rivelerà che ogni dettaglio, per quanto piccolo, è stato formulato per preservare l’integrità di questo ambiente alpino unico e prezioso . La natura non è qualcosa da “usare” ma da vivere, come ricorda un antico detto dei Nativi americani: “La natura non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla natura“.

Oggi, il Parco Regionale del Mont Avic esiste in una dimensione propria, diversa e isolata, sospesa tra conservazione e ricerca di uno sviluppo sostenibile, ma non per questo meno affascinante e ricca di sorprese. Qui, si può ammirare un ambiente naturale unico nel suo genere, tra foreste verdi, laghi cristallini e imponenti montagne rocciose. L’estetica di questa zona è profondamente diversa dalle altre valli circostanti e talvolta può richiamare l’impatto visivo dei parchi americani.

Itinerario 1: Rifugio Barbustel

Partenza: Alpe la Cort (1800 m), Champorcher, frazione Mont Blanc
Arrivo: Rifugio Barbustel
Dislivelli: 509 m sino al Colle del Lago Bianco. Dal colle al rifugio si scende per 109 m
Durata: 2 ore
Difficoltà: semplice
Periodo: da giugno a ottobre
Segnaletica: cartelli e segni gialli.
Accesso: dall’uscita di Pont S. Martin dell’Autostrada A 5 Torino-Aosta, si segue la statale per Aosta fino a Hone, dove si imbocca la valle di Champorcher sino all’omonimo “capoluogo”. Da qui si seguono le indicazioni per Dondena. Si supera la frazione Gran Mont Blanc. All’ultimo tornante (appena la strada diventa sterrata), cartelli gialli indicano l’itinerario.

Dalla carrozzabile per Dondena, dopo pochi minuti di cammino, cartelli gialli sulla destra indicano la direzione per il Colle del Lago Bianco e per il rifugio Barbustel. Si sale in una zona boscosa, costeggiando il torrente sino a una conca pianeggiante, ove indicazioni su un masso segnalano, verso destra, la direzione per il lago Muffé che si raggiunge dopo una breve ma ripida rampa. Vicino al lago è situato anche il ristoro Muffé.

Si prosegue in piano, costeggiando il laghetto e salendo all’evidente intaglio del colle del Lago Bianco che immette nel territorio del parco. Incredibile la vista dai pressi del colle, oltre che sulla valle di Champorcher, anche su Cervino e Monte Rosa: spettacolo! Scendendo per una decina di minuti si arriva alla piana dove è situato il rifugio Barbustel (2200 m), con splendida vista sul Lago Bianco e, in lontananza, sul Monte Rosa e sul Cervino. A pochi passi dal rifugio è adagiato lo specchio d’acqua del Lago Bianco. Nei pressi dello stesso si trova anche il Lago Nero.

Il rifugio Barbustel (2200 m). Foto di Cesare Re
Il rifugio Barbustel (2200 m). Foto di Cesare Re

Itinerario 2: Gran Lac

Partenza: rifugio Barbustel
Arrivo: Gran Lac
Dislivello: 292 m
Durata: 1 ora e 30 minuti
Difficoltà: semplice. Un po’ ripido l’ultimo tratto
Periodo: da fine giugno a ottobre
Segnaletica: cartelli e segni gialli, ometti.

Dal rifugio si scende verso il Lago Bianco (2132 m). Si supera l’emissario su un ponte, con vista, alla sinistra, sul Lago Nero (2150 m) e, poco dopo, sul Lago Cornuto (2172 m). Si sale su una mulattiera sino ai pascoli dell’alpeggio di Pisonet. Si prosegue ora puntando verso la cascata, originata proprio dal Gran Lac. Alla sua base il sentiero inizia nuovamente a salire e, con ripidi tornanti, giunge a un ampio pianoro. Ancora pochi passi e si toccano le sponde del Gran Lac (2492 m), il lago naturale più esteso della valle d’Aosta. Bellissima la vista, anche sul Monte Rosa, in lontananza.

Il Gran Lac. Foto di Cesare Re
Il Gran Lac. Foto di Cesare Re

Itinerario 3: Lac de Serva

Partenza: Volla, da Champderpaz
Arrivo: Lac de Serva
Dislivello: 500 m
Durata: 2 ore
Difficoltà: T. Semplice
Periodo: da giugno a ottobre
Segnaletica: cartelli gialli e bacheche
Accesso: Autostrada A 5 Torino-Aosta, uscita Verres; dopo 1,7 km su statale 26 in direzione Aosta bivio per Champderpaz da dove si seguono le indicazioni per Volla.

Lasciata l’auto a Volla (o La Veulla, 1300 m) si cammina sulla comoda mulattiera che sovrasta il torrente Chalamy, sino a giungere alla località Magazzino (1461 m). Cartelli e tabelloni didattici segnalano l’entrata nel territorio vero e proprio dell’area protetta. Il sentiero si addentra ora nel fitto bosco, divenendo più ripido. Al pino uncinato si alternano il pino silvestre e il larice. Si ammirano così le corrugate cortecce degli alberi e le particolari forme del pino uncinato che, anche durante il periodo autunnale e in inverno, mantiene il colore verde dei propri aghi. Il sentiero ora alterna tratti nel bosco ad alcuni spazi aperti. Si continua in piano fino a giungere a una conca dove è adagiato il piccolo e suggestivo Lac de Serva (o Servaz) che appare solo all’ultimo momento.

Il Lac de Serva (1801 m). Foto di Cesare Re
Il Lac de Serva (1801 m). Foto di Cesare Re
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