Dai cantieri con una laurea in ingegneria idraulica alla malga a quota 1300 metri in Val di Zoldo, con un orticello e nove capre. Marta Zampieri, 51 anni, ha assecondato il richiamo della montagna e ha scelto di diventare malgara. Rimpianti per questo cambio di vita radicale? Assolutamente nessuno.
La sfida di diventare casara e l’amore per la montagna
“La mia scelta è nata quasi per caso. Ho sempre avuto un amore smodato per la montagna, ma non avevo nessuna velleità da nuova Heidi“, racconta Marta. “Da ingegnere a montanara per me il passo è stato naturale. Agli inizi, avevo solo capre da cashmere, riuscivo a giostrarmi letteralmente come con un piede su due staffe. Poi aumentando il numero di capi, e vincendo il bando comunale per la gestione di quella che ora è la mia casa, ho fatto la scelta di concentrarmi sull’agricoltura“.
Già perché Marta, che non viene da una famiglia di agricoltori o allevatori, si è laureata a Padova e iscritta poi all’Albo dei professionisti nel 2000, e dopo aver lavorato fra appalti pubblici e cantieri ha deciso di mollare tutto, seguendo semplicemente un sogno: stare nel posto che amava di più, la montagna. Nel 2005, a 33 anni, ha iniziato con un piccolo allevamento di caprette da cashmere, e nel 2013 ha ottenuto la gestione della malga Pian de Levina a Cornigian, nel Comune di Val di Zoldo, dove si trova il complesso rurale e il caseificio.
“All’inizio qui in Pian de Levina avevo solo 4 vacche da latte, delle galline e le mie caprette da cashmere. Poi la situazione si è evoluta, il numero di bovini è aumentato, e ho acquistato anche capre da latte camosciate delle Alpi“, spiega Marta. “Dopo il COVID, ho dovuto cedere i capi bovini, ma fino all’anno scorso ho continuato a fare formaggio con il latte delle mie capre. Nel mio futuro probabilmente ci saranno capi bovini giovani da tenere al pascolo durante i mesi estivi e la continuazione dell’attività di ristorazione e caseificazione. Sono una resiliente“.
La vita nella malga e la passione per la cucina
“Quassù le giornate sono infinite, c’è sempre qualcosa da fare. Spesso in solitaria. Tanta fatica ma anche grande soddisfazione“. Marta a 1283 metri, a due passi dalla strada che collega la Val di Zoldo al Cadore, alleva le capre, realizza stole in cashmere, munge, produce formaggi, conserve, marmellate e ortaggi. Tutto finisce nella cucina dell’agriturismo della malga, dove Marta si occupa personalmente dei fornelli, accogliendo una ventina di commensali. La cucina casalinga porta nel piatto i sapori di queste valli.
“Negli ultimi tre anni durante il periodo invernale ho fatto l’insegnante (mera questione di bilancio). Tenevo aperto il mio locale durante i fine settimana per la clientela ‘di irriducibili’. D’estate, invece, c’è molto passaggio di appassionati di trekking, famiglie con bambini, escursionisti, e riesco a tener aperto tutta la settimana“, racconta Marta. Per questi sentieri, ha notato un cambiamento nel modo in cui i turisti vivono la montagna: “Vorrei che questo luogo non perdesse il suo alone di pace e meditazione, di posto affascinante che o ami o odi. Soprattutto in certe valli il turista non si prende più il tempo di guardare l’orizzonte e le meravigliose montagne. La frenesia della città bisogna lasciarla in città, e lasciar fare alla natura, con i propri ritmi“.