Ambiente

Valmalenco, regno della geodiversità

Le montagne sono un grande libro di pietra, che può svelare i segreti più nascosti. E la Valmalenco rappresenta un caso unico nelle Alpi per la sua geodiversità.

Spesso non ce ne rendiamo conto, ma la diversità naturale che incontriamo in montagna è la principale fonte della nostra felicità mentre la attraversiamo. Le diversità dei caratteri geologici e geomorfologici e le loro relazioni sottendono la gran varietà e variabilità di tutti gli organismi viventi della montagna.

In pratica la varietà degli habitat, delle comunità viventi, si fonda su quell’ossatura geologica spesso invisibile o poco conosciuta che calpestiamo mentre saliamo verso l’alto. Le montagne, in fondo, sono un grande libro di pietra, un libro che una volta compreso può svelare i più nascosti segreti in modo assai chiaro, come se ogni pietra ci parlasse.

È il caso della Valmalenco, la valle al centro della Alpi, che si diparte da Sondrio fino alla vetta del Bernina, il quattromila più orientale della Catena.

Qui i tanti colori che osserviamo sulla carta geologica e le infinite pietre che troviamo lungo il cammino, rappresentano un mondo minerale diverso, per genesi ed evoluzione, tanto da rappresentare un unicum in tutte le Alpi.

Gemme tra i marmi del Pizzo Tremogge
Gemme tra i marmi del Pizzo Tremogge

I minatori preistorici non conoscevano nulla delle complesse relazioni che intercorrono tra le rocce più caratteristiche della zona (serpentiniti e rocce associate), ma avevano imparato a riconoscere le mineralizzazioni di ferro e rame per ricavarne metalli attraverso elementari processi di fusione.

Lo stesso accadeva per i primi cavatori di pietre verdi, probabilmente sin dall’epoca romana, che impararono a leggere le pieghe degli affioramenti per ricavarne contenitori e pentole in pietra ollare e poi sottili lastre per la copertura dei tetti.

A questa complessa storia di rocce corrisponde un’eccezionale presenza di minerali, alcuni davvero rari, oltre 260 delle 450 specie mineralogiche esistenti in provincia di Sondrio, sono presenti proprio in Valmalenco.

Senza addentrarci nel mondo degli specialisti, la geodiversità ci spiega, ad esempio, la collocazione dei centri abitati, alpeggi, strade, ponti, mulattieri e sentieri, svela il mistero di giacimenti, cave e miniere, oltre a chiarire abitudini di vita secolare.

Anche nel tempo dello svago, interpretare le forme della montagna durante l’escursione o la scalata rappresenta la migliore occasione per cogliere la varietà degli elementi geologici, le loro relazioni e le proprietà che li caratterizzano, le infinite connessioni con gli organismi viventi, la presenza umana e il patrimonio culturale di ogni vallata.

Così ogni cosa può essere resa interessante e l’aspetto della parete, della cresta o del semplice appiglio che andiamo ad afferrare diventano il Libro meraviglioso da sfogliare.

La Valmalenco, assieme alle vicine Val Masino e Bregaglia, templi del granito, racchiudono in un unico spazio, tutto ciò che un Geo-parco potrebbe rappresentare, un patrimonio geologico particolarissimo, montagne maestose, storia e storie incredibili, che attendono solo d’esser svelate.

Per camminatori e alpinisti ecco qualche suggerimento di percorso, per cogliere l’eccezionale geodiversità della Valmalenco.

Per famiglie e bambini

Da Chiareggio, ultimo abitato della Valle ai piedi del Monte Disgrazia (3678 m), incamminatevi verso il Ciàn de la Lòp (erroneamente italianizzato in Pian del Lupo), indi per la Val Sissone, percorrendo liberamente il greto del torrente Mallero e Sissone, lasciandovi stupire dallo sterminato album petrografico che andrete a incontrare.

Qui a volte è sufficiente camminare tra i massi del fondovalle per rinvenire qualche campione interessante tra i tanti minerali noti e meno noti presenti, come il berillo varietà acquamarina, lo zircone, lo spinello, il granato nelle varietà spessartina, piropo e andradite, la tormalina, il diopside, l’epidoto, la rodonite e il quarzo.

Difficoltà E, durata a piacere.

Per escursionisti

Suggerisco il classico percorso di avvicinamento ai giganti del Bernina, che parte da Campo Moro (1900 m) fino al Rifugio Marinelli Bombardieri (2813 m), il primo rifugio eretto in valle nel 1880 con il nome di capanna Scerscen.

Si parte dal lariceto, sino ai ghiacciai, con la possibilità di osservare svariate forme di deposito e modellamento glaciale: morene, laghi, rocce montonate. Lungo il sentiero si colgono segni d’archeologia mineraria e si attraversano numerosi confini minerali e vegetali, con brusco passaggio tra rocce diverse e forme diverse, mentre si cammina al cospetto del Bernina e dei suoi ghiacciai.

Difficoltà E, ore 3:30.

Per alpinisti

Pizzo Tremoggia (3441 m)– cresta SW via Klucker

Com’è possibile ritrovare in cima alle montagne depositi marini di origine carbonatica e silicea? Quali forze colossali hanno sollevato queste rocce e tuttora continuano a muoverle? Questi movimenti sfuggono alla nostra percezione a causa della brevità infinitesimale della nostra esistenza. Percorrere la selvaggia cresta Sud Ovest del Piz Tremoggia aiuta a trovare qualche risposta. Assieme alla traversata Cima di Vazzeda-Cima di Rosso, questa salita rappresenta un album petrografico di rara bellezza, da conoscere arrampicando, dove afferriamo gneiss, micascisti, quarzoscisti, calcescisti, marmi dolomitici.

Entrambi le salite furono affrontate per la prima volta a fine ‘800 da Christian Klucker, l’audace e sensibile guida alpina nativo della Val di Fex in Engadina, che si può osservare dall’alto lungo l’intero percorso di cresta. Dislivello 400m per la sola cresta.

Difficoltà PD+ passi di III

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