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Il tempo delle paure

Una riflessione sui comportamenti umani in risposta alla paura

Incipit, distinguiamo pericolo e rischio (vocabolario Treccani):
rìschio s. m. Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili
perìcolo s. m. Circostanza o complesso di circostanze da cui si teme che possa derivare grave danno

Oggi abbiamo un livello di sicurezza incomparabilmente superiore a quello di ogni altra epoca precedente. Eppure di fronte a orsi, lupi ed altri selvatici, migranti e mille altri fenomeni naturali, oggi siamo precipitati nel tempo delle paure.
L’esposizione mediatica prolungata di messaggi distorti ci fa inabissare nello spavento perpetuo. Di fronte al rischio che deriva dall’esposizione al pericolo è naturale adottare delle contromisure. Dovremmo però anzitutto renderci conto che il vano annientamento dei pericoli non basta a ricomporre un senso di sicurezza.

Senza l’esplorazione di altri valori, come le virtù creative, il piacere, l’invenzione e la corretta comunicazione si rimane costantemente schiavi della paura. Senza l’attivazione di un senso di responsabilità, di conoscenza e relazione con i fenomeni che ci preoccupano, precipitiamo nelle fantasiose ed inefficaci sequele di restrizioni e divieti, così come nel facile abbattimento del plantigrado.
I rischi fanno parte della vita, ma di fronte ad uno stesso pericolo, la reazione delle persone è assai variabile a seconda del carico di ansia che le pervade. È assodato che i comportamenti “superdifensivi” o “iperprotettivi” sono spesso inefficaci o addirittura controproducenti, perché possono sfociare in veri e propri atteggiamenti patologici, volti a controllare gli altri e tutte le avversioni di questo mondo.

La super paura esclude l’esperienza utile a contrastarla, innestando un circolo vizioso senza fine. Il desiderio smodato di accumulare denaro oltre il necessario, tipico di alcune persone, è un classico esempio di comportamento “superdifensivo”. Basare la propria esistenza sull’accumulo di ricchezza non significa limitare molti altri aspetti fondamentali della propria vita?
Ecco quindi che la ricerca ossessiva della sicurezza, tanto ricercata e invocata in vari campi, più che ragionevolmente perseguire un’idonea e realistica protezione per tutti, risponde a degli impulsi spesso avventati, lontani da qualsiasi fattore di miglioramento, sapienza ed educazione.
Come possiamo fare esperienze positive e piacevoli, indispensabili per costruire l’esperienza della vita e a neutralizzare la paura, se il mondo viene invaso da limitazioni per via della sicurezza dovuta e pretesa ad ogni costo?

Mi ha sempre affascinato la legge dello sforzo alla rovescia. Lo chiamo a volte “legge d’inversione”. Se cerchi di stare a galla, vai a fondo, se invece cerchi di immergerti galleggi. Se trattieni il respiro lo perdi – il che mi richiama subito alla mente un detto antico e molto trascurato: “Chi vuol salvarsi l’anima la perde”.

Tratto da La Saggezza del Dubbio di Alan W. Watts

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