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In Antartide si è staccato un iceberg grande quanto mezza Valle d’Aosta

Grande come mezza Valle d’Aosta, come tutta l’area metropolitana di Londra, come 5 volte l’isola di Malta. Insomma, l’iceberg che lo scorso 23 gennaio si è staccato dalla piattaforma Brunt, in Antartide è decisamente grande. Come tutta la provincia di Milano, per usare anche noi il nostro termine di paragone.

In numeri, sono circa 1550 chilometri quadrati di ghiaccio, una massa enorme i cui movimenti si erano iniziati a osservare circa una decina di anni fa: secondo quanto spiegato da Dominic Hodgson, del British Antarctic Survey, “l’evento era previsto e fa parte del comportamento naturale della piattaforma Brunt”, che è spessa circa 150 metri, e dunque non sarebbe “legato al cambiamento climatico”. Una separazione simile, che aveva coinvolto un iceberg di 1270 chilometri quadrati, si era verificata circa un anno fa.

Una crepa che si vedeva dallo Spazio

Il nuovo iceberg si è creato quando la crepa che lo teneva attaccato alla piattaforma, conosciuta come Chasm-1 (che in inglese significa baratro, voragine), si è allargata completamente verso nord, dopo essere rimasta inattiva per anni. Sia il nuovo iceberg sia la crepa sono chiaramente visibili dallo Spazio, tanto che i primi ad accorgersi del distacco sono stati i satelliti Sentinel del programma europeo Copernicus dell’ESA, l’Agenzia spaziale Europea, che successivamente ha confermato l’avvenimento. E anche i loro movimenti sono stati chiaramente percepibili sulla Terra: gli studiosi della Rete sismografica Italo-Argentina in Antartide hanno spiegato che gli strumenti della stazione Bela, che si trova a circa 400 chilometri di distanza, hanno registrato segnali sismici “a partire dalle 12 UTC (le 13 italiane, ndr) e sono continuati fino alle 16 UTC”.

Come si chiama il nuovo iceberg

Il distacco non sarebbe conseguenza del cambiamento climatico, del riscaldamento globale e dell’attività dell’uomo, e però avrà conseguenze sull’attività dell’uomo: i responsabili del BAS avevano già deciso lo spostamento “su un terreno più sicuro” della stazione di ricerca Halley, che si trovava a poca distanza da Chasm-1, e Hodgson ha anticipato che “i team scientifici e operativi continuano a monitorare la piattaforma per garantire che sia sicura”, perché solitamente “il distacco degli iceberg è seguito da un aggiustamento dei flussi di ghiaccio” e “se Brunt ora sperimenta un’accelerazione, potrebbe influenzare il comportamento di altre crepe nell’area”.

In attesa di vedere che cosa accadrà, una certezza è che il nuovo nato ha già un nome: secondo quanto spiegato dall’ESA, si chiamerà A-81, con il pezzo più piccolo a nord probabilmente identificato come A-81A oppure A-82. Questo perché gli iceberg sono tradizionalmente identificati da una lettera maiuscola che indica il quadrante antartico in cui sono stati originariamente avvistati, seguita da un numero sequenziale e, se l’iceberg si rompe in pezzi più piccoli, da una lettera minuscola sequenziale.

Il video del distacco

Di seguito la ricostruzione video elaborata dall’ESA a partire dalle immagini radar del distacco dell’iceberg dalla piattaforma Brunt.

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