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La Fortezza di Poenari, il nido d’Aquila tra i Carpazi in cui visse davvero Dracula

Nella primavera del 1897, lo scrittore irlandese Bram Stoker pubblicava un libro che sarebbe divenuto immortale, un po’ come il suo protagonista vampiro, “Dracula”. Un capolavoro della narrativa gotica ambientato in una delle regioni più selvagge e affascinanti della Romania, la Transilvania. Una terra in cui Bram Stoker sembrerebbe non aver mai messo piede.

L’ispirazione a raccontare la storia di un Conte vampiro, oscuro abitante di un castello tra i Carpazi, giunse nel 1890, a seguito di un incontro con un professore ungherese, Arminius Vambéry, che gli parlò di un personaggio vissuto nel XV secolo: Vlad III di Valacchia, noto come Vlad Țepeș, l’Impalatore, figlio di Vlad II, detto “Dracul”. Un soprannome sulla cui origine sussistono due teorie: una meno ampiamente accettata che lo vede derivare da “drac”, termine rumeno per “diavolo”, dunque “Vlad il diavolo”, una seconda, considerata quella più valida, che lo assocerebbe alla figura del Dragone, simbolo dell’ordine di appartenenza di Vlad II. A Vlad III, in quanto figlio del Dracul, fu attribuito il patronimico di Drăculea (figlio del diavolo/dragone), da cui Dracula.

Stoker, affascinato dal racconto di Vambéry, iniziò a documentarsi su Vlad l’Impalatore e condusse studi approfonditi sul folklore rumeno e le credenze sui vampiri diffuse nel Paese balcanico. Durante tali ricerche, che lo aiutarono a costruire, a partire dalla figura di Vlad III, il suo personale Dracula, è probabile che abbia trovato anche ispirazione per quella che sarebbe stata la dimora del pallido Conte, imbattendosi in qualche immagine di castelli della Romania. In particolare il castello descritto poi nel romanzo è ritenuto essere quello di Bran, suggestiva fortezza a strapiombo su un dirupo al confine tra la Valacchia e la Transilvania, a pochi chilometri dalla città di Brasov.

Il successo imperituro del romanzo di Stoker ha portato il Castello di Bran a diventare una delle principali attrazioni turistiche della Romania. Presentato come il Castello di Dracula, viene spesso ritenuto erroneamente anche il Castello di Vlad Țepeș, ma in realtà non è così.

Dov’è il vero castello del vero Dracula?

Vlad III pare che abbia utilizzato il castello di Bran come quartier generale per le sue incursioni in Transilvania. A lungo si è anche parlato di una sua prigionia nell’edificio, ma scoperte archeologiche piuttosto recenti riconoscerebbero nel castello di Tokat, in Turchia, il luogo in cui fu imprigionato l’Impalatore. Pare certo che il sovrano sanguinario non vi abbia mai abitato in senso stretto e che dunque il Castello di Bran non sia mai stato il Castello di Vlad Țepeș. Il vero castello del vero Dracula è una meta meno conosciuta, più avventurosa da raggiungere, e si trova in Valacchia.

Si tratta della Fortezza di Poenari (in rumeno: Cetatea Poenari), di cui oggi è possibile ammirare i resti. Niente a che vedere con l’immagine fiabesca fornita dal Castello di Bran. Per raggiungerla bisogna affrontare un sentiero abbastanza impervio tra boschi di faggio e poi cimentarsi nella salita di una scalinata composta da 1480 gradini che conduce agli 850 metri di quota cui si trova il castello. Un nido d’aquila con una vista eccezionale sulle Gole del fiume Argeş. Vampiri non se ne trovano neanche a Poenari, ma imbattersi in qualche orso non è assolutamente da escludere.

Il castello iniziò ad essere costruito nel XIII secolo dai primi regnanti di Valacchia, fu poi nel tempo abbandonato e quindi recuperato, consolidato e ampliato nel XV secolo da Vlad III, che decise di trasformarlo in una delle sue fortezze. Furono innalzate torri, costruite nuove mura e così Poenari divenne per l’Impalatore un luogo rifugio, una residenza secondaria in parallelo alla Corte Reale di Tărgovişte, antica capitale della Valacchia.

Il castello fu abbandonato dopo la morte di Vlad III e un terremoto avvenuto nel XIX secolo ne distrusse la parte settentrionale. Esposto all’azione del tempo e delle intemperie fino al 1970, è stato successivamente trasformato in meta turistica su iniziativa del governo rumeno, con la costruzione della enorme scalinata. Attualmente il sito è chiuso per interventi di conservazione e consolidamento, ma con un po’ di pazienza, dovrebbe riaprire entro il 2024.

La leggenda del “fiume della signora”

Secondo una delle numerose leggende connesse alla fortezza, quando i turchi attaccarono il castello nel 1462, mentre Vlad fuggiva attraverso un passaggio segreto verso nord, tra le montagne, la prima moglie scelse la via del suicidio pur di non essere presa in ostaggio. Si gettò allora dalle mura di Poenari nel corso d’acqua sottostante, un affluente dell’Argeş. Il sangue della donna rese rosse le acque del fiume, oggi noto come “fiume della signora”, Râul Doamnei.

La leggenda della costruzione della fortezza

Un’altra leggenda legata alla fortezza di Poenari ne racconta la rinascita per mano di Vlad III. Si narra che un giorno l’Impalatore stesse cacciando lungo le rive del fiume Argeş quando notò le rovine di un antico castello in cima a una rupe, abitata solo da avvoltoi e altri rapaci. Decise che sarebbe stato il luogo perfetto per realizzare una fortezza difensiva, ma aveva bisogno di soldi, e i boiardi si rifiutarono di rispondere a tale richiesta.

“Non avete volute darmi il denaro di cui avevo bisogno – disse – bene, tenetevelo. Non vi farò uccidere per castigarvi della vostra rivolta, ma vi condanno tutti, così come siete, a costruire con le vostre mani una fortezza sulla cima del monte Albina. Vorrei che fosse il più grande, il migliore e il più inespugnabile dei miei possedimenti. Non lascerete la montagna finché tutto non sarà finito. I miei soldati hanno il diritto di vita e di morte su di voi, per costringervi a eseguire le mie istruzioni.”

Vlad non scherzava. Salutate le famiglie, i costruttori furono condotti come delinquenti in riva al fiume. Iniziarono da lì a realizzare prima il sentiero di accesso su per la montagna, poi a lavorare alla costruzione del castello, circondati dalle guardie, esposti a condizioni difficili e privati ​​del sonno e del cibo.

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