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In Cina è nata Maya, il primo clone di lupo artico

Nella tundra artica vive un lupo dal pelo candido: il Il lupo artico (Canis lupus arctos), noto anche come lupo polare o lupo delle nevi. Si tratta di una sottospecie del lupo grigio meno minacciata dei parenti dal manto più scuro, maggiormente esposti al pericolo della caccia e del disboscamento. Nonostante non sia considerato a rischio estinzione – nella Red List della IUCN compare come specie “a rischio minimo” (LC) – vive in un ambiente reso sempre più fragile dai cambiamenti climatici, che influenzano negativamente le catene alimentari. Diventa dunque importante spostare lo sguardo dal presente al futuro e impegnarsi per la salvaguardia della specie fin da ora. Sulla base di tale ragionamento, una azienda specializzata nella clonazione animale, con sede a Pechino, ha avviato un progetto di clonazione del lupo artico, raggiungendo l’obiettivo lo scorso giugno.

Il 10 giugno 2022, nei laboratori della Sinogene Biotechnology Company, è nata Maya, il primo clone di lupo artico. La notizia della sua nascita è stata diffusa solo 100 giorni più tardi mediante un video che ha mostrato al mondo il cucciolo polare e la sua madre surrogata, un beagle.

La clonazione come tool per la salvaguardia della biodiversità

Per la Sinogene si tratta di un grande successo aziendale. La compagnia si occupa generalmente di clonazione di animali domestici morti per clienti privati, dunque la nascita di Maya rappresenta una novità, un clone non prodotto per andare incontro alle necessità di un padrone sofferente per la perdita del suo amico a 4 zampe, ma per andare incontro alle necessità del Pianeta. Sull’esempio di Maya potrebbe essere tentata infatti la clonazione di esemplari appartenenti a specie a rischio estinzione.

“Per salvare l’animale in via di estinzione, abbiamo avviato nel 2020 una collaborazione con il parco tematico Harbin Polarland (uno zoo polare nel nordest della Cina, nda) per portare avanti ricerche sulla clonazione del lupo artico – ha dichiarato nel corso della conferenza di presentazione organizzata a Pechino il general manager dell’azienda, Mi Jidong – . Dopo due anni di minuziosi sforzi, il lupo artico è stato clonato con successo. È il primo caso al mondo di tale tipologia”.

Come è nata Maya

Per arrivare alla clonazione di Maya, si è proceduto alla costruzione di 137 embrioni a partire da ovociti di cane enucleati e cellule somatiche provenienti da un campione di pelle di una femmina di lupo artico selvatico, introdotta dal Canada all’Harbin Polarland e morta nel 2021, che si chiamava Maya. 85 embrioni sono stati trasferiti nell’utero di 7 beagle, e solo cucciolo è nato sano. Come spiegano gli esperti della Sinogene, la scelta di un beagle come madre surrogata, cui si è dovuto optare per il numero carente di lupe artiche in cattività, è stata supportata dal fatto che i cani discendano da antichi lupi.

Maya vive attualmente con la sua mamma beagle in un laboratorio di Xuzhou, nella provincia di Jiangsu, nella Cina orientale, e in seguito verrà trasferita all’Harbin Polarland, per essere esposta al pubblico. In una fase iniziale, come chiarito dal direttore generale del parco, Dai Rui, la lupa vivrebbe da sola, in quanto potrebbe non essere in grado di adattarsi a vivere in gruppo con altri lupi artici.

Un successo accompagnato da qualche polemica

Inevitabile pensiero di fronte alla notizia della nascita di Maya è che non si tratti di un nuovo caso di pecora Dolly. Al momento la cucciola sta bene e, come sottolineano gli esperti del mondo della clonazione, bisogna tenere a mente che dal 1996, anno di nascita di Dolly, ad oggi, le tecnologie nel campo abbiano fatto grandi passi avanti. Dopo le pecore si è riusciti a clonare altre specie da allevamento quali bovini e suini, anche cavalli, e specie a rischio estinzione, quali il furetto dai piedi neri o il takhi.

Nonostante tali premesse, non tutti gli scienziati concordano sulla positività in toto della clonazione. Sun Quanhui, consulente scientifico della World Animal Protection, ha dichiarato al Global Times, a seguito dell’annuncio della nascita di Maya, che la tecnologia della clonazione abbia sì fatto grandi progressi dalla sua nascita, ma che sia ancora in fase di perfezionamento e che, oltre alle questioni tecniche, ci siano numerose questioni etiche da affrontare. Ad esempio, è sempre lecito clonare una specie?

A tale domanda Sun Quanhui risponde che sarebbe forse il caso di scegliere la clonazione per la salvaguardia di specie selvatiche vicine all’estinzione o per recuperare specie estinte. Nel primo caso la clonazione rappresenta infatti uno strumento utile a conservare la specie e la sua diversità genetica, in quanto i cloni sono in grado di riprodursi con individui non clonati. Nel secondo caso, grazie alla possibilità di utilizzo di madri surrogate appartenenti a specie differenti, che condividano con la specie estinta un antenato comune abbastanza recente (risalente a meno di 5 milioni di anni fa), è possibile ipotizzare di riportare in vita una specie perduta.

Il lupo artico, come premesso, non è una specie estinta né a rischio. Maya ad ogni modo non è già più l’unico clone della specie. Il 22 settembre, secondo quanto dichiarato dalla Sinogene, sarebbe nato anche un esemplare maschio.

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