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“Broad Peak – Fino alla cima”, la tragica scomparsa di Maciej Berbeka

Questo settembre la piattaforma Netflix si arricchirà di un titolo d’alta, altissima quota: “Broad Peak – Fino alla cima” (Polonia, 2022, 1h 41′). Pellicola che racconta la tragica scomparsa dell’alpinista polacco Maciej Berbeka, morto in fase di discesa insieme al compagno di cordata Tomasz Kowalski, dopo aver realizzato la prima salita invernale della vetta pakistana nel marzo 2013. Una impresa entrata nella storia, compiuta in team con Adam Bielecki e Arthur Malek, sotto la guida di Krzysztof Wielicki.

Alla regia della pellicola, di cui è stato diffuso nelle scorse settimane un primo trailer, il polacco Leszek Dawid. A vestire i panni di Maciej Berbeka l’attore polacco Ireneusz Czop. La vetta su cui sono state effettuate le riprese è proprio il Broad Peak. Il regista ha infatti deciso di portare la troupe, con l’ausilio di circa 200 portatori, al campo base e, per rendere al meglio nella parte di Berbeka, il protagonista Ireneusz Crop ha dovuto sostenere una adeguata preparazione alpinistica.

Un lavoro da portare a termine

“Morire di una morte lenta non è divertente. I tuoi cari sono a migliaia di chilometri di distanza e non puoi dire loro addio”, inizia con questa frase il trailer diffuso da Netflix, a chiarire la profondità emotiva della pellicola che siamo in attesa di vedere in versione integrale.

Un racconto basato sulla reale storia di Berbeka, che ripercorre l’intera spedizione del 2013, dalla Polonia al Pakistan, dalla sicurezza delle mura domestiche e degli abbracci familiari alle aspre vette del Karakorum. Una partenza vissuta da Berbeka con l’idea di tornare in Pakistan per terminare un lavoro incompiuto.

Nel corso della spedizione nazionale polacca al K2 dell’inverno 1987-1988, il leader del team Andrezj Zawada, arrivato nel mese di febbraio alla conclusione che anche per quell’anno il K2 sarebbe rimasto inviolato, non essendo riusciti fino ad allora a superare quota 7000, concesse a due alpinisti, Maciej Berbeka e Aleksander Lwow, di tentare un attacco flash al Broad Peak. Lwow abbandonò nel corso della salita, lasciando Maciej a proseguire in solitaria. Il polacco raggiunse l’anticima (Rocky Summit, 8028 m) nella piena convinzione di essere in vetta, e iniziò la discesa, bivaccando una notte in una truna prima di raggiungere all’indomani il campo base avanzato. Dell’errore ci si rese conto più tardi, troppo tardi, dopo il rientro in Polonia. Una svista che portò Berbeka a decidere di ritirarsi dall’alpinismo. Ma 25 anni più tardi avrebbe avuto la possibilità di riscattarsi.

La prima invernale del Broad Peak

Il 5 marzo 2013 toccarono la vetta del Broad Peak, divisi in due cordate, prima Bielecki e Malek, arrivati rispettivamente a quota 8047 metri alle 17.20 e 17.50, poi Berbeka e Kowalski, alle 18. Le due coppie iniziarono immediatamente la discesa senza evidenti problemi fisici. Improvvisamente, poco dopo l’avvio della discesa, Kowalski iniziò però a manifestare malesseri. Bielecki e Malek arrivarono nella notte al campo 4.

La ricostruzione della discesa di Berbeka e Kowalski resta incerta. Non si esclude che in un primo momento abbiano proseguito fianco a fianco, con estrema lentezza. Al calare del buio si stima fossero attorno ai 7900 metri. Dei due soltanto Kowalski si mise in contatto con il campo base, segnalando le sue condizioni in peggioramento e dichiarando di vedere Maciej davanti a sé. Nessuno saprà mai se ciò fosse vero o se si trattasse di allucinazioni.

Nessuno dei due in ogni caso fece ritorno al campo 4. Berbeka fu avvistato per l’ultima volta dai campi bassi nelle prime ore del 6 marzo a 7700 metri di quota. L’alpinista pakistano Karim Hayat salì pertanto fino a 7700 m, in una zona altamente crepacciata e provò a cercare eventuali tracce dei dispersi. Nonostante la visibilità perfetta, non trovò segno né di Kowalski né di Berbeka. Il 7 marzo, per quanto riluttante, Wielicki dovette accettare l’idea che non fossero sopravvissuti. I due furono dichiarati ufficialmente dispersi e la spedizione chiusa.

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