Meridiani Montagne

Tarara, una scalata a rovescio

Tarara è il nome dell’Ararat letto al contrario. Ed è il nome perfetto per la performance di Marta Dell’Angelo, artista milanese nata nel 1970 e diplomata a Brera, trasformata in video e presentata nel 2017 a Standart, triennale d’arte in Armenia, nell’ambito di una rassegna intitolata The Mont Analogue. Perfetto perché sintetizza il capovolgimento di senso, della storia, della geografia, raccontato nel semplicissimo atto del camminare. Un gesto per l’appunto elementare, ma che l’artista, anzi “le” artiste, hanno cercato di complicare sottolineandone l’aspetto rituale.

Nulla è davvero semplice, nei circa cinque minuti in cui dura Tarara. A partire dall’Ararat stesso. Montagna sacra a lungo contesa da Persia, Russia e Turchia, gigantesco vulcano di oltre 5000 metri, coperto da una calotta glaciale e apparentemente inattivo (l’ultima eruzione è del 1840), simbolo nazionale dell’Armenia pur essendo fuori dal territorio (il confine è a più di trenta chilometri), oggi è zona militare e si può scalare solo con uno speciale permesso e l’accompagnamento di guide ufficiali. Marta Dell’Angelo, insieme a Gohar Martirosyan, artista concettuale armena, ha deciso che il suo Ararat/Tarara sarebbe stato un altro e in un altro luogo: il vulcano Aragats, che con 4095 metri è la cima più alta dell’Armenia moderna.

Mille metri separano le due montagne, ma a parte questo per entrambe le difficoltà alpinistiche sono limitate. L’Aragats anzi è spesso meta di intere famiglie, bambini compresi. Dell’Angelo e Martirosyan hanno aggiunto un gradiente di difficoltà (o di concettualità) che ha trasformato una facile gita in un gesto artistico. “Amo camminare a piedi nudi” ha raccontato l’artista milanese, “e per l’ascensione all’Aragats ho scelto di ripetere un rito precristiano, che si chiama monosandalismo”. Si tratta di un antico rito di iniziazione in cui il camminatore (un pellegrino, ma poteva anche essere un eroe, come il Giasone di Pindaro) procedeva con un piede nudo, a diretto contatto con la terra e gli inferi, e l’altro calzato, protetto dunque dalle forze ctonie.

Nell’installazione (la potete vedere in mostra al museo PAC di Milano, all’interno di una collettiva dal titolo «Take me to the place i love, fino al prossimo 11 settembre) l’obiettivo della videocamera insegue i polpacci, le caviglie e i piedi delle due donne; una indossa il sandalo sinistro, l’altra il destro. I piedi nudi calpestano con cautela ma con determinazione i vari terreni, pietrisco, rocce muschiose, cenere vulcanica, infine la neve scintillante. Fino in vetta.

Come per molte opere d’arte contemporanea, Tarara si apre a tante interpretazioni. C’è la riflessione sui confini: quello tra natura e civiltà, i confini politici e culturali, il confine filosofico tra terra e cielo, tra caos e cosmo ordinato. C’è la riflessione sull’equilibrio tra la nostra comfort zone e l’ignoto. Sulla labilità delle nostre certezze/sicurezze.

E infine c’è una riflessione, non semplice, non confortevole, per noi alpinisti. L’Ararat, inteso come montagna universale, è una questione di uomini. Scalato da maschi, conteso da maschi, militarizzato da maschi. Negato da maschi. In Tarara vediamo due donne che scalano il suo rovescio, l’Aragats (o Monte Analogo), a piede nudo, affrontando tutti i rischi che implica il gesto del capovolgimento. Il loro è un incedere filosofico e delicato, ecologico nel senso più antico possibile, di recupero di una sintonia dolce con Madre Natura. Dell’Angelo e Martirosyan ci offrono un distillato di alpinismo materno, che è molto di più della scalata documentata in video.

Torneremo a parlare presto di questo alpinismo femminile e materno, capace di mandare in crisi interi sistemi culturali e burocratici. Nel frattempo, un invito a tutti. Se quest’estate vi capita di calzare i sandali, provate a toglierne uno. Vi guarderanno strano, forse, ma voi non badateci, e continuate a camminare!

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4 Commenti

  1. monosandalismo consassolini nell’unico sandalo e…un qualche paradiso è guadagnato dipende s e prima ci si formato un mega callo naturale inallenamenti

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