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Bivacco sul Pasubio forzato e vandalizzato. Il gestore del Rifugio Papa: “Bastava bussare alla nostra porta”

Nella giornata di domenica 19 giugno, il gestore del Rifugio Achille Papa sul Monte Pasubio, Renato Leonardi, ha sfruttato i social per condividere immagini e pensieri legati a un ennesimo atto vandalico in quota, ai danni del Bivacco Marzotto-Sacchi. La struttura, posta a 1940 metri (pochi metri al di sopra del rifugio), è nello specifico un bivacco invernale, che resta dunque aperto fino all’avvio della stagione estiva del rifugio Papa, quando sulla porta viene apposto un lucchetto. Nei giorni scorsi tale lucchetto è stato forzato. Gli escursionisti giunti in notturna sul luogo hanno usufruito del bivacco e, prima di andare via, hanno lasciato la propria firma, una vistosa A cerchiata, noto simbolo del movimento anarchico, disegnata con una bomboletta spray rossa sul metallo della struttura.

“Posso ache passare sopra al fatto che qualcuno, spinto da non so quale necessità, rompa un lucchetto e entri in una proprietà altrui – si legge nel post di denuncia del misfatto – . Il “Bivacco Invernale Marzotto-Sacchi” come il rifugio sono di proprietà del CAI di Schio, il bivacco è appunto “Invernale” ed è aperto quando il rifugio è chiuso, negli altri periodi, da contratto, è a nostro servizio ed è utilizzato in caso di necessità da chi ci da una mano nei fine settimana. Dicevo quindi che posso anche passare sopra al fatto che qualcuno si permetta di entrare in casa d’altri senza chiedere permesso , ma non capisco perché questo qualcuno dopo aver utilizzato le nostre coperte pulite si senta anche in dovere di vandalizzare quello che ha appena utilizzato. Probabilmente la risposta c’è ma non mi sembra il caso di scriverla qui”.

Lo sfogo del gestore ha suscitato clamore sui social, e i toni della discussione nata in calce al messaggio si sono fatti piuttosto tesi. Da un lato è stata espressa vicinanza e condanna di ambedue i gesti, dall’altra non è mancato chi abbia tenuto a sottolineare che il forzare l’accesso al bivacco possa trovare giustificazione nel fatto che strutture nate come ricoveri di emergenza dovrebbero sempre essere aperte.

Un bivacco deve essere sempre aperto?

Per chiarire la differenza tra “bivacco” e “bivacco invernale” e fornire indicazioni su come comportarsi in caso di emergenza di fronte a un bivacco invernale chiuso, il rifugista ha ritenuto opportuno realizzare un post apposito, condiviso prontamente sui social dal Soccorso Alpino e Speleologico Veneto. Leonardi è infatti anche membro del Soccorso Alpino di Schio.

“Visto che questo atto di vandalismo ha dato il via a innumerevoli polemiche ritengo mio dovere chiarire la funzione del Bivacco e del rifugio – si legge – . Il “Bivacco Invernale Marzotto Sacchi” di proprietà del CAI di Schio non è un locale di villeggiatura ma un locale costruito per andare incontro alle possibili criticità che possono crearsi in periodi in cui il rifugio è chiuso. Nei periodi di apertura del rifugio è al servizio del rifugio. Detto questo il rifugio funge in caso di bisogno da posto di chiamata e presidio del CNSAS (Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico), posto di chiamata non significa che le porte del rifugio sono aperte 24 ore su 24 ma che a qualsiasi ora si abbia bisogno di soccorso siamo disponibili a dare una mano a chi lo richiede. Basta telefonare o semplicemente bussare alla porta.”

“Sto parlando di caso di necessità – prosegue il gestore – , non di supporto a chi si prende la libertà di vagare di notte a 2000 m pretendendo poi di trovare bar aperti e cibo caldo a qualsiasi ora. Nei rifugi del CAI vige un regolamento che salvaguarda il riposo degli ospiti e in accordo con la Sezione proprietaria abbiamo deciso di rispettarlo e di non diventare un punto di riferimento per nottambuli. Questo sia per ragioni pratiche, la vita in rifugio inizia solitamente alle 5:30 e termina alle 22:30 ben oltre gli orari di lavoro abituali per la maggior parte delle persone, ma anche per una semplice riflessione: negli ultimi anni si è sviluppata la moda di girovagare nottetempo specialmente nelle notti di luna piena, attività sicuramente appagante ma che richiede in questi luoghi preparazione ed equipaggiamento adatto. Quella di chiudere il rifugio in orario canonico è stata una decisione volta a non incentivare la frequentazione notturna della Strada delle Gallerie da parte di sprovveduti.”

“Sapere che il rifugio ad una certa ora chiude vuole essere un messaggio chiaro per tutti – conclude – , BELLISSIMO GIRARE DI NOTTE MA BISOGNA ESSERE AUTOSUFFICIENTI E IN GRADO DI SUPERARE MOMENTI DI CRISI. Una semplice congestione lungo un percorso come le Gallerie del Pasubio in orario notturno può avere gravissime conseguenze. Per poter prestare aiuto in questo particolare percorso servono molte ore di lavoro, l’intervento di un elicottero anche se possibile diventa rischiosissimo per l’equipaggio. Quindi chi vuole farlo è liberissimo ma cerchi di farlo con coscienza e rispetto delle cose e della vita degli altri.”

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10 Commenti

  1. Temevano forse congelamenti?? Si scoppia di caldo tanto che un poco di fresco gratis e anarchico dovrebbe essere gradito, oppure l’anarchia si ferma con la paura del babau e vorrebbe coperte rimboccate e bacino della mamma?

  2. Ricordiamoci che 20 metri sopra parte la zona sacra, molti nostri bisnonni hanno combattuto e sono morti sul Pasubio! l’italia non sarebbe la stessa senza i loro sforzi…assurdo…
    cosa ci facevano questi trogloditi con una bomboletta rossa nello zaino?

  3. Fermo restando la netta condanna degli atti vandalici, io ritengo che un bivacco, proprio per la sua natura stessa ed il suo ruolo nella storia della montagna, dovrebbe rimanere aperto sempre, sia che a fianco ci sia, o meno, un rifugio funzionante. Anzi, il fatto che venga chiuso quando il rifugio è aperto, potrebbe indurre un pensiero malizioso sulla gestione di tali strutture volto a favorire gli affari del rifugio a detrimento della libera scelta di fruire la montagna a proprio piacimento.
    In fondo chi paga per il rinnovo della tessera del C.A.I. si aspetta anche che tale quota serva sia per il mantenimento che la possibilità di fruire di tali strutture.

    1. La possibilità di usufruire di strutture c.d. invernali si ferma quando l’utente è chiaramente mosso da finalità che con la montagna non hanno nulla a che fare.Utilizzare un bivacco gratis, che sia o no sempre aperto, richiede rispetto per la struttura e per chi se ne occupa o la utilizzerà.

      1. Infatti io ho condannato gli atti vandalici. Ma non trovo giustificazione alcuna alla chiusura di un bivacco. Se poi lo stesso è oggetto di mancanza di rispetto da parte degli avventori purtroppo è una possibilità che, come si vede dall’articolo, può accadere, ma ciò non deve essere pretesto per negare l’accesso ai futuri fruitori che in questo modo sconterebbero colpe non loro.

  4. Magari sintetizzo gian piero.

    Domande.
    -Un bivacco con il lucchetto ?
    -Bisogna bussare ai rifugi per entrare ?
    -Vandali con bomboletta o gente che contesta certe decisioni ?
    -Da tempo per RIFUGIARSI nei rifugi bisogna aver prenotato, altrimenti non si entra e ora anche i bivacchi ?

    Penso che i capi del cai stiano esagerando col fare affari dovunque e per qualsiasi cosa.

      1. Sì, ho letto, ma cerco di spiegarmi meglio.
        Il rifugio che viene regolamentato anche nelle aperture, non penso si possa definire un rifugio, mi sembra una locanda o un albergo.
        E il rifugista che chiude un bivacco, vuole prenotazioni, o avvisi telefonici per “educare gli sprovveduti notturni”, non mi sembra un gran rifugista.
        Garda, Nino e Agnese del Bon e tanti altri erano sempre disponibili!!!

        Poi condanno i bombolettai&c, ma ogni tanto capisco le manifestazioni degli ignoranti stupidi: segni ufficiali vicinissimi e ometti dovunque su un breve sentiero chiarissimo e qualcuno ha aggiunto macchie di colore rosso dappertutto, sugli alberi e sugli ometti…. di sicuro anche un imbecille non si perde e gode della gita tipo luna park.
        Penso sia una conseguenza della civiltà della sicurezza (per ignoranti che non vogliono imparare e fare fatica).

  5. Ricordo un bivacco zona Pale disan Martino sempre aperto e raggiungibile senza eccessivo sforzo, non attiguo a rifugio. Anticamera con tavolo e panche uso cucina e due camerette con brandine:una doppia adatta a coppia e l’altra stile camerata da 10 brandine. Gruppetto ben organizzato se lo acaparrava e lo usava come alberghetto per tutta la durara delle provviste. Fortuna che oggi l’attigua sorgentina di acqua difusione neve e’ secca.Un altro bivacco piu’ alpinistico nella stessa zone era astatol asciato con la porta spalancata. Dopo un mega temporale, la parte interna era allagata e i materassi con coperte vicini imbevuti di acqua. Altro bivacco ancora,usato per riunioni si sospetta rallegrate da sostanze alcolliche ea ltro , con tracce di grigliat nei paraggi, fu smontato

  6. Vogliamo dire le cose come stanno veramente,il buon senso è defunto da tempo,chi va in montagna e poi in certi luoghi dovrebbe avere un rispetto assoluto dell’ambiente e di coloro che hanno patito le pene dell’inferno!Sono i soliti idioti,e poi come mai te ne vai in giro con una bomboletta di vernice, non ricordo che faccia parte dell’attrezzatura alpina!

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