Parchi

Yellowstone: un regalo dell’America al Mondo

Il Parco Nazionale più antico del mondo fu istituito l’1 marzo 1872. La sensibilità sui temi ambientali cominciava allora a farsi spazio. Ancora oggi, l’area protetta tra Montana e Wyoming è un esempio da imitare

Un secolo e mezzo fa l’America ha fatto un regalo all’umanità e al pianeta. Fu Ulysses Grant, generale nordista diventato presidente degli Stati Uniti, a firmare il primo marzo del 1872 una legge destinata a passare alla storia. Nel documento (due paginette, niente a che fare con le interminabili leggi italiane di oggi) “una zona tra i territori del Montana e del Wyoming, alle sorgenti del fiume Yellowstone” veniva destinata a “parco pubblico, per il bene e il piacere del popolo”.

Grazie a quelle parole nacque il primo parco nazionale del mondo. Diciotto anni dopo, nel 1890, altre due leggi chieste a gran voce da John Muir, scrittore, camminatore e ambientalista arrivato negli USA dalla Scozia, decretarono la tutela delle foreste di Sequoia e del granito della Yosemite Valley, in California. Nel 1919 nacque il Parco del Grand Canyon, in Arizona. A quel punto l’idea era già sbarcata in Europa, dov’erano stati istituiti il Parco nazionale di Sarek, nella Lapponia svedese (1909) e poi quello dell’Engadina, in Svizzera (1914). In Italia, tra il 1922 e il 1923, nacquero i parchi del Gran Paradiso e d’Abruzzo, che in questi giorni festeggiano il primo secolo di vita.

Il Parco nazionale di Yellowstone

Oggi il Parco nazionale di Yellowstone è un gigante geografico, dato che nei suoi 898.000 ettari potrebbero entrare otto o dieci parchi italiani. E’ una meta del turismo globale, che prima del Covid-19 era visitata da quasi 4 milioni di persone ogni anno. A luglio e agosto, i visitatori fanno spesso la fila sulle strade, davanti alle eruzioni dell’Old Faithful e degli altri geyser famosi (in tutto ce ne sono diecimila), o per fotografare i bisonti e i cervi che passeggiano liberamente nei prati. Poi c’è la backcountry, la zona selvaggia, e lì le cose sono molto diverse.  

Yellowstone a marzo è ancora abbondantemente innevato. Tanto che le celebrazioni per i 150 anni sono slittate di due mesi, e sono iniziate il 6 maggio 2022, con la riapertura dei centri visitatori e dei lodge. “Abbiamo dato un esempio al mondo, dobbiamo esserne fieri” ha spiegato ai presenti Cameron (“Cam”) Sholly, il soprintendente di Yellowstone.

L’importanza di Yellowstone

Per capire l’importanza del parco, e della legge che lo ha istituito nel 1872, è bene fare un passo all’indietro. Per gli americani di quegli anni la Guerra di Secessione, con il suo mezzo milione di morti equamente divisi tra il Sud e il Nord, era un ricordo terribile e vicino. Dopo il ritorno della pace nel 1865, gli States guardavano con più decisione di prima verso ovest. Nell’estate del 1869 Ulysses Grant, diventato presidente da pochi mesi, partecipò all’inaugurazione della prima linea ferroviaria che univa il New England e la costa dell’Atlantico con le grandi pianure del cuore del continente, e con le aspre valli montane del Wyoming. Il viaggio, che durava una settimana circa, si concludeva a Sacramento, in California. 

In quegli anni l’America era molto diversa da quella di oggi. Nelle Rockies, le Montagne Rocciose, vivevano ancora tribù indiane ribelli, come il generale George Custer avrebbe scoperto a sue spese sulle rive del Little Bighorn. Sui primi, sbuffanti convogli della Union Pacific salivano viaggiatori, avventurieri e imprenditori con pochi scrupoli pronti a sfruttare i minerali, le acque e il legname del West. 

Dopo la Guerra di Secessione, dei progetti di sfruttamento economico furono avanzati anche per il bacino di Yellowstone, che era stato descritto per la prima volta nel 1806. John Colter, un membro della spedizione di Lewis e Clark che effettuò la prima traversata degli States dall’Atlantico al Pacifico, lasciò il gruppo insieme a dei trapper, e venne ferito in uno scontro con indiani Crow e Piedi Neri. Dopo essere tornato alla civiltà descrisse un paesaggio di “fuoco e zolfo”. Negli anni successivi la zona iniziò a essere visitata da scienziati e viaggiatori. Dopo il ritorno della pace, chiesero la tutela di Yellowstone il geologo Ferdinand Hayden e lo scrittore Cornelius Hedges, residente in Montana. Il Senato e il Congresso li ascoltarono, e nel 1872 nacque il parco. Accanto alla firma di Grant, la legge reca quelle di Schuyler Colfax, vicepresidente degli USA, e di James Blaine, speaker della Camera dei Rappresentanti.

I primi decenni di vita di Yellowstone non furono affatto semplici. Per limitare il bracconaggio contro cervi e bisonti la vigilanza fu affidata alla cavalleria. Nel 1882, l’apertura della linea della Northern Pacific Railroad attraverso il Montana, fece salire i visitatori da poche centinaia a qualche migliaio all’anno. Nel 1918 i ranger del National Park Service presero il posto dei soldati a cavallo. 

L’abitudine di avvicinare gli orsi e di dar loro del cibo, che oggi sembra incredibile, durò fino alla Seconda Guerra Mondiale, creando seri problemi. Solo tra il 1931 e il 1939, ci furono 527 incidenti dovuti a incontri ravvicinati tra orsi e turisti. Nel 1961 il primo cartone animato dell’orso Yoghi, disegnato da William Hanna e Roland Barbera (i creatori di Tom e Jerry e dei Flintstone) portò Yellowstone nei cinema e nelle case di tutto il mondo. Da allora, la storia del parco è stata scandita da un lato dall’aumento dei visitatori, fino ai quasi 4 milioni del 2019, e dagli sforzi del National Park Service per lasciare selvaggia la backcountry.

Nel 1988, ha stupito gli osservatori europei la decisione di non intervenire quando gli incendi hanno percorso più di un terzo del Parco. Ricorda vicende avvenute al di qua dell’Atlantico la scelta di reintrodurre nel 1994 un gruppo di lupi catturati in Canada. I predatori si sono adattati, sono diventati un’ulteriore attrattiva, e la loro presenza ha avuto un effetto positivo sulle popolazioni di cervi e alci. 

Molti anni fa ho visitato Yellowstone, ho scoperto che il grizzly rischiava di sparire, e la mia vita è cambiata” spiega lo scrittore Thomas Mc Namee, autore di libri famosi (e purtroppo mai tradotti in italiano) come The Grizzly Bear, The Return of the Wolf to Yellowstone e Nature First che invita a lasciare intatta la wilderness. “Nel 1872 il presidente Grant ha preso una decisione storica, tutti noi americani dovremmo essere orgogliosi dei parchi” spiega Thomas Mc Namee.

Certo, molte persone non amano uscire dalle città e non lo sanno. Altri non possono più farlo a causa della crisi economica”. Oggi lo sguardo dei ricercatori è puntato sulla Grande Yellowstone, che comprende due riserve indiane, vari parchi statali e ampie zone non tutelate. Il destino del grizzly, del lupo e di altre specie si decide lì. Vale lo stesso in Africa, dove leoni ed elefanti sono stati salvati in aree più vaste del Serengeti o di Ngorongoro” prosegue Mc Namee, che oggi vive a poca distanza da Yellowstone.

Dall’Africa, però, arriva anche una lezione negativa. “In Kenya e in Tanzania, come a Yellowstone nei primi anni del Parco, la gente del posto ha avuto solo divieti, non ha beneficiato del turismo, e questo ha creato una contrapposizione inutile” prosegue lo scrittore americano. Conosco molti parchi italiani, dal Gran Paradiso alla Majella e al Pollino. Il ritorno del lupo dall’Appennino alle Alpi è stato reso possibile dalle aree protette, dagli ambientalisti, da zoologi come Luigi Boitani, che è un amico. Ma è stato fondamentale il contributo da parte degli abitanti dei parchi. In questo, voi italiani avete molto da insegnare all’America”.

Articolo pubblicato la prima volta il 26 maggio 2022 e aggiornato dalla redazione il 28 febbraio 2024.

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. Prima gli Indiani “ribelli “lo gestivano meglio,( sostenibile)pur non avendo il concetto di parco protetto…proteggevano tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close