Ambiente

Quanti lupi ci sono in Italia? la risposta nel primo monitoraggio nazionale

Martedì 17 maggio l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha reso noti i risultati del primo monitoraggio nazionale del lupo dopo che la relazione completa era stata consegnata al Ministero della Transizione Ecologica il 12 maggio. Si tratta della prima raccolta dati, omogenea e confrontabile, condotta in tutta Italia tra ottobre 2020 e aprile 2021 per ottenere una stima precisa sul numero e sulla distribuzione geografica del grande carnivoro.

Quanti lupi in Italia?

Sul territorio nazionale è stimata una presenza di 3307 lupi con una forchetta di errore statistico che varia tra i 2945 e i 3608 individui. Nello specifico, lo studio distingue tra popolazione alpina e popolazione peninsulare del predatore che si assestano rispettivamente sui 946 (con un intervallo tra 822 e 1099) e sui 2388 (con un intervallo tra 2020 e 2645). I dati rilevati nelle Alpi, infatti, sono gli unici confrontabili con le analisi passate, effettuate in maniera continuativa dal 1999, che dimostrano un incremento molto evidente rispetto all’ultimo monitoraggio risalente al 2017/2018.

La popolazione di lupo è cresciuta nell’arco alpino italiano negli ultimi tre anni, addirittura raddoppiando sia nel numero delle unità riproduttive documentate che nella distribuzione minima” ha dichiarato Francesca Marucco, del Dipartimento di Scienze della Vita e di Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino e responsabile scientifica del progetto LIFE WolfAlps EU.

Riguardo la distribuzione geografica del lupo, si può ormai affermare che la specie occupa la quasi totalità degli ambienti idonei nell’Italia peninsulare, mentre in ambito alpino circa il 71% della popolazione di lupi alpini è concentrata nel nord ovest e il restante 29% nel nord est.

Il monitoraggio del lupo: perché?

Occorre premettere che il lupo in Italia è una specie rigorosamente protetta dal 1976 per il valore che la sua presenza garantisce agli equilibri ecologici dell’ambiente naturale. Il suo monitoraggio è quindi importante per valutarne lo status di conservazione e, al contempo, per la pianificazione delle misure gestionali di un predatore che impatta inevitabilmente sulle attività umane.

È la prima volta che si stima la distribuzione e la consistenza di questa specie in tutta Italia, perché una corretta conservazione del lupo e un’efficace gestione dei conflitti richiedono dati scientificamente robusti” ha affermato Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica di ISPRA.

L’attività si è svolta seguendo linee guida condivise a livello nazionale mentre, per le regioni alpine, l’analisi e l’elaborazione dei dati sono state coordinate dal Centro referenza grandi carnivori del Piemonte e dall’Università di Torino (DBIOS) nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU in stretta sinergia con ISPRA. La stima è stata ottenuta applicando modelli statistici innovativi, messi a punto da un team internazionale di tre Università (Norwegian University of Life Sciences, Università di Torino e Università di Chester) specializzate nello studio dell’abbondanza e andamento nel tempo delle popolazioni animali.

Il monitoraggio del lupo: come?

Durante l’attività di campionamento, che si è svolta tra i mesi di ottobre 2020 e aprile 2021, sono stati percorsi a piedi circa 85000 km – pari a due volte il giro della terra – e sono stati raccolti 24490 segni di presenza della specie suddivisi in 6520 avvistamenti fotografici da fototrappola, 491 carcasse di ungulato predate dal lupo, 1310 tracce di lupo e 171 lupi morti. Su 1500 escrementi, dei 16000 registrati, sono state condotte le analisi genetiche approfondite che consentono di identificare con precisione l’appartenenza alla specie.

Questo imponente lavoro è stato svolto da circa 3000 persone opportunamente formate e appartenenti a 20 Parchi nazionali e regionali, 19 regioni e provincie autonome, 10 università e musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 34 associazioni locali e 504 reparti del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) dell’Arma dei Carabinieri.

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