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I migliori film del Trento Film Festival: dai vincitori delle Genziane ai titoli premiati dal pubblico

Il 70° Trento Film Festival ha chiuso il sipario con grande emozione e soddisfazione. Una edizione che ha visto tornare il pubblico in sala, con tanta voglia di ripartire. “Non potevamo festeggiare in modo migliore questo settantesimo anniversario – commenta la direttrice della rassegna, Luana Bisesti – . Avevamo bisogno di rivedere in faccia il nostro pubblico e il pubblico ha dimostrato di avere una grandissima voglia di respirare cultura, affollando il Teatro Sociale, il padiglione di MontagnaLibri, il Parco dei Mestieri e tornando a riempire le sale cinematografiche come non accadeva ormai da due anni.”

“La vigilia del Festival è stata segnata dalla preoccupazione per l’affluenza al cinema, in drammatico calo. Fortunatamente, fin da Italia K2 al Teatro Sociale e dalle affollate proiezioni del primo weekend, la tensione si è trasformata in entusiasmo, nel riconoscere nel pubblico lo stesso piacere di ritrovarsi in sala, e subito dopo per scambiare commenti e impressioni”, il commento di chiusura di Sergio Fant, responsabile del programma cinematografico. “La giuria ha assegnato le Genziane ai film vincitori, ma un premio specialissimo andrebbe anche al nostro pubblico, più numeroso di quanto osavamo sperare, curioso e attento come sempre, che forse si è reso ancor più conto del valore condiviso del festival: da qui ripartiremo per la 71. edizione”.

Con un po’ di malinconia come sempre avviene al termine di una bella esperienza, ma con lo sguardo già volto al 2023, andiamo allora a scoprire insieme quali siano i film vincitori delle Genziane, e quali abbiano conquistato nel profondo il pubblico.  

Le Genziane 2022

Il Gran Premio vola oltre Oceano e va a un regista cileno che ha girato il suo film nelle montagne dell’Idaho: la Giuria internazionale di questo 70. Trento Film Festival ha assegnato infatti al film Gaucho Americano di Nicolás Molina la prestigiosa Genziana d’oro Miglior film – Gran Premio “Città di Trento”. Ambientato nel vasto e aspro paesaggio del West americano, il film segue Joaquín e Victor, entrambi gauchos della Patagonia, assunti come allevatori di pecore per lavorare in un ranch, mostrando la complessità del vivere in una terra straniera. “In questa tenera, ironica e particolarmente onesta interpretazione del mito del cowboy, rivisto attraverso gli occhi di due gauchos della Patagonia, le culture si scontrano e tutti sognano una vita migliore. Il regista Nicolás Molina – anche direttore della fotografia – descrive magnificamente le difficoltà quotidiane dei due protagonisti, dimostrando quale prezzo ha per alcuni il “sogno americano”, si legge nella motivazione della Giuria.

“Ambientato in montagne lontane, Gaucho Americano racconta però una storia a noi tutti familiare”, spiega il presidente Mauro Leveghi. “In Joaquín e Victor rivediamo i nostri nonni emigrati in Sudamerica o nel Nord Europa per cercare una vita migliore, ma anche le tante donne e i tanti uomini che arrivano in Trentino, stagione dopo stagione, per lavorare nella raccolta delle mele,  nella zootecnia, nel turismo: coi loro sogni, che dovremmo essere in grado di esaudire, e con le loro fatiche, che è nostro dovere mitigare. L’incontro tra culture differenti può essere faticoso, ma va affrontato con impegno e con la giusta dose di curiosità, partendo dalla normalità della vita quotidiana.”

Si aggiudica la Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagnaPremio del Club alpino italiano Dark Red Forest di Jin Huaqing (Cina/2021/83′): splendore visivo e indagine spirituale si uniscono nelle immagini di un monastero su un altopiano innevato in Tibet, dove 20.000 monache buddiste vivono circondate da una natura aspra e isolate dal mondo. “La Giuria ha assegnato il premio per la sincerità e intimità con la quale il film guarda alla vita di un gruppo di monache tibetane, che affrontano l’ambiente montano alla ricerca dell’illuminazione. Utilizzando al meglio le potenzialità cinematografiche del tempo e della presenza, il regista invita il pubblico in uno spazio profondo di fede e ricerca spirituale”, ha scritto la Giuria.

“Jin Huaqing con il suo film ci porta in un ambiente naturale e di vita interiore straordinari.  L’opera, mostrandoci la ricerca spirituale di una comunità di monache tibetane invita alla riflessione sulla montagna e sul rapporto con essa, un rapporto fatto di intima comunione con l’ambiente”, ha dichiarato il presidente generale del Cai – Club alpino italiano, Vincenzo Torti.

La Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventuraPremio “Città di Bolzano” è andata a La panthère des neiges di Marie Amiguet (Francia/2021/92′), che ha portato il pubblico sull’altopiano tibetano, uno degli ultimi santuari del mondo selvaggio, dove la ricerca del leggendario leopardo delle nevi si trasforma in celebrazione del pianeta. Questa la motivazione: “La Giuria ha premiato questo film per la qualità e la bellezza delle immagini raccolte durante un viaggio in Tibet in cerca del leopardo delle nevi. Un viaggio nel quale lo spettatore può immergersi nella natura più selvaggia e sperimentare intimamente la pace e la purezza del luogo.”

La Genziana d’argento – Miglior contributo tecnico – artistico è stata assegnata a Akeji, le souffle de la montagne di Corentin Leconte e Mélanie Schaan  (Francia/2020/72′), filmato nel Giappone più tradizionale e spirituale, con protagonisti un anziano pittore e la moglie erborista, che vivono nel loro eremo in totale armonia con la natura. “La Giuria è rimasta colpita da questo poetico ritratto di un artista e sua moglie, e dal modo in cui unisce le dimensioni spirituale e artistica della loro vita in montagna. Seguendo il ritmo delle stagioni, il film intreccia elementi ed aspetti della natura, dell’arte e della routine quotidiana in un potente montaggio che esalta la profondità delle loro vite”, si legge nella motivazione.

La Genziana d’argento – Miglior cortometraggio è andata a Heltzear di Mikel Gurrea  (Spagna/2021/17′), ambientato a San Sebastián nel 2000, nel pieno del conflitto basco: Sara, una ragazza di quindici anni che ama arrampicare, scrive una lettera alla madre lontana mentre si allena per la scalata più difficile della sua vita. “Mikel Gurrea unisce le incertezze dell’adolescenza, l’instabilità politica e un penetrante senso di perdita in questa complessa e coinvolgente storia di una giovane scalatrice impegnata nella preparazione della sua più grande sfida. Mentre impara a superare i limiti del proprio corpo, la protagonista riesce finalmente a dire addio al suo passato”, ha scritto la Giuria.

Il Premio della Giuria è stato assegnato infine a Lassù di Bartolomeo Pampaloni (Italia, Francia/2022/81′): la storia del muratore siciliano Nino, che folgorato dalla fede si è ritirato sul Monte Gallo, vicino Palermo, trasformandosi in profeta e convertendo un vecchio osservatorio in tempio. “Il Premio Speciale della Giuria del Trento Film Festival va a un film che racconta un grandissima impresa in solitaria: Isravele non è un alpinista ma la sua scalata ha come obbiettivo addirittura il cielo! Il regista di Lassù, Bartolomeo Pampaloni, ha il coraggio di unirsi alla spedizione e di partire,  ma, ed è ciò che più conta, dimostra anche di sapersi fermare alla quota giusta”, ha voluto sottolineare la Giuria.

La Giuria internazionale

La Giuria internazionale del Concorso 2022 era composta dai registi Michelangelo Frammartino, autore di Il buco, Premio Speciale della Giuria a Venezia nel 2021, e Illum Jacobi, esploratore e filmmaker danese, che a Trento ha presentato l’esordio The Trouble With Nature; la giornalista e critica cinematografica polacca, basata a Helsinki, Marta Bałaga; la giovane alpinista e himalaista di Andorra Estefania “Stefi” Troguet; il professore all’Università di Innsbruck Christian Quendler, responsabile del progetto di ricerca “Delocating Mountains: Cinematic Landscapes and the Alpine Model”.

I film premiati dal pubblico

Lo si percepiva nelle sale sempre gremite, che due film stessero entusiasmando particolarmente il pubblico del Trento Film Festival, e i risultati non hanno smentito le aspettative.

Il Premio del pubblico Miglior Film di Alpinismo – Rotari è andato a The Last Mountain di Chris Terrill (Regno Unito / 2021 / 100′), che racconta la storia degli alpinisti Alison Hargreaves e Tom Ballard, madre e figlio, entrambi morti nell’Himalaya. Il film segue la figlia di Alison, Kate Ballard in un viaggio per dire addio a suo fratello sul Nanga Parbat. Utilizzando filmati d’archivio del 1995 e le straordinarie riprese di Tom fino ai giorni prima della sua morte, il film esplora ciò che ha spinto Tom a continuare la sua scalata con l’alpinista italiano Daniele Nardi dopo che gli altri due membri della spedizione erano tornati indietro. Attraverso 25 anni di filmati familiari intimi e inediti, il documentario racconta la storia indimenticabile di una famiglia che ha vissuto ed era pronta a morire per la passione di scalare i picchi ghiacciati delle vette più alte del mondo, ed esplora ciò che spinge le persone a sfidare la natura, nella sua forma più feroce e spietata.

Il Premio del pubblico Miglior Lungometraggio – DAO Conad è stato assegnato invece a Fire of Love di Sara Dosa (Canada, Stati Uniti / 2022 / 93′), presentato in anteprima italiana al Trento Film Festival dopo il grande successo al Sundance. Un film d’avventura unico, poetico e visivamente stupefacente su una coppia di scienziati francesi, montato interamente con i loro filmati di viaggio alla ricerca di vulcani attivi negli anni ’70 e ’80. Gli intrepidi vulcanologi francesi Katia e Maurice Krafft hanno viaggiato per il mondo alla ricerca di eruzioni vulcaniche e nuvole di cenere. Fortunatamente, hanno filmato tutti i loro viaggi, e il loro incredibile archivio personale di pellicole in 16mm è una testimonianza avvincente di una vita dedicata all’esplorazione. Realizzato interamente con i loro filmati, lettere e appunti, il film di Sara Dosa è quanto di più lontano da un ritratto tradizionale si possa immaginare. Fire of Love è arte cinematografica pura, poetica ed estroversa, con l’esuberanza di un film della nouvelle vague francese, e ci offre alcuni dei momenti più belli – e tragici – che si possa immaginare di vedere in un film.

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