Meridiani Montagne

Mountainside, a Edolo un Corso di Laurea Magistrale

In cordata

Mai stato uno studente modello, lo ammetto. Appena terminata la maturità, correva (sigh!) l’anno 1978, mi apprestavo ad attaccare la cresta del Gran Zebrù quando mi venne comunicato che il ministero della pubblica istruzione mi aveva graziato: ero stato spintonato fuori dal liceo. Dei risultati scolastici non mi importava nulla, quella sarebbe stata un’estate di alpinismo vero: bivacchi, temporali, esperienze bonattiane. E lo fu.

La mia idea di futuro, condivisa da tanti della mia generazione, era vivere di montagna. Per la montagna. “In” montagna. Rifugisti, guide alpine, guardaparco, al limite maestri di sci… ci immaginavamo in vari ruoli a sbarcare il lunario, felici di stare tutto l’anno sopra i duemila metri. Da me, ragazzo di città, ci si aspettava che nonostante tutto mi iscrivessi all’università, cosa che feci con tiepidissimo entusiasmo, ma il sogno stava sempre là sopra, sulle dentate scintillanti vette. Poi la vita continua. Molti miei amici finirono in banca. Altri ci riuscirono, a diventare guide o rifugisti. Alcuni morirono. A me andò meglio. Fortunosamente diventai giornalista, specializzato (diciamo così) in alpinismo, e andavo in giro a raccontare che avevo frequentato la Libera Università della Montagna, pensa te la supponenza. Ora un po’ me ne vergogno, ma retrospettivamente, sono contento.

Qualche mese fa mi trovavo a Edolo, a cena in un ristorante. Del menù ricordo poco, so che si mangiò bene, ma ricordo più vivamente la (o le) bottiglie che furono portate in tavola: rossi da ciliegiolo, erbanno, ciàss negher, vitigni mai sentiti per vini sorprendenti o, come li definisce Slow Food, croccanti, leggeri e scorrevoli al palato. “Anche questi vini in fondo sono uno dei frutti della nostra università” mi stava raccontando Anna Giorgi, professore ordinario di Botanica e presidente del collegio didattico della UNIMONT, il polo universitario filiazione della Statale di Milano che da un paio di decenni offre un corso di laurea triennale in “valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano”.

“In che senso?” avevo chiesto.

“Molti dei nuovi viticoltori, ma anche allevatori, proprietari di agriturismi, tecnici forestali, amministratori e persino qualche sindaco di montagna, sono nostri ex studenti. La UNIMONT è un esempio di stretta collaborazione tra l’accademia e il territorio.

La cultura di montagna non è di serie B

Durante la cena avevo riflettuto sull’importanza di questo rapporto tra studio e paesaggio. Chissà se, a vent’anni, sarei stato uno studente più entusiasta, potendomi svegliare tutti i giorni sotto l’Adamello, a due passi dal Tonale. E potendo imparare tutti i giorni qualcosa di nuovo della e dalla montagna? Confesso, ho invidiato gli studenti di oggi, il loro privilegio.

“Ora siamo in dirittura d’arrivo per la laurea magistrale” continuava la professoressa Giorgi, “mancano solo le ultime burocrazie ministeriali. Sai, abbiamo dovuto lottare, in tanti ci hanno messo i bastoni tra le ruote…”

“Perché?”

“Non volevano che il corso fosse in inglese. Dicevano: perché mai?, in un posto così è inutile. Ma io mi sono impuntata. Una magistrale in italiano sarebbe nata morta”.

Capisco poco di università, ma mi sono trovato subito d’accordo. La cultura di montagna non è di serie B, e per gestire un territorio tanto complesso ci vogliono skills contemporanee. Anche l’inglese.

Oggi, finalmente, apro le mail e trovo la notizia. Anna Giorgi ce l’ha fatta. A Edolo è nato Mountainside, il Corso di Laurea Magistrale in Valorization and Sustainable Development of Mountain Areas. “Sarà una laurea magistrale con un approccio che guarda alle montagne a 360°” dichiara la professoressa nell’intervista che accompagna il comunicato stampa: “si parlerà di agricoltura, di ambiente, di turismo, di comunicazione, perché saper comunicare per chi vive, lavora e crea valore in montagna è indispensabile… E bisognerà saperlo fare in italiano e in inglese”.

Sono contento. Di sapere che la Val Camonica attirerà studenti internazionali, che il travaso immediato tra saperi accademici e gestione del territorio continuerà, ad alto livello, e che per la montagna si prepara una vera classe dirigente. Ce n’è bisogno, ma non in futuro: ora.

Dunque se siete in età di studio, se come noi un tempo desiderate vivere in alta quota, questa è una buonissima occasione, un vero privilegio. Un’ultima nota: a Edolo gli affitti per gli studenti sono molto più bassi che a Milano, l’aria è più fresca, il vino (da consumare con moderazione) eccellente.

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2 Commenti

  1. Da tempo non leggevo un articolo così piacevole, divertente e al contempo assolutamente serio e importante, anzi direi fondamentale: l’Italia ogni giorno perde posizioni nei contesti economici e industriali generalmente intesi.
    C’è solo una cosa che tanti altri paesi non hanno e non possono “demoralizzare” : il ns magnifico paesaggio e tutti gli antichi saperi e prodotti a questo indissolubilmente legati.
    Forza ragazzi !! Avete giorni più duri dei nostri, ma forse – sulle cose belle – qualche opportunità da non sprecare.

    1. il correttore ha cambiato “delocalizzare” in “demoralizzare” … sorry
      Ergo:
      C’è solo una cosa che tanti altri paesi non hanno e non possono “delocalizzare” : il ns magnifico paesaggio … ecc.

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