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Al Museomontagna una mostra dedicata a Gian Carlo Grassi

Giovedì 31 marzo alle ore 18,00 sarà inaugurata presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino una mostra dedicata all’alpinista valsusino Gian Carlo Grassi. Pioniere dell’arrampicata su ghiaccio in Italia alla fine degli anni Settanta, scopritore, tra i primi, dei massi dell’anfiteatro morenico della Valle di Susa, guida alpina ed esploratore di vie e goulotte sulle grandi pareti himalayane e patagoniche.

Curata da Enrico Camanni con Veronica Lisino, responsabile della Fototeca del Centro Documentazione, e Marco Ribetti, vicedirettore del Museo, l’esposizione intitolata “L’inesauribile scalata di un sognatore”, racconta l’intensa vita di Gian Carlo Grassi attraverso il filo delle sue immagini, che delineano una ricerca alpinistica ed estetica in quattro continentisempre all’insegna della scoperta e dell’innovazione.

La mostra sarà visitabile dal 1° aprile, giorno in cui ricorre il trentunesimo anniversario della scomparsa di Grassi, avvenuta sul Monte Bove, nei Sibillini. Orario di visita: dal martedì alla domenica, 10,00 – 18,00.

Gian Carlo Grassi

Grassi, nato a Condove nel 1946, può essere annoverato tra i grandi alpinisti italiani, ma è giusto ricordarlo come un uomo “normale”, con i suoi dubbi, le sue speranze e soprattutto la sua passione. Senza essere un talento sportivo fuori dal comune e con pochi mezzi economici a disposizione, ha seguito la classica gavetta degli alpinisti piemontesi, passando dalle escursioni alle facili ascensioni in compagnia del padre, le prime scalate sulle rocce della Valle di Susa, le vie in montagna, sempre più impegnative, e la Scuola di alpinismo Giusto Gervasutti, banco di formazione e prova. Solo dopo i vent’anni sono arrivate le prime affermazioni, e poi il passaggio al professionismo come guida alpina a metà degli anni Settanta.

Ha conservato fino alla fine la virtù fanciullesca del sogno. Le sue scalate erano visioni, quadri, trasfigurazioni, come i nomi delle sue vie ricordano ancora oggi ai ripetitori. Non cambiò neanche quando la fantasia perse definitivamente il potere. Viveva in un universo senza tempo, forse fatto di gnomi, forse di cascate. A volte era dirompente con la sua sete di arrampicare, ma non si trattava di insensibilità, piuttosto di difesa dal mondo. Ha scalato ovunque con la passione del ragazzo assetato di conoscenza. Non è mai stato capace di programmare scaltramente, tantomeno di monetizzare la portentosa attività; l’avesse fatto sarebbe diventato miliardario. Invece è rimasto un incorreggibile e fiero dilettante, nel senso nobile del termine, anche il triste giorno in cui è morto consegnandoci il suo stupore.

I contenuti della mostra

La mostra del Museomontagna mette in luce la molteplice attività alpinistica ed esplorativa di Gian Carlo Grassi, che spazia dai primi cimenti giovanili sulle Alpi Cozie e Graie all’affermazione degli anni Sessanta, con le prime ascensioni invernali e le vie nuove; dal magico periodo del Nuovo Mattino, condiviso con personaggi come Gian Piero Motti e Danilo Galante, alla scoperta delle goulotte e delle cascate di ghiaccio, insieme al forte amico Gianni Comino; dall’esplorazione sistematica dei massi dell’anfiteatro morenico della Valle di Susa alle spedizioni nei quattro continenti, compreso un tentativo invernale all’Everest.

Grassi è stato il grande specialista del ghiaccio, perché sul ghiaccio riusciva a esprimere pienamente la sua fantasia e il bisogno di ricerca, ma non ha mai privilegiato un terreno particolare, spaziando liberamente dalle vie estreme d’alta quota ai sassi della sua valle. Ha sostenuto con convinzione, e dimostrato con coerenza, che “un passaggio su un masso riuscito dopo ripetuti tentativi offrirà il medesimo momento di soddisfazione di una grande ascensione in alta montagna”.

Oltre alle quasi cento fotografie selezionate dal Fondo Gian Carlo Grassi, costituito da più di 15.000 diapositive, il percorso espositivo si compone anche di materiali alpinistici che appartennero a Grassi e al primo periodo dell’evoluzione moderna della scalata su ghiaccio, tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta del Novecento.

Il visitatore avrà l’occasione di viaggiare attraverso le “tante vite” di Grassi, che comprendono il magico “giardino di cristallo”, dedicato all’attività su ghiaccio tra cascate gelate, goulotte e seracchi, con interventi video a cura di auroraMeccanica | Narrative Space Studio di Torino. Quindi potrà conoscere i successivi passaggi dell’uomo e dell’alpinista, dalle esperienze adolescenziali alle grandi imprese nella Valle di Yosemite; dai massi della Valle di Susa ai viaggi in Scozia, dalle spedizioni sulle Ande e in Africa, alle esplorazioni in Canada, Patagonia, Norvegia e Himalaya. Il percorso si conclude con le testimonianze di alcuni compagni di cordata tratte dai documentari di Angelo Siri del 2009 e di Elio Bonfanti del 2021.

L’intervento di riordino, catalogazione, digitalizzazione e studio

L’esposizione è il risultato del lavoro di intervento archivistico eseguito sul fondo fotografico, ma soprattutto delle attività di studio e ricerca da esso rese possibili. Donato dagli eredi al Museo nel 2017, il Fondo Gian Carlo Grassi è stato ordinato e schedato nel corso del progetto Interreg Alcotra Italia-Francia iAlp, condotto dal Museomontagna con il Musée Alpin di Chamonix (2017-2021), che ha portato alla sua completa catalogazione e informatizzazione sul portale dei beni culturali del Club Alpino Italiano (www.CAISiDoc.cai.it) gestito dal Museo con la Biblioteca Nazionale CAI.

Il catalogo

In catalogo testi di Enrico Camanni e Roberto Mantovani sull’attività alpinistica di Grassi; di Gian Piero Motti, di cui si ristampa l’articolo del 1979 apparso sulla rivista della FILA; di Michele Motta, geologo che approfondisce il tema dei massi erratici dell’anfiteatro morenico valsusino e di Valentina Varoli, sul Fondo Grassi e la sua catalogazione.

Il volume è illustrato con i materiali della donazione, a cui si aggiungono le prime fotografie di Grassi in montagna, diari di salite e libretti di guida tratti dall’archivio di famiglia, oltre ad alcune fotografie degli amici e compagni Elio Bonfanti, Massimo Demichela, Ugo Manera, Alberto Re e Siegfried Stohr. Una selezione di libri e periodici dell’epoca, conservati dalla Biblioteca Nazionale CAI, completa il corredo iconografico. Il catalogo – 157 pagine, edito dal Museomontagna – sarà in vendita dal 1° aprile sul sito del Museo (https://www.museomontagna.org/shop/) e presso la biglietteria.

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