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Nei rifugi delle Dolomiti Bellunesi si sperimenta la telemedicina

Nei rifugi delle Dolomiti Bellunesi si sperimenterà la telemedicina. Attraverso specifiche strumentazioni si cercherà di rendere smart i soccorsi, con valutazioni dello stato fisico dei pazienti da remoto. L’iniziativa rientra nel più ampio progetto strategico “Miglioramento dell’offerta turistica di alta montagna nelle aree di confine della Provincia di Belluno”, che vede come attuatore la Regione Veneto, finanziato con il Fondo Comuni Confinanti. Su un finanziamento totale di 1,5 milioni di euro, 74.478 euro sono stati destinati all’acquisto e alla formazione all’uso di strumenti di telemedicina da utilizzare nei rifugi.

Nella sua totalità il progetto comprende azioni di miglioramento sui sentieri e sulle vie ferrate, potenziamento e nuovi impianti per la banda larga satellitare nei rifugi e ammodernamento di tali strutture, interventi straordinari nei bivacchi alpini, nella rete viaria silvo-pastorale e attività di Geo-referenziazione (GPX) dei percorsi turistici più frequentati. Interventi cui si aggiungono l’iniziativa della formazione alla telemedicina in quota e azioni di informazione e divulgazione con modalità innovative delle peculiarità dei territori interessati dal progetto.

La realizzazione dello step dedicato alla telemedicina è stata affidata dalla Regione alla Ulss Dolomiti. A gestire l’intervento sarà il Suem, che avvierà l’iniziativa in collaborazione con alcuni rifugi che saranno dotati della strumentazione necessaria. Qualora si verificassero incidenti o malori, il gestore o un eventuale soccorritore sul posto avranno modo di connettersi in tempo reale con una stazione base, che sarà allestita presso la centrale Suem 118. Qui, attraverso l’uso di particolari smart glasses, gli operatori potranno vedere a distanza ciò che gli occhi del gestore/soccorritore staranno vedendo, e al contempo ricevere dei dati di telemetria del paziente. Sarà in sintesi possibile effettuare una diagnosi da remoto.

Una volta chiara la situazione, sarà facilitata la gestione del soccorso, inviando se necessario in rifugio la risorsa di soccorso più adatta, oppure fornendo indicazioni al gestore/soccorritore per intervenire nell’emergenza. Ad esempio guidandolo in manovre di primo soccorso. Trattandosi di strumentazioni d’avanguardia, per il loro utilizzo è prevista una fase di formazione rivolta agli operatori in rifugio e agli operatori del Suem.

“Questo progetto che stiamo definendo nel dettaglio in questi giorni, rappresenta un altro passo nella direzione di rendere il territorio sempre più sicuro, sia per i cittadini che per i turisti che scelgono le nostre splendide montagne, attraverso la tecnologia – il commento della direttrice generale dell’Ulss Dolomiti, Maria Grazia Carraro – . L’obiettivo è ridurre il tempo di intervento e gestire al meglio la catena dei soccorsi, con un grande vantaggio per il territorio.”

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