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Precipita per 300 metri, a 22 anni muore sul Monte Cristallo

Tragedia sul Monte Cristallo, nelle Dolomiti Ampezzane, nella giornata di sabato 12 marzo. Faycal Moussaddak, giovane alpinista di 22 anni, è precipitato per oltre 300 metri perdendo la vita.

L’allarme è stato lanciato attorno alle 13 da 4 amici che si trovavano un centinaio di metri più a monte del ragazzo. Dalle prime informazioni, i 5 volevano salire la normale al Cristallo. In 4 erano partiti per primi, ma avevano sbagliato itinerario percorrendo una cengia senza uscita, da dove avevano cercato di salire, fermandosi a 2.900 metri di quota e iniziando a calarsi. Il quinto alpinista – che era partito più tardi, li stava seguendo ed era in contatto telefonico con loro – si trovava più basso di un centinaio di metri lungo la cengia, dove si era fermato ad aspettarli. Poi, all’improvviso la scivolata e la caduta nel vuoto.

Siccome è evidente che ho la sfiga accanto a me, non mi va di tentare questo camino di terzo grado in libera e magari, appunto, per sfiga cadere e farmi un volo del genere” solo state le ultime parole di Moussaddak affidate poco prima dell’incidente alle story di Instagram, dove durante la giornata aveva raccontato come la gita fosse stata contraddistinta da diversi intoppi, tra cui l’itinerario sbagliato e un masso che ha rischiato di colpirlo sul sentiero.

Dopo aver sorvolato l’area e aver individuato il corpo, l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore è volato a imbarcare due volontari e un soccorritore del Sagf di Cortina, sbarcati nelle vicinanze. L’eliambulanza è poi salita a recuperare i 4 amici. Una volta ottenuto il nulla osta dalla magistratura per la rimozione, la salma è stata imbarellata e portata a valle con un verricello di 20 metri.

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5 Commenti

  1. Incidente molto strano dato che la normale al Cristallo è molto ben segnata, con bolli rossi, ometti di pietre e tracce di passaggio. Forse è stato tradito dal ghiaccio che si forma dal colamento di neve o altro ghiaccio dalla parete sud, e può gelare nelle zone in ombra date le temperature basse anche in pieno giorno.

    1. Non è strano. Ho fatto la normale sia d’estate sia d’inverno, e posso garantire che nel secondo caso molte cose cambiano. In primis, la presenza di ometti, bolli rossi o tracce di passaggio, evidentemente tutti cancellati dalla neve, che permane a lungo anche se l’esposizione è sud. E tralascio il resto delle ovvie difficoltà di una salita invernale.

  2. Un incidente può capitare a tutti purtroppo, quindi non mi permetto di discutere delle difficoltà incontrate, degli ometti si e no etc etc. La cosa che mi ha lasciato perplesso è il fatto che ci siano sempre queste dirette sui social; a che scopo? E’ questo il modo di vivere un’avventura oggi? Non basta condividerla con gli amici presenti? Va per forza fatta la telecronaca? Questo modo di agire sul campo può portare a disattenzioni? Mi baso su quanto riportato dall’articolo.

    1. Concordo pienamente! Purtroppo però vediamo anche illustri alpinisti che si sono dati sempre di più all’alpinismo mediatico…e alcuni purtroppo con le stesse nefaste conseguenze…

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