Meridiani Montagne

Badile, Sciora, Albigna e Val Bregaglia nel nuovo numero in edicola di Meridiani Montagne

È in edicola la nuova monografia di Meridiani Montagne “Badile, Sciora, Albigna e Val Bregaglia”. Un viaggio che ci porterà a scoprire una valle dalle due anime: metà italiana, metà svizzera; cattolica e protestante; nobile e contadina; legata alle tradizioni e desiderosa di futuro; negletta dal turismo di massa ma, proprio per questo, autentica. E lo faremo esplorando la cultura di questi luoghi, la cui natura ispirò Giovanni Segantini, la famiglia Giacometti e tanti altri grandi nomi dell’arte, le tradizioni enogastronomiche e ovviamente le sue montagne.

A presentarci il numero 115 di Meridiani Montagne “Badile, Sciora, Albigna e Val Bregaglia il direttore Paolo Paci.

Parola al direttore

La copertina del numero

C’è un luogo, bellissimo, delle Alpi che da quasi cinque anni è off limits per tutti, alpinisti, escursionisti e persino i gestori del rifugio: si tratta della capanna Sciora, che noi arrampicatori conosciamo bene per il “ferro da stiro”, quell’incredibile pilastro di base dello spigolo nord dei pizzi Gemelli su cui corrono alcune delle più entusiasmanti vie di aderenza delle Alpi centrali. Ma il rifugio era anche base per le vie classiche sulla Nord del Cengalo oltre che sui pizzi Gemelli e sul gruppo delle Sciore, e punto di snodo delle traversate verso il ghiacciaio del Forno e la capanna Sass Füra. Ebbene, dall’estate di quel 2017 una serie di crolli imponenti ha sconvolto la parete del Cengalo, invaso la Val Bondasca, ucciso in un colpo una comitiva di otto escursionisti e costretto decine di famiglie a evacuare le proprie case. Indiziato, come sempre, è il cambiamento climatico, il riscaldamento anomalo che scioglie il ghiaccio fossile e provoca il distacco di porzioni a volte gigantesche di montagna; ma in questo caso anche le autorità cantonali, oggi sotto processo (l’inchiesta non si è ancora conclusa) per aver sottovalutato l’allarme dei geologi. Quella strada, quel rifugio e quelle pareti andavano chiusi prima.

La storia ce la ricorda Popi Miotti nel suo bell’articolo sull’esplorazione alpinistica delle pareti nord della Val Bregaglia, di cui anche lui è stato protagonista tra gli anni Settanta e Ottanta. “Ogni volta che mi trovo a Bondo o a Promontogno penso allo stupore che dovettero provare i primi pionieri nello scorgere sopra le case, inquadrate dalle pendici boscose della Val Bondasca, incombenti e smisurate, le cattedrali rocciose del Badile e del Cengalo. Forse in nessun altro luogo delle Alpi sono concentrate in uno spazio così ristretto tante imponenti pareti” scrive Popi. Il suo racconto sulla conquista dello spigolo nord del Badile, delle esplorazioni di Coolidge e Klucker, delle imprese famosissime di Riccardo Cassin e quelle meno famose ma altrettanto grandi di Felice Battaglia, per arrivare all’alpinismo moderno di Fazzini, Giovanoli, Lenatti, introducono il monografico di Meridiani Montagne sulla Val Bregaglia.

Un numero ricchissimo: perché se anche non possiamo salire alla capanna Sciora, la valle offre mille opportunità di scalate, escursioni, visite culturali e contemplazione. Noi siamo saliti con il nostro inviato Umberto Isman sulla cima della Fiamma, slanciatissimo campanile che domina il gruppo dell’Albigna. Con Ettore Pettinaroli abbiamo percorso la Via Panoramica che scende dal Maloja fino a Chiavenna, una fantastica balconata sui gruppi rocciosi della valle, attraverso malghe, pascoli e villaggi abbandonati. Il nostro esperto d’arte Roberto Mottadelli ci ha accompagnato da Stampa a Soglio, fino di nuovo al Maloja, sulle tracce dei grandi artisti della Bregaglia, da Alberto Giacometti a Giovanni Segantini. Mentre Maria Tatsos ha riscoperto per noi le storie più curiose della valle, l’epopea del Maloja Palace, le streghe di Vicosoprano, le vicende di Piuro che un’altra frana storica (del 1618) trasformò nella Pompei delle Alpi. E ancora siamo entrati nelle botteghe, nei crotti, nelle cantine dove vivono gli intensi sapori della valle, dalle castagne al violino di capra, perché non solo di sentieri e pareti si nutre l’amante della montagna. Infine, con un fotografo di vaglia come Luca Merisio, abbiamo incontrato gli ultimi artigiani delle gerle, dei torchi e della pietra ollare, testimoni di una cultura materiale che in questa lunga valle divisa tra Italia e Svizzera tenacemente sopravvive.

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