News

All’essenza del viaggiare con il numero di Meridiani dedicato all’Antartide

Basta la parola, Antartide, e si entra nella dimensione del mito, difficile da immaginare e da comprendere. Un luogo lontano, anche nel pensiero, dalle coordinate all’interno delle quali viviamo. Più che un invito al viaggio,  possibile, e sempre più di moda, nonostante rimanga un’avventura destinata a pochi, il numero in edicola che Meridiani dedica a questa terra-continente è una riflessione sul tema della bellezza e della precarietà, sulla fragilità e sulla potenza della natura, sul senso del nostro essere (o crederci) padroni di un pianeta che qui, agli antipodi, mostra le sue regole e le sue leggi.

A presentarci il numero 265 di Meridiani “Antartide” il direttore Walter Mariotti.

L’editoriale

Perché iniziare il 2022 con un numero dedicato all’Antartide? Perché al di là del fatto che oggi si possa andare a visitarla con crociere particolari ma comunque possibili, l’Antartide resta ancora il posto meno conosciuto e più inaccessibile della Terra. Un luogo dunque dove nell’era della connessione e della trasparenza pressoché totale ci si ritrova come i nostri progenitori di centomila anni fa, soli davanti a un ignoto che ci richiama il mistero dell’essere. L’Antartide è infatti un continente come gli altri, ma estremo, in ogni senso. E di cui per la maggior parte della storia umana non si seppe mai nulla, salvo ipotesi relative a una “terra australis” basate su ragionamenti del tutto teorici. Certo, ci furono viaggiatori straordinari come Ludovico di Varthema e Niccolò de’ Conti, che in rotta per Oriente tra il XV e il XVI secolo riportarono notizie di terre sconosciute poste all’estremo del mondo. Ma solo quando Ferdinando Magellano scoprì la Terra del Fuoco in Europa si iniziò a ragionare in maniera più concreta sull’esistenza di un mondo all’altra parte del mondo, vasto quanto ghiacciato. E solo nella seconda decade del XIX secolo, quando l’esploratore e militare russo Fabian Gottlieb Thaddeus von Bellingshausen – durante una spedizione “nei mari del Sud” – scoprì le isole Pietro I e Alessandro I, le credenze diventarono prove scientifiche.

Oggi le cose sono molto cambiate, ma quello che l’Antartide evoca e rappresenta resta intatto. Prima di tutto, che per quanto progrediamo e possiamo viaggiare in maniera sempre più rapida, comoda, diffusa, non conosceremo mai tutto. E poi che anche nella nostra era ipertecnologica che programma viaggi e colonie su Marte, la vecchia cara Terra riserva ancora sorprese, ha ancora tanto da insegnare a noi uomini presunti “onniscienti”. Ma, soprattutto, l’Antartide insegna che si può viaggiare in tantissimi modi. Viaggiando sempre e magari non partendo mai. Perché l’essenza del viaggio resta un mistero che nessun uomo potrà davvero capire fino in fondo.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close