Ambiente

Scoperta nel Mare di Weddell una colonia di pesci ghiaccio grande quanto l’isola di Malta

Avete mai sentito parlare dei pesci ghiaccio? Un nome che sembra balzare fuori da un film fantascientifico ma che in realtà identifica una famiglia molto speciale di abitanti dei mari. Quando parliamo di “famiglia” intendiamo in termini di classificazione scientifica, un insieme di specie. La famiglia dei pesci ghiaccio (dall’inglese icefish) detti anche pesci coccodrillo, è quella dei Channichthyidae (Ordine: Perciformes; Sottordine: Nototenioidea), e ha distribuzione limitata entro le acque antartiche. Insomma, siamo di fronte a pesci che amano il freddo, in grado di sopravvivere a temperature al di sotto dello zero grazie alla viscosità del proprio sangue, che è privo di globuli rossi ed emoglobina. Alcune specie di pesci ghiaccio dispongono inoltre di una glicoproteina che ha la funzione di antigelo. Ma perché vi stiamo parlando di questi strani pesci di ambiente estremo? Perché di recente in Antartide è stata effettuata una scoperta che ha lasciato gli scienziati a bocca aperta. Nel corso di un monitoraggio sul fondale del Mare di Weddell è stata rilevata una colonia da record di pesci ghiaccio (nello specifico Neopagetopsis ionah o Jonah’s icefish), grande quanto l’isola di Malta.

Un mondo nascosto

Come si legge nel paper che riporta i dettagli di tale scoperta (“A vast icefish breeding colony discovered in the Antarctic”, Current Biology, 2022), effettuata nel corso di una spedizione scientifica tedesca nel febbraio 2021, gli scienziati non avevano mai visto niente di simile finora sui fondali antartici.

“La colonia ha una estensione stimata di almeno 240 km2 e si sviluppa sul fianco orientale del Filchner Trough, ed è composta da nidi con una densità di 0,26 per metro quadro, per un totale di circa 60 milioni di nidi attivi e biomassa associata in pesci di oltre 60.000 tonnellate. Nella maggioranza dei casi il nido vede la presenza di un pesce adulto a guardia di circa 1735 uova.”

Considerate che la colonia più grande identificata in precedenza contava soltanto 60 nidi. Difficile immaginare lo stupore dei ricercatori tedeschi che, per ore, hanno visto scorrere sullo schermo una sorta di immagine ripetuta del fondale marino, immortalata dalle videocamere subacquee a circa 500 metri di profondità (tra 535 m e 420 m), nella zona meridionale del Mare di Weddell, non distante dalla piattaforma Filchner. Tante buche di 15 cm di profondità per 75 cm di diametro, scavate nella sabbia, ripiene di uova, con un guardiano a loro protezione.

“Ci aspettavamo di vedere il classico fondale marino antartico – ha raccontato al The Guardian Autun Purser dell’Alfred Wegener Institut – , durante le prime 4 ore di navigazione non abbiamo visto altro che nidi di pesci.”

Nel corso dell’esplorazione è stata anche monitorata la temperatura delle acque e ciò che è risultato evidente è che la zona occupata dalla colonia mostri acque più calde (+2°C) rispetto alle aree di fondale circostanti. Per la riproduzione i pesci mostrano di aver dunque scelto una zona interessata dal fenomeno dell’“upwelling”, ovvero dallo spostamento dell’acqua più fredda verso la superficie ad opera delle correnti.

E le foche banchettano…

La presenza di così tanta biomassa localizzata ovviamente fa più che piacere ai predatori dei pesci ghiaccio, come le foche di Weddell (Leptonychotes weddellii, Lesson 1826). La presenza di carcasse di pesce nella zona dimostra che la colonia rappresenta un importante anello delle reti trofiche locali. “Qualora si perdesse questa colonia, si perderebbero probabilmente anche le foche”, il commento sintetico e duro di Purser.

L’eccezionale vastità del sito di riproduzione e la sua importanza a livello ecologico ha portato gli autori del paper a concludere come segue: “Riteniamo che la nostra scoperta dia supporto alla necessità di proteggere il Mare di Weddell dall’impatto antropogenico mediante istituzione di una area regionale marina protetta nelle profondità dell’Oceano meridionale, sotto la Convenzione per la protezione delle risorse marine viventi in Antartide (CCAMLR).”

La ricerca ad ogni modo non si ferma qui. La scoperta ha evidenziato che le conoscenze del mondo scientifico sugli ecosistemi marini antartici siano ancora limitate. Ci sono gap da colmare. “Le profondità marine non sono deserti, sono ricche di vita – commenta Purser – . Il fatto che ci siano degli ecosistemi così grandi di cui finora non sapevamo nulla dimostra che con alta probabilità là fuori c’è ancora tanto da scoprire.”

E così la navigazione riprenderà il prossimo aprile, per esplorare le zone limitrofe alla colonia e prima di tutto vedere se i pesci ghiaccio torneranno a riprodursi negli stessi nidi.

E se dovessero arrivare prima i pescatori?

I ricercatori rispondono con un “Dont’worry”. Non è affatto possibile, almeno legalmente, che ciò avvenga. La pesca nella zona è strettamente regolata dalla Commissione Internazionale per la protezione delle risorse marine viventi in Antartide. La Commissione è costituita da 26 membri, includendo tutti gli stati che pescano attorno all’Antartide. “Dunque – si legge sul sito dell’Alfred Wegener Institut – se un Paese proponesse sul serio di pescare all’interno della colonia, la Germania e l’UE e così anche altri stati, non lo consentirebbero.

Un tuffo nel Mare di Weddell

Pronti a un’immersione nel Mare di Weddell? Di seguito il video che mostra l’eccezionale scoperta.

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