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Regole poco chiare e ARTVA introvabili, intervista a David Ciferri di RRTrek

Le norme entrate in vigore il 1° gennaio non sono chiare, e molti frequentatori della montagna invernale le ignorano. In più, in questo inverno che alterna le nevicate ai disgeli, i ciaspolatori e gli alpinisti dell’Italia centrale che vogliono acquistare un ARTVA, un Apparecchio per la Ricerca di Travolti da Valanghe, non riescono a trovarlo sul mercato.

David Ciferri, romano, vende attrezzatura per l’escursionismo e la montagna da più di trent’anni. Ha iniziato in un negozio di materiale da campeggio accanto allo storico mercatino di Via Sannio, accanto alla basilica di San Giovanni. Poi lo ha rilevato, e insieme ai colleghi lo ha trasformato nel Rifugio Roma. Qualche anno dopo il punto-vendita si è spostato di qualche centinaio di metri, ha preso il nome di RRTrek (Rifugio Roma Trek), ed è stato affiancato da RRClimb, specializzato in arrampicata, e dai due RRTrek abruzzesi di Pescasseroli e di Fonte Cerreto, alla base della funivia del Gran Sasso. David Ciferri è anche un promotore di attività culturali. E’ stato tra gli organizzatori del festival romano Montagne in città, ogni anno sponsorizza guide, libri e filmati, organizza presentazioni e serate sulla montagna. Negli scorsi due inverni, molte di queste attività sono andate avanti grazie alle dirette Zoom o Facebook.

Prima di tutto, però, David è un commerciante attento alle trasformazioni del mercato. Negli scorsi due anni, come tanti suoi colleghi, ha faticato per resistere alle chiusure e ai lockdown. L’ultima novità a creare problemi sono le norme sull’obbligo di ARTVA, pala e sonda. Regole poco conosciute, poco spiegate, e che è difficile rispettare anche perché gli strumenti che è obbligatorio portare con sé nelle gite sono difficili da trovare sul mercato.  

Quanti ARTVA si vendono ogni inverno tra il Lazio, l’Abruzzo e le regioni vicine?

Noi negli anni scorsi ne abbiamo venduti tra i 40 e i 50, ma non siamo un negozio molto legato allo scialpinismo. I miei colleghi abruzzesi ne vendono molti di più. 

Quanto costa un kit con ARTVA, pala e sonda? E, per fare un confronto, quanto costano le ciaspole o un’attrezzatura da scialpinismo? 

Il kit costa dai 280 ai 500 euro, e le aziende che producono gli ARTVA inseriscono la pala e la sonda a prezzo di costo. Le ciaspole e un buon paio di bastoncini costano dai 130 euro in su. L’attrezzatura da scialpinismo (sci, attacchi, pelli e rampant) è molto più cara. Costa circa 1000 euro, più altri 300 per gli scarponi.      

Chi sono gli acquirenti degli ARTVA? Le nuove regole entrate in vigore il 1° gennaio hanno modificato il pubblico? 

Certamente sì. Fino a un anno fa questi apparecchi, ma anche le pale e le sonde, venivano acquistati solo dagli scialpinisti. Da fine novembre hanno iniziato a informarsi sugli ARTVA anche gli escursionisti che usano le ciaspole, e i responsabili di associazioni che organizzano uscite invernali. 

Non abbiamo parlato degli alpinisti, e sull’Appennino sono molti, che frequentano creste e canaloni innevati.

E’ vero, insieme agli scialpinisti, gli alpinisti con piccozza e ramponi sono la categoria più esposta alle valanghe. Invece quasi nessuno di loro usa l’ARTVA.  

La curiosità e l’interesse del pubblico, oltre alle nuove norme, hanno fatto aumentare le vendite di ARTVA, pale e sonde? 

Ci sono stati dei casi speciali, come quello di una famiglia che a fine novembre è venuta qui in negozio e ha comprato quattro ARTVA. In generale no, e la colpa non è solo delle regole poco chiare e dei costi. 

Significa che non ci sono abbastanza ARTVA sul mercato? 

Proprio questo. Anche se il decreto legislativo è stato approvato quasi un anno fa, a febbraio del 2021, le aziende che fabbricano gli ARTVA si sono fatte prendere di sorpresa, e non hanno aumentato la produzione. Noi abbiamo fatto le ordinazioni con un anno di anticipo, e il materiale è arrivato. I colleghi che hanno ordinato più tardi hanno avuto e hanno ancora dei seri problemi. Oggi trovare un ARTVA da acquistare tra Lazio, Abruzzo e Marche è difficile. 

Qualcosa del genere era accaduto anche alla fine del 2020, quando dai negozi erano spariti gli sci da scialpinismo e le ciaspole…

E’ vero, le industrie del settore si sono accorte in ritardo del boom dell’escursionismo estivo e delle ciaspole e dello scialpinismo d’inverno. Hanno contato anche l’aumento dei dazi cinesi, e le chiusure dei confini della Thailandia e del Vietnam, dove producono molte aziende europee. La produzione degli ARTVA si è fermata per la mancanza di chip elettronici, ma anche di pezzi molto semplici. Le ciaspole, un anno fa, non arrivavano nei negozi italiani perché mancavano dei semplici rivetti di metallo. 

Problemi del genere ci saranno anche nella prossima estate? 

Temo di sì, purtroppo. Ci sono aziende che hanno dovuto fermare per mesi la produzione di scarpe, altre che sono in ritardo con le tende o gli zaini. Gli escursionisti, in primavera, avranno meno scelta degli anni scorsi.

Torniamo alle nuove regole sugli ARTVA. Cosa ne pensa? 

Il primo problema è che sono state rese note in ritardo. Dopo l’approvazione a febbraio, il CAI e le altre associazioni, come Federtrek che a Roma e nel Lazio è importante, dovevano diffondere e far conoscere la legge. Invece questa informazione è arrivata solo alla fine dell’autunno, e già mischiata a osservazioni e critiche.    

Si poteva fare diversamente?

Secondo me si sarebbero dovuti obbligare tutti gli organizzatori e gli accompagnatori di escursioni, professionisti e non, a fare una prova di utilizzo dell’ARTVA. Loro, poi, avrebbero dovuto insegnare ai clienti l’importanza e l’utilizzo degli attrezzi di autosoccorso.      

Nei vostri negozi vengono molti appassionati che si avvicinano per la prima volta alla montagna innevata. Che consigli gli date? 

Il primo, fondamentale, è di provare a usare le ciaspole con delle passeggiate facili, ma poi di partecipare a dei corsi con le guide alpine o con il CAI. Il secondo è di fare attenzione ai tutorial, o ai corsi che si trovano sul web. Sono utili, certo. Però dopo averli fatti non si può andare ovunque, ma si deve fare esperienza sul campo. 

Un ultimo consiglio in sintesi?

Essere umili, saper rinunciare. In caso di dubbio sulle condizioni, scegliere un itinerario più semplice di quello che si era previsto.  

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2 Commenti

  1. Era da prevedere: appena viene messo un decreto che comporta un acquisto , il giorno dopo ci pensa la legge domanda&offerta a rarefare la merce o farne aumentare il prezzo.

  2. Normale amministrazione dovuta a normative fumose che creano incertezza e maggiori costi con il solo scopo di “tutelare” i legislatori. Per il resto si aggiunge la difficoltà a produrre in breve tempo le attrezzature richieste ed un poco di speculazione. Detto questo lascio volentieri le ciaspole in cantina, per non incavolarmi e per tutelare il magro reddito che dovrà servire a far fronte ai paventati rincari delle bollette.

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