Ambiente

Sulle montagne della California vive una quercia di 13.000 anni

Che gli alberi siano in grado di vivere molto più a lungo di un essere umano, anche di molteplici generazioni di esseri umani, è cosa nota. Difficile però è rispondere alla domanda: quanto può vivere un albero? Non disponiamo effettivamente di una risposta diretta. Possiamo al massimo stimare quanto sia vecchio l’albero più antico del Pianeta (fino a che non se ne trovi uno ancor più vecchio, tutto è possibile). Tra gli alberi più antichi, quello scoperto più di recente risulta essere una quercia che si stima abbia una età di 13.000 anni. Si tratta di una quercia di Palmer (Quercus Palmeri) che vive tra le montagne della California.

L’antichissima quercia della California

La quercia da record californiana è stata scoperta nel 2009 sulle Jurupa Hills nella Contea di Riverside, in un luogo in cui i botanici non si aspettavano di trovarla. La specie, Quercus palmeri, è infatti una xerofita sempreverde che predilige quote più elevate e condizioni di umidità maggiori di quelle delle Jurupa Hills. E attualmente presenta una distribuzione particolare: popolazioni si ritrovano in California e Arizona, separate tra loro dai deserti di Sonora e del Mojave.

La spiegazione è semplice: in un tempo lontano (parliamo dell’ultima era glaciale) la distribuzione era molto più omogenea e continua. Nel tardo Pleistocene, il progressivo aumento di aridità e temperature ha portato a una contrazione della distribuzione, che oggi appare a chiazze. Con riferimento specifico alla California, popolazioni di Quercus palmeri si ritrovano soprattutto nelle contee di Riverside e San Diego, distanziate tra loro di svariati chilometri.

Quella che oggi riconosciamo come una singola quercia, come raccontato nel paper “A Pleistocene Clone of Palmer’s Oak Persisting in Southern California”, pubblicato nel 2009 sulla rivista scientifica Plos One a seguito della scoperta dell’esemplare, era inizialmente ritenuta una popolazione. Non dobbiamo infatti immaginarla come la classica quercia con radici, tronco e chioma. Sembra piuttosto un boschetto, e a breve capiremo perché.

Sembra bosco ma non è

“Nel sito di Jurupa – si legge nel paper – , la Quercus palmeri è rappresentata approssimativamente da 70 raggruppamenti di fusti, a formare un boschetto denso e omogeneo con dimensioni di circa 25*8 metri, che raggiunge al massimo il metro di altezza per una probabile combinazione di venti forti settentrionali, siccità e incendi. La modalità di emergenza dei fusti e l’alta densità rendono difficile determinare il numero degli individui distinti presenti nel sito mediante semplice osservazione. L’omogeneità morfologica, l’assenza di ghiande mature e l’abbondante evidenza di ricacci a seguito di incendi, suggerisce che tutti i fusti possano appartenere a un singolo individuo“.

Ai non addetti ai lavori, tale descrizione potrà sembrare ostile. In termini semplici, una quercia ha due modi per riprodursi: per via sessuale, che prevede una impollinazione con successiva formazione di ghiande germinanti, in grado di dare origine a una nuova pianta con un proprio DNA differente dalla pianta madre; e per via vegetativa.

In questo secondo caso, una volta morto il tronco originario, ad esempio a causa di un incendio, vengono emessi dalle radici dei nuovi fusti (polloni), che non rappresentano organismi differenti ma parti del medesimo organismo. All’apparenza possono sembrare singoli alberi, ma in realtà sono interconnessi tra loro dal medesimo apparato radicale. Il dubbio degli scienziati è stato dunque se si trovassero di fronte a più querce o addirittura una singola quercia. La risposta è giunta dalla genetica. Analizzando il DNA dei singoli “polloni” ci si è resi conto che effettivamente il boschetto sia una singola pianta.

Come è stata stimata l’età?

Se il tronco originario della pianta non esiste più, come si è fatta a stimare una età di circa 13.000 anni? Come raccontato al New York Times dal dottor Jeffrey Ross-Ibarra della University of California Davis, “quel che abbiamo realmente sperato era di trovare da qualche parte nel suolo dei pezzi di legno vecchio, appartenente al clone originale”, così da poterlo sottoporre a datazione al radiocarbonio. Purtroppo il tempo e le termiti hanno reso vana tale speranza.

Si è dunque optato per la classica misurazione degli anelli di accrescimento del fusto, in questo caso dei fusti, per stimare l’accrescimento annuale medio e, a partire da tale dato, considerate le dimensioni attuali del “boschetto” (che semplificando dobbiamo immaginare essersi accresciuta in maniera centrifuga attorno al punto in cui si trovava inizialmente il tronco originario), si è giunti alla stima dell’età della pianta. 13.000 anni portano la quercia californiana a entrare nella lista degli esseri viventi più longevi al mondo.

Piccola nota: la mancanza di una datazione al radiocarbonio non ha mancato di sollevare perplessità nel mondo scientifico.

Questione di cloni

Nel settembre 2020 abbiamo avuto il piacere di riportare la notizia della scoperta di Demetra, il rovere d’Aspromonte riconosciuto come latifoglia di clima temperato e boreale datata con metodo scientifico più vecchia del Pianeta, in virtù dei suoi 934 anni. Eppure 934 sono davvero pochi a confronto con i 13.000 della quercia di Palmer californiana. Cosa ci sfugge?

Come spiegatoci dal professor Gianluca Piovesan, dell’Università degli Studi della Tuscia, membro del team di esperti cui va il merito della datazione di Demetra, ci troviamo di fronte a due alberi non direttamente confrontabili tra loro in termini di vecchiaia. La quercia californiana è infatti un albero-clone, che come abbiamo evidenziato, ha perso il tronco originale e si riproduce in maniera vegetativa, espandendosi con un portamento tra l’altro arbustivo. Mentre Demetra presenta un fusto, quello originario unico e solo, che continua ad accrescersi da oltre 930 anni.

Dando uno sguardo sul web è possibile scoprire che gli alberi più antichi del Pianeta siano di fatto distinti in clonali e non clonali. Nella prima categoria ritroviamo uno tra gli organismi viventi più antichi, il Pando, un vasto bosco di pioppo tremulo americano nella foresta nazionale di Fishlake, nello Utah, costituito da oltre 40.000 alberi che in realtà risultano geneticamente identici e interconnessi a livello radicale. Età stimata: 80.000 anni! Vi è poi l’Old Tjikko, un abete rosso di circa 9563 anni situato su una montagna della provincia svedese di Dalarna.

Demetra rientra invece tra gli alberi non clonali più antichi, in particolare è la latifoglia di clima temperato e boreale datata con metodo scientifico più vecchia del Pianeta. L’albero non clonale più vecchio in assoluto si stima abbia 4853 anni. Ma questa è una storia di cui vi parleremo un altro giorno.

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