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Dolomiti, rifugisti scendono in campo per educare clienti sempre più esigenti

Giovedì 18 e venerdì 19 novembre 2021, i gestori dei rifugi della cosiddetta area “core” delle Dolomiti si sono ritrovati a Primiero San Martino di Castrozza per il quinto incontro annuale organizzato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO. Un meeting promosso annualmente per scambiare esperienze e confrontarsi su problematiche ed esigenze comuni. Al centro del dibattito di quest’anno si è posta la necessità di promuovere una frequentazione più rispettosa delle Dolomiti e il desiderio di far vivere agli ospiti esperienze all’insegna dell’autenticità e della sostenibilità.

L’unione fa la forza e aiuta le Dolomiti

I gestori dei 66 rifugi dellarea cuore del Sito Dolomiti UNESCO, distribuiti dal Brenta ai Monfalconi, dalle Dolomiti di Sesto alle Vette Feltrine, hanno dimostrato di sapere cosa significhi fare gioco di squadra. In qualità di custodi delle Dolomiti, coopereranno nell’educare i visitatori a comportamenti più rispettosi dell’ambiente montano, così differente dall’ambiente cittadino, diventando protagonisti di una campagna di sensibilizzazione che verrà promossa dalla Fondazione nei prossimi mesi.

“Abbiamo bisogno di raccontare insieme la nostra montagna, fatta di impegno, passione, sacrificio”, ha affermato il presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina a chiusura dell’incontro. “Valori che si possono tramandare e trasmettere anche grazie alla vostra preziosa testimonianza. Sempre di più i turisti cercano esperienze autentiche. Vogliono conoscere il territorio ed essere guidati dagli operatori locali. Il vostro ruolo è essenziale nell’indirizzare i visitatori verso una fruizione sostenibile e consapevole delle Dolomiti. È per questo che vi chiediamo di lavorare insieme a noi e a collaborare fra di voi, per sostenerci vicendevolmente in questa grande responsabilità”.

Rifugi diversi, un problema comune

Due giorni di trekking e riflessioni condivise quelli vissuti dai rifugisti, che hanno portato a evidenziare come, nonostante le differenze geografiche e strutturali dei rifugi, tutti condividano un problema: il cliente sempre più esigente. Un cliente che avanza talvolta pretese e che necessariamente va reso consapevole di quelle che sono le difficoltà e le limitazioni della vita in quota e al contempo delle esigenze della natura, che merita rispetto.

I clienti della montagna devono dunque essere formati e i rifugisti assumono il ruolo di presidi formativi. Compito mica da poco! Come si fa a educare al rispetto della montagna e della sua autenticità, chi sia magari abituato alle comodità della vita di città? La via più semplice è mostrare il dietro le quinte della vita in rifugio, metterci la faccia. Una idea che si è rivelata vincente con la realizzazione della trasmissione “Noi Dolomiti UNESCO” – di cui potete trovare i vari episodi su Youtube – , iniziativa di comunicazione voluta dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e ideata e realizzata dal giornalista Giambattista Zampieri per raccontare le storie di chi vive e lavora nei territori riconosciuti Patrimonio Mondiale e nelle vallate che li uniscono.

“In un periodo un po’ particolare perché molte persone nuove si sono affacciate alla montagna tocca a noi il ruolo di cercare di educare alla comprensione del contesto montano e del nostro lavoro in maniera semplice e il più possibile autentica in sintonia con la montagna”, ha dichiarato in sede di incontro Duilio Boninsegna, gestore del Rifugio Pradidali.

La campagna di sensibilizzazione che verrà avviata nei prossimi mesi punterà, attraverso testimonianze trasparenti della vita dei rifugisti, a rendere i visitatori della montagna consapevoli di quanto l’azione del singolo possa pesare sugli equilibri di un patrimonio comune, da preservare per le generazioni future.

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3 Commenti

  1. Mi sembra proprio strano questo mondo senza competenze che si inventa per giustificare la propria esistenza.
    E’ molto interessante leggere cosa propongono di fare, sempre agli altri, tutte queste strutture di vario genere.
    A me sembra che l’Ovvietà sia diventata obiettivo di studio e di promozione 🙂
    Non capisco.

  2. E’ vero che l’esigenze che alcune (purtroppo sempre di più) persone chiedono di soddisfare siano totalmente fuori luogo in un contesto come quello del rifugio, ma è anche vero che alcuni rifugi hanno dei prezzi tali che, di fronte all’offerta proposta, sembra chiara la speculazione in atto. Intendiamoci non tutti i rifugi, molti fanno davvero un lavoro esemplare a fronte di richieste assolutamente congrue.

    1. Dopo aver fatto ogni sforzo per spingere masse ad andare in alta montagna, e’ inevitabile l’emergere di fenomeni tipici di comportamenti di massa osservati in pianura.

      Nella mia esperienza, la maggior parte delle persone non e’ interessata all’alta montagna. Semplicemente, non ha esperienza e sensibilità’ per affrontarla. D’altra parte non e’ obbligatorio frequentare l’alta montagna. Trascinati per i capelli in tutti i modi in alta montagna, le masse si comportano di conseguenza. Spingere persone ad affrontare sentieri in alta montagna facendogli credere che il rapporto con la natura debba per forza essere mediato da manufatti e opere umane e’ abominevole e diseducativo (vedi alberghi al posto di rifugi, divertimenti fuori luogo, “balconi” costruiti sui sentieri; siamo all’asilo?). Si va in montagna per viverla immergendosi in essa e la si lascia com’e’. Punto.

      Perche’ spingere masse ad andare in montagna, se queste avendone avuto l’opportunità’ non l’hanno fatto spontaneamente? La montagna ridotta a mucca “economica” da mungere coincide con l’aver messo in mano le organizzazioni che governano la montagna e i rifugi a commercianti e allo sfruttamento economico e non a persone che semplicemente praticano, lavorano, amano e capiscono la montagna, con giusto peso ed equilibrio tra diversi aspetti.

      E’ questione ideologica. Il commerciante e il suo capitale non si accontentera’ mai, in montagna come in pianura. Sara’ sempre assetato di sfruttamento e remunerazione. Cio’, e’ il contrario di quanto si verificava nel passato, quando le strutture ricettive erano strutturate per rispondere a bisogni fondamentali e non superflui ed erano gestite da amanti e praticanti dell’alta montagna, che si realizzavano prima di tutto come persone nel ruolo che svolgevano legando lavoro, esperienza e cultura.

      Mettiamo le logiche del commerciante a comandare? E’ finita, belli miei. Il Luna Park avanza. Per vedere il primo casino’ in rifugio, non ci sara’ da aspettare molto, se si continua cosi’. Il processo di commercializzazione dell’alta montagna e’ ben avviato. Commercianti e ignoranti assieme fanno un bella congrega! I commercianti sanno che masse purtroppo prive di educazione e sensibilità’ non conoscono e non hanno esperienza di cosa voglia dire essere/sentirsi in armonia con la natura. Al contrario, tutti sappiamo cosa vuol dire comprare.

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