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Lo Sciliar, il massiccio dolomitico infestato dalle streghe

Elfi, gnomi, fate, giganti e streghe. In tempi lontani, secondo i racconti tramandati dalla tradizione orale delle popolazioni montane, Alpi e Appennini dovevano risultare davvero affollati di personaggi fantastici. Un mondo fatato, una dimensione che si accendeva in particolare al calare delle tenebre, che continua ad affascinarci. Dobbiamo ammetterlo, di ascoltare leggende nate tra boschi e vette non ci stancheremo mai. Oggi vogliamo raccontarvene in particolare una tramandata da secoli in Dolomiti: la leggenda delle streghe dello Sciliar.

Le streghe dello Sciliar, tra storia e leggenda

Il massiccio altoatesino dello Sciliar, situato all’interno del Parco naturale Sciliar-Catinaccio, si dice fosse un tempo un punto di ritrovo delle fattucchiere. E badate bene, noi la definiamo leggenda, ma c’è un fondo di verità.

Partiamo proprio dal contesto storico: agli inizi del 1500, il Castel Presule ospitava la sede del tribunale di Fié allo Sciliar. Come in molti altri luoghi d’Italia, anche qui capitava di dover affrontare accuse di stregoneria. Si racconta che nel castello furono condannate a morte 9 donne. Gli atti di processo sono ancora oggi custoditi presso il Museo Nazionale di Innsbruck, e riportano accuse che rimandano a immagini che ben conosciamo: donne danzanti o addirittura volanti su scope, nel cuore della notte, sullo Sciliar. La solita immagine stereotipata delle streghe, in stretti rapporti col demonio, esperte conoscitrici di piante ed erbe curativee e velenose, dedite a misteriosi rituali notturni, con immancabili danze attorno al fuoco. La credenza popolare voleva che tali donne, salendo di notte sulle cime delle montagne, fossero in grado si scatenare sulle valli tempeste con distruzione di raccolti e conseguenti carestie.

Anche se da un lato la leggenda delle streghe dello Sciliar è divenuta oggi un richiamo turistico rilevante per la zona, tali vicende sono rimaste impresse nella storia dell’Alto Adige come tristi memorie del passato. Per evidenziare la piena coscienza degli errori perpetrati dai propri antenati, presso Castel Presule è presente una epigrafe che riporta la seguente frase: “Il Comune di Fié allo Sciliar ricorda le proprie concittadine e i propri concittadini condannati e giustiziati 500 anni fa con l’accusa di stregoneria. La loro morte sul rogo dell’ignoranza e della superstizione sia per le generazioni future un monito contro qualsiasi forma di intolleranza ed emarginazione.”

I luoghi delle streghe dello Sciliar

Nella zona dell’Alpe di Siusi, sono molteplici i luoghi, ancora oggi visitabili, riconosciuti come ritrovo delle streghe dello Sciliar. Prime fra tutte le “Panche delle Streghe”, dei massi squadrati sulla cima del monte Bullaccia. O ancora le “Sedie delle Streghe” nascoste nei boschi dell’Alpe di Marinzen. Vi sono poi le “Sorgenti delle Streghe”, punti in cui acqua solforosa zampilla dal terreno generando delle pozze nei boschi, a breve distanza dal sentiero che da Saltria porta al rifugio Zallinger.

Infine non possiamo non menzionare il leggendario “Sasso delle Streghe”, un masso erratico la cui leggenda è riportata in un cartellone esplicativo, nella zona dei laghetti di Fié:

“Presso questa pietra, le streghe della zona tenevano le loro sedute e per questo si ritiene che si tratti di un luogo alquanto sinistro e sospetto…Un tempo, a Fié allo Sciliar, esercitava la propria missione di pastore un parroco il quale, con il suo religioso fervore, si teneva in continua lotta contro il popolo delle streghe, e qualche volta, tramite la preghiera e il pronto suonare delle campane della chiesa, riusciva persino a scongiurare i temporali e le tempeste tramati dalle streghe contro il suo paese. Una sera d’estate il parroco passeggiava nei pressi del Laghetto di Fié, quando decise di accoccolarsi tra il morbido muschio del bosco e, poco distante dal Sasso delle Streghe, riposare un’oretta. Quando il curato si risvegliò era già notte fonda e dal campanile del paese sentì rintoccare le dodici. Si udì un fracasso assordante, e il popolo delle streghe giunse a cavallo iniziando le sue danze. D’un tratto una delle donne si accorse del parroco e nel giro di un istante tutte le streghe si accanirono contro di lui. Lo seviziarono e maltrattarono fino a quando non diede più segni di vita. La mattina seguente, l’uomo venne ritrovato graffiato e mutilato accanto al Sasso delle Streghe, mentre il suo abito giaceva tutt’intorno in brandelli. Il sacerdote era stato vittima della vendetta delle streghe.”

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Un commento

  1. Pure in Val di Fiemme e Fassa (palestrina falesietta del Sass de le Strie a Moena)ci furono processi e roghi,ora e’ folklore pro turisti.Prima di criticare fondamentalisti attuali, meglio uno sguardo a come fummo.

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