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Torrentista disperso in Val di Zoldo ritrovato in una grotta dietro una cascata

“È vivo Giacomo”. Queste le prime parole del comunicato ufficiale con cui il Soccorso Alpino e Speleologico del Veneto ha annunciato, nel pomeriggio di lunedì, il ritrovamento del torrentista disperso in Val di Zoldo da domenica 5 settembre. L’uomo avrebbe trovato riparo fortuito in una grotta dietro una cascata.

24 ore di ricerche con il fiato sospeso

Le ricerche dell’escursionista, 43 anni, di Val di Zoldo (BL), erano scattate dopo la denuncia nella giornata di domenica della sua scomparsa durante la discesa del torrente Maè. Alle operazioni hanno preso parte Soccorso Alpino, Vigili del fuoco, Guardia di finanza e Carabinieri forestali.

L’uomo era partito da casa sua domenica attorno alle 7.30 con l’attrezzatura da canyoning, per scendere il tratto della gola del torrente Maè che fa da Soffranco a Pirago. Dopo aver già percorso la parte bassa della forra, voleva infatti completare la parte a monte. Dopo averlo atteso invano, un amico ha lanciato l’allarme attorno alle 18. Rinvenuta la sua auto parcheggiata a Soffranco e non potendo avere riscontri di telefonia – l’uomo è partito con il cellulare spento nel contenitore a tenuta stagna che aveva con sé, dato che all’interno della forra non c’è copertura – l’asta del torrente è stata divisa a zone.

Il Soccorso alpino di Longarone ha perlustrato i punti visibili dall’alto, il Gruppo forre del Soccorso alpino e speleologico Veneto ha controllato il tratto da Pirago verso il Piave, i Vigili del fuoco hanno fatto da Soffranco verso la confluenza del Grisol, da Pirago a Igne e da Igne in giù. Mancava una porzione intermedia di oltre un chilometro più difficile per la presenza di schianti e accumuli di materiale.

Verso le 22.30 di domenica il Gruppo forre è stato accompagnato dalla squadra alpina lungo un ripido sentiero intermedio fino alla partenza in acqua e i soccorritori sono riusciti a percorrerne una parte per uscire alle 2.30 risalendo lungo le corde lasciate dai Vigili più a valle.

Alle 7 di lunedì mattina è iniziata la perlustrazione con i droni della Guardia di finanza, cui si sono poi uniti quelli del Soccorso alpino. Si è ripartiti con il controllo del sentiero di accesso, Gruppo forre e Vigili del fuoco hanno previsto di scendere nella gola nel tratto più ostico che si sviluppa per circa un chilometro e mezzo. La svolta nelle ricerche è arrivata poche ore dopo.

Un lieto fine inatteso

Verso le 10, la squadra del Gruppo forre del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto aveva trovato le corde che scendevano bloccate in una pozza inavvicinabile per la forza della corrente. Quando i soccorritori avevano cercato di tirarle, queste si erano sganciate dall’imbrago, costringendoli ad organizzarsi per affrontare un recupero assai rischioso e forse impossibile con quella portata in quattro metri cubi d’acqua, nella piena convinzione che legato alla corda sotto la pressione dell’acqua non potesse che trovarsi il corpo senza vita dell’uomo.

La squadra si era quindi attrezzata con un arpione lungo sei metri, per tentare di sondare la vasca, mentre si procedeva con la richiesta della chiusura quasi totale del minimo deflusso vitale della diga di Pontesei a monte. Nel momento in cui uno dei soccorritori si era avvicinato al flusso con una frontale per provare a guardare al di là della cascata, si era intravisto un piede e poi il volto dell’uomo. Era vivo, lasciando commossi tutti.

Giacomo si era calato dalla cascata domenica verso le 10. Trascinato verso il basso dal flusso, era riuscito ad agganciarsi con una mano alla roccia ed era stato spinto dalla corrente all’interno di una grotta di un paio di metri, dove si trovava da ieri mattina. Quando si era sentito tirare, aveva sganciato lui le corde pensando potessero servire e si era avvicinato alla cascata, nel preciso istante in cui un soccorritore stava guardando nella sua direzione, solo perché era convinto di aver visto uno zaino. I soccorritori sono quindi riusciti a passargli una corda, con la quale si è assicurato all’imbrago e, con tutte le forze in loro possesso, lo hanno trascinato oltre il flusso della cascata e fuori dalla corrente della pozza. Recuperato con verricello dall’elicottero del Suem di Pieve di Cadore, Giacomo è stato trasportato all’ospedale di Belluno per i dovuti accertamenti. L’elicottero ha poi provveduto a recuperare anche la squadra.

Le scuse del Soccorso

Un ritrovamento che, come si legge nel comunicato, ha commosso tutti, soccorritori per primi, convinti in un primo momento di dover recuperare un corpo senza vita. Una convinzione così forte da portare il CNSAS a diffondere un breve aggiornamento verso mezzogiorno di lunedì in cui si diceva: “È stato purtroppo ritrovato senza vita il corpo di G.S., 43 anni, di Val di Zoldo (BL), partito ieri mattina per scendere lungo la gola del torrente Maè e non rientrato. Dopo le perlustrazioni notturne delle varie porzioni del torrente, questa mattina alle prime luci si è ripartiti con l’ausilio dei droni e con le squadre a piedi. Il Gruppo forre del Soccorso alpino e speleologico Veneto si è portato nel tratto più impegnativo, parzialmente visionato nella notte ed è qui che è stato individuato il corpo, a valle della confluenza con il Grisol, all’altezza del Rui Maor. Dalle prime informazioni, l’uomo calandosi con la corda per superare una cascata di qualche metro è rimasto bloccato sotto il getto. Al momento i soccorritori stanno valutando come procedere con il recupero, reso molto difficile dal fatto che il corpo si trova in una vasca profonda con forte corrente.”

Tutto è bene quel che finisce bene, e così il comunicato conclusivo dell’operazione si chiude con un messaggio di scuse per tale aggiornamento: “Ci dispiace aver contribuito a diffondere la triste notizia iniziale, ma non avremmo mai potuto sperare in questo esito straordinario.”

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Un commento

  1. Meglio così che viceversa.Solo in zona val Zoldana altri due semplici escursionisti solitari su percorsi segnati non furono mai trovati. Speriamo in analoga conclusione per un disperso recente.

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