Il Cammino di San Benedetto, così spirituale così reale
Redazione
È in edicola il nuovo numero di Meridiani Cammini dedicato al Cammino di San Benedetto, un itinerario tra rocche, piccoli borghi appenninici densi di storia e di tradizioni, eremi e abbazie, acquedotti e memorie dell’antica Roma. Ma soprattutto tanta natura, che avvolge e coinvolge con la sua dolcezza aspra e selvaggia. Un percorso adatto a tutti i tipi di camminatori e accessibile dalla primavera fino all’autunno inoltrato.
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Panorami tra i più belli del Lazio nel profumo delle ginestre e del timo, Castel di Tora si allunga sulle rive del lago artificiale del Turano, circondato da una corona di fitti boschi sui quali domina il Monte Navegna (1506 metri). Foto @ MIRKO PRADELLI
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Il monastero di San Benedetto (Sacro Speco) sorge addossato all’aspra parete rocciosa del monte Taleo, dominando la Valle Santa. È costituito da due chiese sovrapposte e da cappelle, volte, scale, associate in modo irregolare, seguendo la curvatura della roccia. Foto @ ALAMY
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Al centro, in lontananza, l’abbazia di Montecassino è una delle più note del mondo. Nel 529 san Benedetto scelse questa montagna per costruire un monastero che avrebbe ospitato lui e quei monaci che lo seguivano da Subiaco. Foto @ ISTOCKPHOTO
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Sullo sfondo, Orvinio, un borgo medievale tra boschi e splendidi panorami, dove le persone vivono una vita semplice, strettamente legata a tradizioni antiche. Foto @ MAURIZIO FORTE
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Al limitare della verdissima valle Muzia, tra Pozzaglia e Orvinio, è possibile ammirare i resti dell’abbazia benedettina di Santa Maria del Piano (sullo sfondo, il suo campanile romanico). Foto @ SIMONE FRIGNANI
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Trevi nel Lazio sorge su un colle, intorno all’antica rocca innalzata dai Caetani a guardia dell’alta valle dell’Aniene. Nel centro storico sono state recentemente realizzate tre opere scultoreo- musicali che ricreano un percorso sensoriale per i pellegrini. Foto @ SIMONE FRIGNANI
Una direttrice nord-sud di 300 km lungo uno dei tratti più suggestivi (e meglio conservati) dell’Appennino che da Norcia, alle propaggini dei Monti Sibillini, si snoda verso Subiaco, nell’alta valle dell’Aniene, fino a Cassino, nella valle del Liri, attraversando i luoghi più significativi della vita di san Benedetto, uno dei padri del monachesimo occidentale. A piedi, o in mountain bike, 16 tappe attraverso sentieri, carrarecce, e strade a basso traffico, percorrendo valli e monti di Umbria e Lazio. Percorrendo il Cammino di San Benedetto si vive prima di tutto una straordinaria esperienza di riscoperta lenta del cuore dell’Italia.
L’editoriale del Direttore
A presentarci il numero di Meridiani Cammini “Il Cammino di San Benedetto” il direttore Walter Mariotti.
Il Cammino di San Benedetto, prima di essere un percorso, è un’idea. È la possibilità di immergersi in un silenzio abbastanza inusuale al giorno d’oggi, attraversare verticalmente una porzione di Italia che non incrocia nessuna delle grandi direttrici di traffico, e vivere per 16 tappe – che significa più o meno una ventina di giorni, prendendosela un pochino comoda – in una dimensione che di fisico ha solo il ritmo dei passi sul sentiero, e la fatica dello zaino sulle spalle. Il resto, è dialogo con lo spirito. Che si può chiamare coscienza, natura, fede, ciascun camminatore che si incontra lungo la via mette l’etichetta che preferisce su questo elemento impalpabile che fa da filo conduttore. Quel che tutti accomuna è questa consapevolezza di muoversi in un solco tracciato oltre 1.500 anni fa da una persona che – come tanti di noi – sentiva che la realtà a lui intorno non era sufficiente, che ci doveva essere dell’altro a dare compimento alla vita, e che quindi si è messo in cammino. Non per girovagare in balia dell’estro quotidiano, ma un cammino fatto per riflettere e per costruire. Quell’«ora et labora» intorno al quale Benedetto ha improntato prima la sua vita, e poi l’ha resa Regola capace di aggregare una comunità, anzi mille comunità (tanti erano, a soli due secoli dalla morte del santo, i monasteri benedettini fioriti in tutta Europa sulla base del lascito spirituale di quell’uomo e della sua idea). A segnare le tappe e i punti di interesse di questo Cammino sono le tracce di una santità diffusa (Francesco, Rita, Domenico, Tommaso, e molti altri…), che ha caratterizzato per secoli questo cuore d’Italia e ha fatto del nostro Paese – ai tempi e per secoli – il cuore di quella cultura europea che ancora tiene unito il continente. Come questo sia stato possibile, come sia pensabile che da queste valli e dorsali ricoperte di boschi e minimamente antropizzate, lontane dalle nobili corti ieri così come dalle grandi città oggi, questo miracolo sia stato possibile è un mistero ancora tutto da indagare. È la domanda che batte in testa a ogni passo e che trasforma questo cammino in ricerca. Destinata ad andare ben oltre l’ultima tappa segnata sulla mappa…