Rifugi

Sibillini: la riapertura del rifugio di Casali è un segno di speranza

Qualche volta, dall’Appennino ferito dai terremoti, arrivano delle buone notizie. Eccone una. Nel weekend del 10-11 luglio riapre il rifugio di Casali, nell’omonima frazione di Ussita, ai piedi delle pareti del Monte Bove. Insieme al rifugio verrà aperta al traffico la strada che sale dal capoluogo fino ai 1080 metri del borgo, e che era stata interrotta dalla scossa del 26 ottobre 2016. Per un territorio segnato dall’abbandono è una festa. Nella vita ci vuole tempismo, e noi ce lo abbiamo avuto, ma al contrario” sorride Luca Ballesi, pubblicitario e comunicatore di Macerata che come secondo lavoro, cinque anni fa, ha scelto di dedicarsi ai Sibillini. Il suo è un racconto che commuove. 

Il terremoto

Con Claudio Menichelli, che mi aiuta anche oggi, nel giugno del 2016 ho preso in gestione dal Comune il vecchio rifugio di Casali” racconta Luca. “Dopo due mesi di lavoro, il 24 agosto, è arrivato il terremoto di Amatrice, che qui non ha fatto danni, ma ha fatto fuggire gli occupanti delle seconde case. Abbiamo vivacchiato fino a ottobre, aiutati dalla CNA e dalla Confommercio che invitavano gli escursionisti e i gitanti a tornare”.
Poi, nell’ottobre del 2016, è arrivato il cataclisma. Una prima scossa il 22 senza danni gravi, quando il rifugio era pieno di gente. Due scosse impressionanti il 26, una giornata fredda e di pioggia battente. Quella è stata la fine. Il Monte Bove è stato nascosto dalla nuvola di polvere causata dalle frane, la strada è stata interrotta, molte case sono state lesionate. L’indomani la protezione civile e i carabinieri hanno fatto sfollare i residenti, una decina in tutto. E’ stato necessario cercare Giovanni’, un uomo che aveva lavorato a lungo nei bar di Roma, passava il tempo a passeggiare con i suoi cani, e dopo le scosse si era nascosto nei boschi per timore di essere portato chissà dove. 

La situazione a più di quattro anni dalla tragedia

Oggi, quattro anni e mezzo dopo la tragedia, Ussita è ancora un paese fantasma, e lo stesso vale per Frontignano, la frazione ai piedi delle piste da sci del Monte Bove. Gli alberghi e i condomini sono crollati, i circa 250 abitanti (i residenti ufficiali sono 430) vivono nelle SAE, i prefabbricati dell’emergenza. A Casali la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, consacrata nel 1070, è contenuta da un’impalcatura. I lavori per il restauro delle case, e per la demolizione di quelle in cattive condizioni devono ancora iniziare. Anche il vecchio rifugio, di proprietà del Comune, verrà abbattuto. Al suo interno, appeso a un muro inciso da crepe, compare il menù del 26 ottobre 2016, che propone a un pubblico ormai svanito una zuppa di fagioli a 5 euro e una grigliata mista a 10. 

Il nuovo rifugio

Intanto ha preso forma il nuovo rifugio, che offre a escursionisti e gitanti una camerata con nove posti-letto, e una sessantina di coperti all’interno e all’esterno, in vista della dolomitica parete del Bove. Nei prossimi mesi, se il Comune di Ussita e il Parco dei Sibillini daranno il permesso, sui terrazzi erbosi a poca distanza dal rifugio potrebbe nascere un’area dove piazzare la tenda per la notte, di fronte a un panorama straordinario. 

Nella primavera del 2017, otto mesi dopo il sisma, il Comune ci ha offerto di riaprire nel capoluogo. Soffrendo gli abbiamo risposto di no, perché volevamo restare in montagna. Per avere il permesso di spostarci di trenta metri (la burocrazia usa il verbo “delocalizzare”) abbiamo atteso tre anni, e il ritardo del cantiere della strada ha complicato le cose” continua Luca Ballesi.  

Il nuovo rifugio, poco a valle della chiesa e del paese, occupa un prefabbricato realizzato dalla Protezione Civile. Per aggiungere i due moduli in grado di ospitare la camerata per gli escursionisti e le camere dei gestori, Luca e Claudio hanno lanciato un crowdfunding da 40.000 euro. Finora ne sono arrivati 10.000, e chi vuole può ancora contribuire. Speriamo che l’inaugurazione del rifugio sia un segno di speranzasorride ancora Ballesi. “Ma la situazione intorno a noi è difficile. Il territorio di Ussita è pieno di zone rosse e di frane, gli alberghi sono ancora tutti chiusi, il Comune è stato commissariato per due volte in cinque anni. Da quando Giovanni Legnini è diventato Commissario alla ricostruzione c’è stata un’accelerazione, ma gli uffici tecnici comunali non riescono a gestire le pratiche”. 

La nostalgia della montagna

Chi nelle prossime settimane visiterà il nuovo rifugio di Casali incontrerà probabilmente il più noto residente del borgo. Renato Marziali, poeta a braccio e pastore, racconta volentieri la sua storia e quella delle valli ai piedi del Monte Bove. “Ho 77 anni, quando ero bambino vedevo arrivare nella valle delle greggi gigantesche. A Castelsantangelo sul Nera c’era ancora un “luparo”, che ammazzava i predatori e poi si faceva pagare qualcosa dai pastori” racconta. Renato ha fatto il servizio di leva come carabiniere ausiliario, poi è diventato pastore per bisogno di libertà. “Volevo svegliarmi la mattina senza che nessuno mi potesse dare degli ordini” sorride. 

Ha portato le sue pecore al pascolo sui prati, sui crinali e sulle rupi (gli “scogli”) tra il Monte Rotondo e il Monte Bove, ha visto installare gli impianti di risalita del Bove Sud e tracciare la strada per la forcella del Fargno. Ha assistito all’aumento del numero dei lupi, al ritorno di caprioli e camosci e alla nascita del Parco. Al momento del terremoto eravamo dieci residenti, ora siamo ancora vivi in sei o sette. Abito in un prefabbricato a Ussita, non mi lamento, però la montagna mi manca racconta al visitatore. Quando la nostalgia diventa forte, Renato Marziali risale a Casali, e torna nella sua casa che ha resistito quasi perfettamente alle scosse, e dove una grande libreria è ancora piena di volumi bene ordinati. Il libro a cui Renato tiene più che agli altri s’intitola Pastorello, è uscito nel 1991 con l’impaginazione di Luca Ballesi, e con le foto di Sandro Polzinetti e di altri appassionati dei Sibillini. Gran parte dell’interno è dedicato a Il pastorello della Valle di Panico, Il sentiero della felicità, Ritrovarsi e alle altre poesie scritte da Marziali. 

Chi dell’arcobaleno i suoi colori / chi meglio di un pastor visse davvero? / Al rimirar di queste cose belle / il giorno il sole e la notte le stelle” recitano i semplici versi, senza titolo, che compaiono nelle prime pagine. Leggerli ai piedi del Monte Bove fa un effetto speciale, sentirli declamare da Renato Marziali tra le case e il rifugio di Casali è un regalo. La vita nelle valli di Ussita c’è ancora.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close