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In Alto Adige i test con i droni di primo soccorso in ambiente impervio

I droni si stanno rivelando un tool innovativo ed ecologico di estrema utilità in ambiente montano, sia a supporto dei rifugi, dove possono essere utilizzati per i rifornimenti al posto dei classici elicotteri, sia nell’ambito di interventi di soccorso, supportando i tecnici nella ricerca dei dispersi. Oltre a localizzare i feriti, i droni possono potenzialmente diventare anche un mezzo attraverso il quale fornire un primo soccorso in luoghi di difficile accesso. Una potenzialità che si sta cercando di convertire in realtà nell’ambito del progetto interregionale “Start” (Smart Test of Alpine Rescue Technology), che vede la collaborazione transfrontaliera di Italia e Austria. Negli ultimi mesi, squadre di ricerca esperte in medicina d’emergenza, soccorso alpino, uso dei droni e ingegneria elettrica hanno simulato diverse operazioni di salvataggio nella gola del Bletterbach, in Alto Adige, utilizzando droni equipaggiati con dei piccoli kit di primo soccorso, ovvero una radio, una coperta termica, maschere, guanti e medicinali di emergenza.

Il progetto “Smart”

Si tratta di un progetto di ricerca interregionale che vede il coinvolgimento di 7 partner provenienti da 4 province e stati. Lead partner è la österreichische Bergrettung Land Tirol. Altri componenti del partenariato sono il Soccorso Alpino e Speleologico Alto Adige CNSAS, Soccorso Alpino dell’Alpenverein Südtirol, Azienda ULSS n.1 Dolomiti, IDM Alto Adige, Università Klagenfurt, e EURAC Research. Partner associato è la österreichische Bergrettung Landesorganisation Kärnten. Il progetto si occupa del rafforzamento della collaborazione istituzionale transfrontaliera del soccorso alpino e la prova di tecnologie di soccorso.

Obiettivi sono i seguenti:

  1. Rafforzamento della collaborazione istituzionale transfrontaliera e coordinamento degli interventi di soccorso transfrontalieri.
  2. Sviluppo di metodologie comuni per l’introduzione e lo sviluppo di nuove tecnologie e processi.
  3. Creazione di una regione pilota per esaminare tecnologie innovative, secondo protocolli di test standardizzati.
  4. Sviluppo di applicazioni e supporti IT per migliorare il soccorso alpino ma anche la cooperazione sostenibile del soccorso alpino nelle zone di confine e per le operazioni internazionali congiunte e la collaborazione continua per aumentare l’efficienza (riduzione di costi) per l’adeguamento e l’implementazione di nuove tecnologie che ottimizzano la catena di soccorso nell’ambiente alpino oltre il periodo del progetto.

Simulazioni nella gola del Bletterbach

Lunga otto chilometri e profonda fino a 400 metri, la gola del Bletterbach nei pressi di Aldino (BZ) si addentra nella roccia dolomitica. La homepage dell’UNESCO pubblicizza un viaggio attraverso 40 milioni di anni di storia della terra. Ogni anno circa 60.000 visitatori raccolgono questo invito. Servono scarpe robuste e un casco per esplorare il sentiero che passa attraverso massi, ghiaioni, tronchi d’albero caduti e radici. In alcuni tratti la via si stringe in una stretta gola con ripide pareti di roccia, in altri passa attraverso una valle più ampia con pendii formati da sedimenti. Tutto il percorso costeggia – a volte a sinistra, a volte a destra – il torrente Bletterbach la cui portata varia in base alle precipitazioni. Si tratta di un luogo unico, non solo per geologi, amanti della natura e turisti. Il posto perfetto per testare i “droni di primo soccorso”.

In merito alle simulazioni effettuate all’interno della gola nei mesi scorsi, Michiel van Veelen, medico d’emergenza di Eurac Research, spiega: “Qui è particolarmente difficile localizzare le persone ferite. L’accesso non è agevole e telefoni cellulari non hanno ricezione”.

Condizioni ideali per capire se l’uso di droni possa aiutare nella localizzazione e nel primo trattamento dei feriti in luoghi di difficile accesso. Dall’autunno 2020 all’inizio dell’estate 2021, il team ha simulato 24 operazioni in diversi punti della gola: dalla zona detritica in fondo alla gola, fino ai piedi di un ripido pendio all’ingresso del canyon. Si tratta di luoghi dove, secondo i rapporti sugli incidenti del Soccorso alpino altoatesino, negli ultimi dieci anni si sono effettivamente verificati incidenti: lesioni alle spalle, fratture, lacerazioni.

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