Ambiente

Rifornire i rifugi di montagna, quando il drone è la scelta ecologica

Fondata nel 2015 dai fratelli Moritz e Matthias Moroder, ingegneri del software e piloti di elicotteri e droni, FlyingBasket è un’azienda altoatesina leader nella produzione di droni cargo per il trasporto merci e la logistica di carichi pesanti. Germogliata in seguito alle loro camminate sulle Dolomiti, l’idea di sostituire l’elicottero con il drone per rifornire i rifugi di montagna, dopo le varie fasi di disegno, realizzazione e sviluppo dei prototipi e i test nelle diverse aree di montagna del Nord Italia, a partire da quest’estate potrà prendere il via grazie all’interessamento della provincia autonoma di Bolzano. Abbiamo chiesto di raccontarci il “come” e il “perché” di questa iniziativa all’Assessore all’Ediliza, Libro Fondiario, Catasto e Patrimonio Massimo Bessone.

Assessore Bessone, da dove nasce il vostro interesse per il progetto di FlyingBasket?

“Nasce essenzialmente per tre ragioni: ecologica, pratica ed economica. Come provincia autonoma di Bolzano siamo da sempre molto impegnati nel rispetto dell’ambiente e la possibilità, con l’utilizzo del drone al posto dell’elicottero, di azzerare le emissioni di CO2 e ridurre l’inquinamento acustico, è stata la prima valutazione. La seconda riguarda la praticità di rifornire i nostri ventisei rifugi di montagna, posti tutti ad un’altitudine media di Tremila metri, con un mezzo agile e di ridotte dimensioni che non necessita di grandi spazi per operare e può raggiungere, a parità di tempo, anche i luoghi più isolati e “angusti”. E infine la terza ragione, non meno importante, ovvero abbattere i costi per i rifugi e per la comunità (il costo del drone è essenzialmente la batteria elettrica mentre il prezzo per l’elicottero sale al minuto, necessita del pilota e il mezzo è a noleggio), considerato che i trasporti settimanali verso i rifugi altoatesini vengono pagati per metà dalla nostra provincia e per l’altra metà dai rifugisti”.

Di che tipo di carichi stiamo parlando?

“Per la maggior parte dei voli riguarderà i carichi settimanali di viveri verso i rifugi ma non è escluso che i droni vengano utilizzati anche per trasportare il materiale edile utile ai lavori di manutenzione o ristrutturazione delle diverse strutture. Ogni drone, infatti, può sostenere un peso massimo di cento chilogrammi, anche se in questa prima fase della collaborazione preferiamo operare due carichi da cinquanta chilogrammi, sia per ragioni di estrema prudenza e sicurezza sia per limitare il consumo delle batterie”.

E per quanto riguarda la sicurezza?

“Non sussistono dubbi o problematiche di alcun tipo. All’inizio i droni opereranno solo “a vista” (con il rifugio a portata di occhi) e comunque sono dotati di un GPS all’avanguardia che, se mai il drone dovesse perdere il segnale del radiocomando, torna alla posizione che ha memorizzato alla partenza. Ovviamente, come per gli elicotteri, anche i droni sono soggetti alle condizioni meteo, con il grande vantaggio però che, in caso di situazioni estreme, qui non è coinvolto nessun pilota perchè la guida avviene da remoto”.   

Che accordo avete con i rifugi?

“Per il momento abbiamo inviato una lettera preliminare ai nostri ventisei rifugi chiedendo chi fosse interessato ad aderire all’iniziativa. Saranno poi i singoli gestori dei rifugi a decidere liberamente se avvalersi o meno di questa possibilità che, a livello locale e nei media di Italia, Austria e Germania, sta già riscuotendo un riscontro decisamente positivo. E il dato che il partner del progetto sia una start up altoatesina, partita da due fratelli e che ora si avvale di un team internazionale formato da sedici professionisti, ci rende particolarmente orgogliosi”.

Pensate di utilizzare questi droni anche per altre operazioni nei vostri territori montani?

“Premesso che è la prima volta in Europa che i droni cargo verranno utilizzati per il rifornimento dei rifugi, una loro possibile applicazione potrebbe rivelarsi utile nelle operazioni di emergenza e di trasporto dei generi di primo soccorso nelle aree più remote e dove la sicurezza del pilota non può essere garantita per le avverse condizioni meteo o altre difficoltà logistiche e materiali, contando che i professionisti di FlyingBasket possono contare sui permessi dell’ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e dell’EASA (l’Agenzia europea per la sicurezza aerea), per volare anche da Stato a Stato. In una recente missione, ad esempio, i droni della start up altoatesina hanno consegnato duecento piantine di alberi sulle montagne della Baviera grazie all’autorizzazione della LBA (il Luftfahrt-Bundesamt, l’autorità nazionale dell’aviazione civile tedesca)”. 

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2 Commenti

  1. Bella idea, spero riescano a superare la sperimentazione.
    Pensano di togliere le teleferiche ?

    Però è fantastico, i politici dicono sempre che la soluzione è trovata, costa pochissimo, funziona benissimo e rispetta ambiente, sicurezza, … tutto !

    Mi fa dubitare di tutto una frase sui 26 rifugi: “…posti tutti ad un’altitudine media di Tremila metri”. 🙂
    Chissà !

  2. In rifugio lontanissimo da impianti e strade agevoli almeno a moto trial , si portano a cura dei gestori una tantum le attrezzature per cucina e fonti di energia, gli escursionisti si portano le cibarie con posate e tovaglioli, e le lenzuola Dopo l’uso se le ripongono nello zaino e riporrtano a casa con i propri rifiuti..Il rifugio fornisce le pentole lavate ed igienizzate per cuocere o riscaldare cibi in vasetto o sotto vuoto,solo qualche cibaria di sussistenza, assieme alle le brande o cuccette . Solo rifugi molto vicini ad impianti possono permettersi di diventare ristoranti per gourmet.

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