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In mostra a Trento le Terre Alte di Steve McCurry

Tra le mostre da non perdere nel corso dell’estate va segnata senza dubbio in agenda “Terre Alte”. Un progetto inedito che racconta la straordinaria carriera del fotografo Steve McCurry e i suoi viaggi tra le altitudini del mondo, in esposizione a Trento, presso la storica sede di Palazzo delle Albere, dal 19 giugno al 19 settembre 2021.

Una mostra promossa in maniera congiunta da Mart (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto) e MUSE (Museo delle Scienze di Trento),dedicata alle terre e alle genti di montagna. Nata da una idea di Vittorio Sgarbi e Gabriele Accornero, l’esposizione è realizzata con Sudest57, agenzia italiana che rappresenta i maggiori fotografi internazionali. La curano Biba Giacchetti, fondatrice di Sudest57, e Denis Isaia, curatore del Mart.

130 scatti tra le Terre Alte del mondo

“Già solo il viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile”, Steve McCurry.

L’Afghanistan, il Tibet, la Mongolia, il Giappone, il Brasile, la Birmania e poi le Filippine, il Marocco, lo Yemen narrano le simbiosi tra popoli, animali e paesaggi secondo l’inconfondibile cifra espressiva di McCurry. In un percorso su due piani130 scatti descrivono il suo instancabile desiderio di esplorare, scoprire e raccontare il mondo. Come in tutta l’opera di McCurry, le fotografie in mostra omaggiano l’esistenza in oscillazione tra il pericolo e la risorsa, denunciando i soprusi umani e ambientali che affliggono il pianeta.

La mostra vuole dunque essere anche lo spunto per una riflessione sui cambiamenti climatici e antropologici e sulla decolonizzazione culturale. In tutta l’opera di McCurry ricorre uno spirito politico, una vena ecologista e pacifista, un profondo impegno umanitario riconoscibile in particolare nella rappresentazione di culture sottorappresentate o ignorate. Parallelamente alla professione fotografica, McCurry promuove progetti di alfabetizzazione ed empowerment delle popolazioni più povere. Perché come lui stesso ha dichiarato: “La storia di ciò che accade in quei luoghi diventa parte della tua stessa storia”.

“Il racconto dedicato da McCurry alla Montagna narra di paesaggi sconfinati, di volti segnati, animati da sguardi intensi, di coltivazioni estorte alla terra, di simbiosi tra popoli ed animali che assumono talvolta ruoli determinanti per garantire l’umana sopravvivenza – dichiara Biba Giacchetti – . Su tutto domina l’essenza incontrastata della montagna con il suo fascino estremo, il tempo dilatato, il silenzio, uno stile di vita che oscilla tra pericolo e risorsa in luoghi distanti per geografia accomunati da una struggente bellezza.”

L’esposizione è arricchita dalla Icons Room, una stanza nella quale si ripercorre sinteticamente la carriera di Steve McCurry attraverso undici fra le più note opere fotografiche. Tra queste il celebre ritratto della “ragazza afgana” dallo sguardo magnetico, realizzata nel 1984.

Steve McCurry

(biografia a cura di Sud Est 57)

Da circa 30 anni, Steve McCurry è considerato una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea. La sua maestria nell’uso del colore, l’empatia e l’umanità delle sue foto fanno sì che le sue immagini siano indimenticabili. Ha ottenuto copertine di libri e di riviste, ha pubblicato svariati libri e moltissime sono le sue mostre aperte in tutto il mondo.

Nato nei sobborghi di Filadelfia nel 1950, McCurry studia cinema e storia alla Pennsylvania State University prima di andare a lavorare in un giornale locale. Dopo molti anni come freelance, compie un viaggio in India, il primo di una lunga serie. Con poco più di uno zaino per i vestiti e un altro per i rullini, si apre la strada nel subcontinente, esplorando il paese con la sua macchina fotografica. Dopo molti mesi di viaggio, si ritrova a passare il confine con il Pakistan. Là incontra un gruppo di rifugiati dell’Afghanistan, che gli permettono di entrare clandestinamente nel loro paese proprio quando l’invasione russa chiudeva i confini a tutti i giornalisti occidentali. Riemergendo con i vestiti tradizionali e una folta barba, McCurry trascorre settimane tra i mujahidin e mostra al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan, dando finalmente un volto umano a ogni titolo di giornale.

Da allora, McCurry ha continuato a scattare fotografie mozzafiato in tutti i sei continenti. I suoi lavori raccontano di conflitti, di culture che stanno scomparendo, di tradizioni antiche e di culture contemporanee, ma sempre mantenendo al centro l’elemento umano che ha fatto sì che la sua immagine più famosa, la ragazza afgana, fosse una foto così potente.

McCurry è stato insignito di alcuni tra i più importanti premi della fotografia, inclusa la Robert Capa Gold Medal, il premio della National Press Photographers e per quattro volte ha ricevuto il primo premio del concorso World Press Photo. Il ministro della cultura francese lo ha nominato cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere e, più recentemente, la Royal Photographic Society di Londra gli ha conferito la Centenary Medal for Lifetime Achievement.

Ha pubblicato inoltre molti libri, tra cui The Imperial Way (1985), Monsoon (1988), Portraits (1999), South Southeast (2000), Sanctuary (2002), The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003), Steve McCurry (2005), Looking East (2006), In the Shadow of Mountains (2007), The Unguarded Moment (2009), The Iconic Photographs (2011), Untold: The Stories Behind the Photographs (2013), From These Hands: A Journey Along the Coffee Trail (2015), India (2015), Leggere (2016), Afghanistan (2017), Una Vita Per Immagini (2018), Animals (2019), In Search of Elsewhere (2020).

Orari della mostra

  • Martedì-venerdì 10.00-18.00
  • Sabato-domenica-festivi 10.00-19.00

Gli accessi saranno contingentati, si consiglia di prenotare in anticipo la visita.

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