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Anche in montagna è importante proteggersi dal sole

Se pensiamo alle creme solari, probabilmente la prima cosa che ci verrà in mente sarà una bella spiaggia, il mare, gli ombrelloni… Invece è molto importante utilizzarla anche in montagna, soprattutto se si sale in alta quota. Abbiamo cercato di capire come è meglio comportarsi con Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica eautrice di “Il trucco cè e si vede” e “La scienza nascosta dei cosmetici”.

Le temperature generalmente più miti e il fatto di essere più coperti rispetto a quando si va al mare fanno sì che non si pensi alla necessità di proteggersi dal sole, eppure ci si può ustionare con molta facilità anche in montagna. Non cè quella sensazione di caldo che di solito ci “salva” in spiaggia, facendoci capire che forse è il caso di ripararsi un po sotto lombrellone, e cè anche molta meno ombra rispetto a quando siamo allaperto in città, tra i palazzi. Si è molto esposti, a maggior ragione se cè neve – che provoca effetto riverbero più dellacqua -, e ci si scotta di più. Anche perché bisogna tener conto che, più si sale di altitudine, più forte è la radiazione UV. Basti pensare che le creme solari sono state inventate da Franz Greiter, un austriaco che era in escursione sul Piz Buin, nome che sicuramente risulterà familiare anche a chi non frequenta le cime tra Austria e Svizzera… Dopo una brutta ustione, essendo chimico, provò una combinazione di ingredienti che diventò la prima crema solare, quella che poi ha dato il nome al conosciuto marchio.

Che sia estate o inverno è comunque importante proteggersi, non solo se si tratta di una giornata tersa, ma anche con tempo nuvoloso è meglio utilizzare ugualmente la crema: in caso di ustione, infatti, oltre al fastidio e al dolore immediato, ci sono anche conseguenze a lungo termine. Quella più grave è laumento del rischio di sviluppare melanomi e altri tumori della pelle, ma leccessiva esposizione ai raggi UV causa anche discromie cutanee (macchie solari), rughe o eritemi solari.

Come bisogna scegliere una crema solare?

Innanzitutto bisogna tener conto del proprio fototipo: chi ha pelle chiara, capelli biondi e occhi azzurri è molto più esposto al rischio di ustioni, quindi dovrà scegliere un fattore di protezione alto, ovvero da Spf 30 (fattore di protezione solare) in su*. Chi invece ha un fototipo più mediterraneo, più scuro, ha già una sua piccola protezione data dalla melanina, quindi può provare con protezioni più basse.

Una volta scelto questo bisogna poi fare dei ragionamenti anche sulla spalmabilità: la crema solare deve essere messa in grandi quantità, quindi deve essere una cosa piacevole a un prezzo che si ritiene giusto spendere (spesso, se si acquista una crema costosa, se ne mette troppo poca, non risultando quindi protetti).

È importante sapere che non è il prezzo a definire la qualità o lefficacia della crema, né lo è il canale di vendita: una crema acquistata al supermercato non è meno protettiva di una scelta in farmacia. Ci sono poi molte differenze di formulazione: creme, stick, spray… Queste in teoria non impattano sulla protezione che sono in grado di fornirci, ma di fatto influenzano molto la quantità che mettiamo: con una crema è più semplice capirlo, mentre per uno spray è molto più difficile, e il risultato quasi sempre è che ne mettiamo troppo poca per essere effettivamente protetti. Gli stick in genere sono un po’ duri, difficili da spalmare uniformemente su aree ampie, magari in presenza di una cicatrice lo si usa per evitare che venga una macchia, ma se si pensa di utilizzarlo su tutta la faccia è difficile da distribuire.

Quanta crema mettere e quanto spesso?

Il calcolo dell’Spf viene fatto in maniera sperimentale, “spalmando” dei volontari e confrontando quanto tempo ci vuole per produrre un eritema nella zona con o senza crema. Queste prove vengono effettuate mettendo 2 milligrammi di crema per centimetro quadrato di pelle: questa è quindi la dose ottimale per avere quel valore effettivo di protezione. Per una persona media, su tutto il corpo, si tratta di circa 30 grammi. Se ne mettiamo meno, il valore della protezione non diminuisce linearmente, ma crolla esponenzialmente: se mettiamo la metà della dose consigliata di una crema da Spf 50, sarà come se ne stessimo utilizzando una da Spf 7… Mentre si cammina, si scala o si è in ghiacciaio, però, può essere complicato stimare 2 milligrammi di crema per centimetro quadrato di pelle. Per avere un’idea, dovremmo metterne circa un cucchiaio da minestra in faccia, ma quanto spesso? Sulle confezioni viene indicato di spalmarla “frequentemente”, indicazione a dir poco generica. Lidea è quella di rimetterla ogni volta che ci può essere una rimozione di qualche tipo – per esempio, se ci si asciuga il sudore con un asciugamano o con la maglietta -, tenendo comunque conto che i filtri, dovendo assorbire o respingere i raggi UV, dopo un po’ si “scaricano” e non funzionano più. In una scalata di mezza giornata, meglio spalmarla almeno due o tre volte.

Anche per le labbra sarebbe meglio optare per un burro cacao che offra la protezione solare, e non mettere nulla sopra alla crema: si rischia di spostarla rendendo disomogenea la disposizione, in più i filtri sono molecole piuttosto delicate. Se, nonostante tutto, ci si scotta, la cosa principale è non esporsi di nuovo al sole. Poi, si può scegliere un prodotto che abbia sia un buon effetto idratante – la pelle scottata è danneggiata proprio nella sua struttura e quindi tende a perdere molta più acqua rispetto alla pelle sana -, sia un effetto lenitivo per il bruciore.

*Piccola parentesi: contrariamente a quanto possa sembrare, non c’è una grandissima differenza tra una crema con Spf 30 e una da Spf 50. La prima, infatti, ci darà una protezione del 97%, mentre la seconda ci darà una protezione del 98%. Più è alto lSpf, meno Uvb passano, anche se, come potete vedere, man mano che cresce il numero di Spf, le differenze si affievoliscono.” (Il trucco c’è e si vede: Inganni e bugie sui cosmetici. E i consigli per difendersi” di Beatrice Mautino)

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