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Leopardo delle nevi: oltre il 70% dell’habitat ancora inesplorato

Nel corso degli ultimi anni, su sollecitazione in particolare del WWF, è incrementata l’attenzione nei confronti di una specie particolarmente cara agli appassionati di alta quota: il leopardo delle nevi. L’iconico felino himalayano rientra infatti tra le specie a rischio estinzione della Red List IUCN. Come ricordavamo in occasione della Giornata Internazionale ad essi dedicata, l’habitat della Panthera uncia ha subito una progressiva riduzione a causa di cambiamenti climatici e bracconaggio. Al contempo anche la popolazione si è significativamente ridotta, si parla di circa un 40% negli ultimi 10 anni. Il numero attuale stimato di esemplari si aggira attorno ai 3500. Cifre di cui disponiamo grazie a campagne di ricerca attivate in molteplici punti dell’areale di distribuzione del leopardo.

Il temine “punti dell’areale” non è una scelta casuale. I monitoraggi della specie, nei tempi più recenti gestiti mediante satellite o fototrappole, sono stati e continuano  essere svolti in maniera estremamente frammentaria. Dell’intero habitat della specie, che si estende tra Afghanistan, Bhutan, Cina, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tajikistan e Uzbekistan, meno del 30% è stato oggetto di indagini. Secondo un recente report del WWF oltre il 70% dell’habitat (quasi 2 milioni di chilometri quadrati) risulterebbe inesplorato.

100 anni di ricerche sul leopardo delle nevi

Nel report pubblicato il 17 maggio scorso, intitolato “Over 100 Years of Snow Leopard Research — A spatially explicit review of the state of knowledge in the snow leopard range” (Oltre 100 anni di ricerca sul leopardo delle nevi – Una esplicita revisione spaziale dello stato dell’arte della conoscenza dell’areale di distribuzione del leopardo delle nevi”, il WWF, facendo una disamina dei paper scientifici pubblicati negli ultimi decenni, dedicati al felino, sottolinea che sia evidente che grandi sforzi siano stati attuati fin dagli anni Settanta, ma si è ancora lontani dal poter elaborare efficaci piani di conservazione.

Rishi Kumar Sharma, WWF Global Snow Leopard Leader, autore principale del report, afferma che “lo sfuggente leopardo delle nevi vive in un territorio aspro, motivo per cui la ricerca si trova di fronte a sfide logistiche significative. I primi sforzi per raccogliere maggiori informazioni sulla specie sono iniziati negli anni Settanta ma il range vasto e remoto del leopardo e la sua natura elusiva comportano come conseguenza che la maggior parte dell’habitat sia ancora inesplorato e non abbiamo pertanto una immagine completa dello stato di questo magnifico gattone.”

Andando nel dettaglio delle cifre, per comprendere quanto siamo ancora distanti dall’avere quella che Sharma definisce “immagine completa”, il WWF stima che soltanto il 3% dell’areale presenti dati robusti sull’abbondanza della specie. Nonostante gli studi siano incrementati esponenzialmente dagli anni Settanta, sono esclusivamente 4 gli hotspot in cui siano state svolte ricerche pluriennali continue. In sintesi, circa il 23% dell’habitat totale è stato sottoposto a indagine. I Paesi maggiormente impegnati nei monitoraggi risultano essere il Nepal, l’India e la Cina.

Salvare i leopardi e l’acqua

All’interno del report, il WWF evidenzia che sia importante impegnarsi per colmare i gap di conoscenza, estendendo le ricerche su un’area più vasta, per due scopi: assicurare la conservazione della specie e delle risorse idriche.

Cosa c’entra l’acqua con i leopardi delle nevi? Viene spontaneo chiederselo. Ebbene, come spiegano gli esperti, l’acqua è ormai un “elemento a rischio” sulle vette asiatiche, al pari di specie fragili che vivono su tali pendii, come il leopardo delle nevi. Definire dei programmi di salvaguardia di questo emblematico animale himalayano equivale a dire proteggere il loro ambiente. Quell’ambiente che rifornisce di acqua 2 miliardi circa di persone.

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