News

Droni nel Parco delle Apuane: divieto di voli non autorizzati, a rischio l’aquila reale

Nei giorni scorsi il Parco delle Alpi Apuane ha diffuso un comunicato per informare il pubblico delle regole di utilizzo dei droni vigenti nell’area protetta. Il titolo “Droni nel Parco delle Apuane: vietato l’utilizzo senza autorizzazione. A rischio l’aquila reale” sintetizza la problematica che l’Ente si trova ad affrontare. L‘aquila reale è una specie fragile nidificante nel Parco, che risulta prioritario proteggere da disturbi antropici.

La nota del Parco

L’utilizzo di droni che negli ultimi tempi si è diffuso, sia per uso professionale sia per hobby, ha moltiplicato le problematiche legate ai sorvoli: non solo sicurezza dello spazio aereo e tutela della privacy, ma anche disturbo della natura. Il ronzio prodotto dai droni e lo stesso loro movimento è, infatti, un forte elemento di disturbo per gli animali, specialmente per gli uccelli che possono essere indotti addirittura ad abbandonare il nido con la conseguente morte dei piccoli. Un evento grave per le specie particolarmente protette e sensibili, come ad esempio l’aquila reale che nidifica con diverse coppie nel Parco delle Alpi Apuane.

Nei Parchi e nelle aree protette i sorvoli di velivoli non autorizzati, droni compresi, sono vietati dall’art. 11 della Legge 394/91 (Legge Quadro sulle Aree Protette, ndr). L’Ente Parco può rilasciare autorizzazioni al sorvolo, a firma del Direttore, esclusivamente per motivi scientifici o per monitoraggi ambientali, previo parere preventivo e vincolante del Comitato Scientifico.

Le autorizzazioni non vengono comunque rilasciate nei seguenti casi:

  1. per sorvoli di qualsiasi aeromobile durante il periodo principale di nidificazione dell’avifauna dell’area protetta, indicativamente fissato dal 15 aprile al 15 luglio di ogni anno;
  2. per sorvoli di qualsiasi aeromobile lungo tragitti prossimi a pareti rocciose e falesie;
  3. per sorvoli di droni non sostenuti da un interesse pubblico evidente e con finalità coerenti con quelle dell’area protetta.

Per i trasgressori sono previste sanzioni fino ad un massimo di 6.000 Euro e anche procedimenti penali qualora venga accertato il danneggiamento a carico delle specie faunistiche. Recenti video realizzati all’interno del Parco delle Alpi Apuane e diffusi sui social network, sono al vaglio del Comando Guardiaparco, al fine di individuare i trasgressori.

L’importanza dell’aquila reale

L’aquila reale è uno dei rapaci diurni più affascinanti che si possano ammirare nei cieli della nostra Penisola. Un animale venerato nei secoli, per la sua maestosità ed eleganza. Un uccello dalle dimensioni ingenti che incute stupore e timore nelle sue scenografiche picchiate, attacchi repentini a prede ignare, adocchiate da lontano grazie a una vista formidabile.

Quella che è considerata storicamente come “la regina del cielo” pesa in media, da adulta, tra i 4 e i 7 Kg per una lunghezza becco-coda tra 83 e 92 cm, con una apertura alare che può raggiungere i 2,4 metri. Facile da riconoscere, al di là della sua imponenza, anche per il piumaggio bruno castano, interrotto soltanto sul capo da stupende striature dorate che ben spiegano l’origine del suo nome scientifico Aquila chrysaetos (letteralmente significa “Aquila d’oro”).

Una caratteristica che stupisce, a contrasto con l’immagine aggressiva che inevitabilmente si associa a un rapace di simili dimensione, è l’attenzione per il partner e la famiglia. Le aquile reali sono estremamente fedeli. Maschio e femmina restano uniti tutta la vita dopo essersi scelti in uno spettacolare rito nuziale che avviene in volo. Una elaborata danza di corteggiamento che sembra una battaglia nei cieli. Grande attenzione viene poi riposta dalla coppia nelle cure parentali.

In Italia l’aquila reale è presente su Alpi, Appennini e isole maggiori. Per la propria sopravvivenza necessita di pareti rocciose ove nidificare e praterie per cacciare. Nonostante l’ampia distribuzione, la specie è considerata in uno “stato di conservazione inadeguato”, ed è infatti inserita nella Lista Rossa Italiana degli uccelli nidificanti.

C’è ancora molto da fare per allontanarla dal rischio estinzione, e grande attenzione va riposta nell’assicurare tranquillità riproduttiva. Da qui la necessità di regolamentazioni nei Parchi, non solo rivolte ai possessori di droni ma anche ai trekker e climber affinché gestiscano le proprie attività senza arrecare disturbo alla fauna.

Droni, un pericolo non solo per le aquile…

Il comunicato dell’Ente evidenzia che l’aquila reale sia una “specie protetta e particolarmente sensibile”, non di certo l’unica da salvaguardare nel Parco. Né l’unica a risentire dei disturbi antropici, quali il ronzio di un drone. Uccelli, mammiferi, insetti, ogni animale che viva sul territorio dell’area protetta può in fondo risultare influenzato da “presenze estranee”.

Oltre alla fauna i droni possono rappresentare un pericolo per le persone nella zona di sorvolo (a rischio tra l’altro di violarne la privacy) e generare potenziali problematiche inerenti la sicurezza dello spazio aereo, ad esempio nel corso delle operazioni di elisoccorso.

Accanto alla richiesta di autorizzazione laddove necessario, risulta essenziale dunque che il volo dei droni sia gestito in ambiente naturale con attenzione e competenza. Alcune regole per maneggiarli in sicurezza sono fornite dal Soccorso Alpino e Speleologico nella mini-serie web “Sicuri in montagna”, incentrata sulle regole base per andare in montagna in tutta sicurezza.

Tags

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Quante c**te, come se ci fossero stormi di droni sempre in volo. Perché anzi che rompere le palle a chi fa video, chi scala, chi gode e da risalto alla bellezza di quei luoghi non vanno a far rispettare la legge nelle cave? Forti con i deboli e deboli con i forti. E comunque già a 50 metri il rumore di un drone non si sente quasi più, il rumore delle cave invece, beh, vi lascio immaginare.

  2. Se portassero i droni in tutte le citta’ farebbero opera gradita infastidendo torme di piccioni in espansione esponenziale.
    Ci siamo molto accaniti contro i “pipistelli” asiatici, ma qui ormai nessuno fa niente e i mucchi di deiezioni e corpicini di volatili in putrefazione non sono certo diffusori di salute.In estate poi la fermentazione produce nubi tossiche..chissa’ se qualcuno ha mai analizzato i droplets e la polvere delel zone infestate..
    Lasciamo invece in pace aquile ed altra fauna montana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close