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Vandalismo in quota. Forzato e danneggiato bivacco sulle Apuane

Lo scorso 18 aprile sulla pagina Facebook del Rifugio Alpino Orto di Donna in Val Serenaia, nel Parco delle Alpi Apuane, è apparso uno sfogo amaro contro ignoti colpevoli di un atto vandalico in quota. Il nuovo bivacco posto nelle vicinanze del rifugio (struttura non ancora finita) risulta essere stato forzato e danneggiato.

“Con questo post NON VOGLIO ATTIVARE UN COMIZIO – scrive Stefania Avanzinelli, alla guida del Rifugio – . I commenti teneteveli per voi, il mio è solo un messaggio, molto triste, per far vedere la bellezza della natura. E la BRUTTEZZA UMANA in 4 scatti. Siete saliti (non eri solo) in compagnia e forniti di tutto il necessario: Sega per tagliare la legna (rami freschi… Mah… Dovevano bruciare bene!) candele in mancanza di luce, piede di poco per forzare la porta blindata, viti e avvitatore da avvitare nella mensola lignea del camino come appendi vestiario bagnato da asciugare.”

“Non vi ha sorpresi una bufera improvvisa, i social sono ormai tanti e super aggiornati e se state effettuando un’uscita alpinistica invernale non avete dietro tutti gli attrezzi sopracitati – aggiunge – . Siete partiti tutti ben equipaggiati, ramponi, piccozza, scarponi, vestiario super tecnico e certo volevate dormire in un luogo confortevole…. Al bivacco K2 (abbastanza fatiscente) avete preso giusto la sega per tagliare la legna.”

“La bellezza ci salverà?conclude Stefania – . Non penso. La natura ci regala opere stupende e uniche, l’uomo ha solo da imparare da lei. Ma certe persone che girano per monti e distruggono una porta solo perché la trovano chiusa, non si meritano la montagna!”.

Qualche polemica sui bivacchi chiusi

Come naturale, il post è stato accompagnato da almeno un centinaio di commenti. Ne sono nate riflessioni interessanti. Accanto alla condanna dell’atto vandalico, c’è chi cerca di comprendere le ragioni del gesto, adducendo come motivazione che, in un periodo di condizioni ancora prettamente invernali in quota, ci si aspetterebbe di trovare una struttura di riparo emergenziale aperta.

“Condanno il gesto – scrive qualcuno – ma il concetto di bivacco di emergenza è diverso. Uno non è che se arriva li di notte o infreddolito in inverno..o colto da una nevicata o che sia chiama il comune che gli venga ad aprire! L’emergenza è emergenza…ed ogni rifugio deve essere provvisto di zona invernale sempre accessibile”. 

C’è chi d’altro canto evidenzia che non si salga di norma per una escursione muniti di piede di porco. Aggiungendo che “in caso di necessità estrema c’è il soccorso alpino (e ricordiamoci anche che comunque il k2 dista dalla strada meno di 1.30h per un sentiero molto agevole nel bosco). Solidarietà ai rifugisti”.

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