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Nepal: il governo rilascia due ministri del re

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KATHMANDU, Nepal — Segnali di distensione in Nepal. Su indicazione della Corte Suprema, il governo nepalese ha rilasciato due ex ministri che faceva parte del Gabinetto reale e che si trovavano in prigione con l’accusa di cospirazione.  

Gli ex ministri Kamal Thapa and Tanka Dhakal verranno rilasciati nelle prossime ore. La scarcerazione in seguito a un decreto partito dalla divisione Giustizia e firmato da Sarada Prasad Pundit and Badri Kumar Basnet, che ha ordinato al governo di rilasciare l’ex ministro degli Interni Thapa (nella foto) e quello dello Sviluppo local Tanka Dhakal, con la motivazione che "non esistono basi legali per mantenere i due in detenzione".
 
I due ex ministri erano detenuti presso la caserma del "Secondo battaglione" della Polizia nepalese a Maharajgunj.
 
Il governo che si era formato dopo la restaurazione del Parlamento, poco dopo la fine del potere diretto del sovrano, aveva ordinato l’arresto di 5 ministri del precedente esecutivo fedele al re, accusandoli di cospirazione contro il movimento democratico che intendeva liberare il Paese della monarchia.
 
Thapa and Dhakal avevano presentato poi il 5 giugno scorso un corposo appello alla Corte Suprema sostenendo che il governo aveva ordinato la loro detenzione illegalmente.
 
I due ministri erano stati arrestati il 12 maggio insieme ad altri tre ex ministri  dell’esecutivo del re – Ramesh Nath Pandey, Sirish Shumsher Rana e Nikshay Shumsher Rana – e detenuti per 90 giorni.
 
Tre ministri erano già stati rilasciati il 4 luglio. Il ministro degli Interni Tharpa, secondo l’accusa, ha avuto un ruolo centrale nel tentativo di sopprimere il movimento democratico salito al potere.
 
Contemporaneamente, sono stati rilasciati molti esponenti di spicco e non del partito maoista. La formazione politica ha stabilito una sua sede a Kopundol, vicino all’Hotel Himalaya, che ha la funzione di agire come "Corte del popolo", pur essendo senza giudici specializzati.  In pochi giorni ha già ricevuto 1600 casi. Il che ha mandato su tutte le furie il ministro della Giustizia Pandey.
 
Stando a quanto si sussurra nei corridoi del potere, l’India vorrebbe che la questione maoista fosse risolta al più presto. Di tutt’altro avviso gli Stati Uniti che vorrebbero il raggiungimento di un percorso democratico senza che i Maoisti partecipino al governo del Paese. Per questo gli Usa starebbero finanziando alcune associazioni favorevoli al re, come la "Brother organizations of Nepali Congress".   
 
Intanto i 7 partiti democratici hanno raggiunto con il partito maoista un accordo in 8 punti. Che comprende il rispetto del cessate il fuoco, l’allargamento a un vero sistema democratico multipartitico, la richiesta di consegna delle armi alle Nazioni Unite per assicurare elezioni limpide.
 
E poi, la creazione di un governo ad interim che porti a una nuova assemblea costituente, la consultazione popolare su decisioni d’importanza nazionale, l’assicurazione che il processo democratico si svolgerà senza intimidazioni.
 
E infine, una riforma dello Stato che spazzi via il sistema delle caste e delle classi sociali rigide e un continuo dialogo fra i partiti di governo e il partito maoista.
 
Guarda gli approfondimenti su nepalmountainnews.org

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