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Everest, la stagione inizia nel segno della censura

Archiviata la stagione invernale, il Nepal non ha perso tempo mettendo in moto la grande e complessa macchina organizzativa che porterà centinaia di alpinisti e trekker sulle sue montagne.

IceFall doctors all’opera

Ovviamente il re indiscusso di tutto questo circo è l’Everest, il tetto del Mondo, le cui pendici sono già popolate da alcune settimane dagli Ice Doctors, nepalesi specializzati nell’aprire la via per i campi alti attraverso l’IceFall. Enorme e spaventoso ghiacciaio, solcato da crepacci e da torri di ghiaccio resi instabili dal suo continuo e veloce movimento, è uno dei tratti più pericolosi soprattutto per i lavoratori sherpa, che nel corso della stagione lo devono attraversare molte volte per aprile la via, ma anche mantenerla percorribile “aggiustandola” dai crolli che subirà durante la stagione.

Una nuova regola fa parlare di censura

Non è però l’unico preparativo messo in atto dal Nepal, che ha deciso di introdurre una nuova discutibile regola, confermata da un documento del ministero e al Kathmandu Post dalla direttrice della Divisione Alpinismo del Dipartimento del Turismo Mira Acharya. Una norma che ha già generato unanime sconcerto, tanto da far parlare di censura. Da quest’anno è fatto divieto di condividere senza il consenso del dipartimento del Turismo nepalese fotografie o video in cui compaiono altri alpinisti, ad esclusione di quelli che fanno parte del proprio gruppo. Lo riscriviamo, semmai vi fosse sfuggito il dettaglio (e si sa che il diavolo lì si nasconde): il consenso è da chiedere non al soggetto che si fotografa, ma al governo nepalese.

Una pruderie spinta dal desiderio di tutelare la privacy in questi tempi incerti? Ovviamente no, la volontà è solo quella di evitare che circolino immagini che possano minare la reputazione dell’Everest. Un esempio banale? le code infinite sulla via di salita di due anni fa, o le foto degli alpinisti che salgono con a lato i corpi senza vita. Problemi che danneggiano gli affari e che quindi devono essere risolti, ma come? Impedendo che vengano fotografati e quindi fatti conoscere. Del resto, cuore non vede, occhio non duole.

Come poi il governo nepalese intenda far rispettare questa regola non è ben chiaro. Con l’uso massivo dei social  da parte degli alpinisti è del tutto impossibile controllare, oltretutto basta davvero un clic affinché in pochi secondi una fotografia faccia il giro del mondo.

Vedremo come si evolverà la faccenda nelle prossime settimane e se ci sarà un passo indietro del Nepal dopo l’alzata di scudi pressoché unanime.

Alcune agenzie rinunciano per il covid

Mentre tutto ciò accade, le agenzie cominciano a prepararsi per l’arrivo degli alpinisti da tutto il mondo iniziando a stoccare centinaia di bombole d’ossigeno e altro materiale, che consentirà ai clienti di coronare il proprio sogno. Le immagini, che trovate nella gallery, sono impressionanti e riguardano solo una parte e solo Seven Summit Treks.

Più caute rispetto a quelle nepalesi sono state invece le agenzie occidentali, tanto che alcune, fra tutte l’Alpenglow Expeditions di Adrian Ballinger e la Mountain Madness (fondata nel 1984 da Scott Fischer), hanno deciso di cancellare le proprie spedizioni non ritenendo possibile garantire la sicurezza sanitaria.

Dal versante cinese invece tutto tace, ma voci suggerirebbero che potrebbe essere un’altra stagione con l’Everest chiuso per gli stranieri.

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