Pareti

“Eremit”, nuova via per Simon Messner e Martin Sieberer

Una delle ultime vie logiche possibili nel celebre anfiteatro del ghiaccio di Pinnisalm, una della aree più rinomate del Tirolo. Questa la nuova creazione di Simon Messner e Martin Sieberer, freschi vincitori del Premio Paolo Consiglio. La via disegnata si chiama “Eremit” (M9-, WI7-, R).

La maggior parte dei tracciati che corre in questo settore nella Valle dello Stubai è stato aperto da Andi Orgler e compagni tra gli anni Ottanta e Novanta. Percorsi che non hanno mai assunto una connotazione sportiva, ci spiega Simon, ma che rappresentano ancora oggi una bella espressione di avventura.

Eremit

La neve è caduta abbondante quest’anno e anche il freddo è stato intenso. Sfruttando un giorno dalle condizioni perfette lo scorso 8 febbraio Simon e Martin si sono portati ai piedi dell’anfiteatro con le idee chiare. Hanno puntato subito a una linea logica, che non forzasse la scalata ma che anzi sfruttasse le debolezze della parete. Dopo aver risalito una fessura strapiombante, al primo tentativo, hanno raggiunto il ghiaccio. Qui sono iniziate le prime difficoltà. Lo strato ghiacciato era infido e bisognava prestare particolare attenzione. È salito Martin da primo sul secondo tiro, frantumando il sottile velo di ghiaccio al primo colpo di piccozza. Lo scalatore ha quindi proseguito su roccia fino a raggiungere un nuovo tratto di ghiaccio e da lì alla conclusione della via. Non sono saliti in libera, non ne avevano l’intenzione. “Troppo fragile e difficilmente assicurabile per poterci muovere in sicurezza”.

Il 15 febbraio sono ritornati, questa volta con l’intenzione di liberare la via, che nel frattempo già aveva preso il nome di “Eremit” – eremita –. Il freddo era veramente intenso, meno 13 gradi, non il massimo per una salita di misto così delicata. Simon ha salito il primo tiro in fessura, poi ha preso il comando Martin che è riuscito a muoversi leggero sul ghiaccio fragile. Il risultato è una  bella via logica aperta in stile trad. Sulla via si trovano due chiodi e un pecker usati e lasciati sul posto. “Una via per noi molto bella e impegnativa, molto alpina e su roccia fragile come tipico nella zona”.

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