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Un’idea per il Recovery Plan? Una funivia e una strada sul Gran Sasso

Nel Settecento Melchiorre Delfico, un protagonista della cultura di Teramo e dell’intero Regno di Napoli, amava dedicare intere giornate a escursioni per “baciare i piedi al Gran Sasso”. Da decenni, in quella magnifica zona dell’Abruzzo, si pensa alla grande montagna in modo molto meno gentile. 

Negli anni Settanta, la Provincia di Teramo e altri enti hanno lanciato dei progetti per costruire dei caroselli di impianti a Campo Pericoli (con tunnel per evitare le valanghe in Val Maone), nella conca del Venacquaro e sui Monti della Laga. Nel 1983, un paio di vite fa, ho scritto su Airone di come, per manomettere il Gran Sasso, si tentasse di utilizzare dei fondi europei dedicati a itinerari turistici sui Sanniti e sulla Transumanza. I progetti più recenti, altrettanto dannosi per l’ambiente, puntano a una fonte di finanziamento sorprendente. 

Il Recovery Plan, o Next Generation EU, dovrebbe portare in Italia 209 miliardi di euro, ed è da mesi al centro del dibattito politico nazionale. Le critiche al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che contiene i progetti da finanziare, hanno avuto un ruolo decisivo nella caduta, il 26 gennaio, del secondo governo guidato da Giuseppe Conte. Undici giorni prima Fabio Altitonante, sindaco di Montorio al Vomano, “porta” del versante teramano della Laga e del Gran Sasso, ha presentato il progetto di una cabinovia di oltre 10 chilometri di sviluppo. Un impianto, dal costo di circa 25 milioni di euro, per collegare i 262 metri di Montorio con i 1450 dei Prati di Tivo, stazione invernale ed estiva ai piedi del Corno Grande e del Corno Piccolo.  

Da tempo, purtroppo, molti amministratori locali dell’Appennino sembrano tornati alle logiche dei loro predecessori di qualche decennio fa. Buttata alle spalle l’esperienza (non esaltante, ma che qualche risultato lo ha pur dato) del turismo dolce e dei Parchi, tornano a puntare sulle funivie e sulle strade, in nome di un turismo sciistico che non ha più l’attrattiva di una volta. Lo stesso ritorno al passato, nel Lazio, ha ispirato il progetto TSM2, recentemente approvato dalla giunta di Nicola Zingaretti, che potrebbe devastare irrimediabilmente il Terminillo. Strade e funivie, sembra logico pensare, dovrebbero avere poco a che fare con la Green Economy ipotizzata dal Recovery Plan e voluta dall’Unione Europea. 

Invece il sindaco Fabio Altitonante e Diego Di Bonaventura, presidente della Provincia di Teramo, chiedono che la nuova cabinovia sia finanziata dai fondi europei. Solo in questo modo, secondo il primo cittadino, si può creare “la possibilità di far decollare la conoscenza, l’accessibilità e la fruibilità sia del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga che della montagna teramana con i suoi impianti di risalita”. Per rendere rapidamente accessibili i Prati di Tivo, esiste anche un altro progetto. Quello della Panoramica, una strada che dal casello di San Gabriele-Colledara della A24, salga verso il Piano del Laghetto, per poi scendere fai Prati di Tivo. Il progetto proposto in passato dal Comune di Isola del Gran Sasso, ha oggi come principale sponsor la Provincia e il suo presidente.

In un’intervista al quotidiano Il Centro, Di Bonaventura ha ricordato che “il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è tutto Green Economy, ma prevede anche infrastrutture per la mobilità”. Per poi affermare che “il progetto della Panoramica, che a breve presenteremo, garantisce il minimo impatto ambientale visto che sfrutta e allarga percorsi esistenti utilizzando tecniche di ingegneria naturalistica”.

Chi conosce il Gran Sasso sa che l’ultima affermazione non è vera. Il collegamento stradale tra il Piano del Laghetto e Isola del Gran Sasso non è un “percorso esistente”, ma è stato abbozzato solo per un paio di chilometri. Il resto, tra Forca di Valle e il rifugio Orazio Delfico, è uno dei sentieri più belli dell’Appennino, affacciato sul Paretone del Corno Grande. Un terzo progetto, forse un po’ meno devastante ma dal costo molte volte superiore, ipotizza una ferrovia a cremagliera con partenza da Forca di Valle. 

Gli ambientalisti hanno subito protestato. “Cosa c’entrano con la transizione verde e digitale le nuove pesanti infrastrutture per salire ai Prati di Tivo?” protesta un comunicato del WWF, di Mountain Wilderness e delle Sezioni CAI di Teramo e di Isola del Gran Sasso, inclusa la sottosezione di Pietracamela. “Si sono aperti i cassetti, e sono stati tirati fuori i progetti più stravaganti degli ultimi 30 anni, il tutto senza tenere conto che strade, trenini e cabinovie dovrebbero passare in alcune delle aree più vincolate d’Italia” prosegue il comunicato “Sulle Alpi non si punta a collegare velocemente le località di montagna con la pianura. Chi arriva lassù se lo deve meritare” ribadisce Gennaro Pirocchi, presidente della Sezione di Teramo del CAI. “Il problema non è rendere più veloce l’accesso ai Prati di Tivo, ma spingere i visitatori a fermarsi più a lungo sul Gran Sasso”. La strada, la cremagliera o la funivia, aggiungiamo, taglierebbero definitivamente fuori Pietracamela, un borgo che invece dev’essere rilanciato. 

Nelle ultime settimane la caduta del governo Conte, e la certezza che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza verrà rivisto, hanno rallentato il dibattito sui nuovi progetti. Alcuni operatori economici dei Prati di Tivo, intervistati da quotidiani e siti locali, si sono schierati per la strada da Isola del Gran Sasso. In un’intervista a Dino Venturoni, pubblicata il 24 gennaio su Il Centro, Tommaso Navarra, presidente del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga si è espresso duramente contro la strada, e un po’ meno contro la cabinovia da Montorio al Vomano, che avrebbe “un minore impatto”. Ha ribadito, però, che prima bisogna pensare a quel che la gente può fare in montagna “Dev’essere valida la ricettività, servono strutture di qualità in un ambiente che resti integro anche paesaggisticamente”. Lo stesso Navarra, nell’intervista, ha ricordato che la strada, esposta a nord e su terreno molto ripido, sarebbe chiusa per molti mesi ogni anno. 

Le notizie di cronaca finiscono qui. Nei prossimi giorni il nuovo Governo rimetterà mano al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ci auguriamo che i progetti inseriti, e il loro impatto sull’economia e sull’ambiente, vengano vagliati attentamente. Ripensando agli anni Settanta e Ottanta, vengono in mente la mobilitazione di ambientalisti, personaggi della cultura e alpinisti, ma anche la fine dei “fondi facili” della Cassa del Mezzogiorno e altri enti. Ma c’è un’altra considerazione da fare. In Abruzzo, come nel resto d’Italia, il campanile spesso prevale su tutto il resto. La contrapposizione tra i Comuni di Isola del Gran Sasso e Montorio può garantire il blocco dei progetti più devastanti altrettanto bene di un “no” da parte del Parco.   

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