Ambiente

Un turismo sostenibile per la montagna si può?

La risposta la dà l'ambizioso progetto Alagna Walser Green paradise

Realizzare un’offerta turistica coerente con i principi della green economy e del turismo responsabile: è questo l’obbiettivo lungimirante che si sono dati il Sindaco di Alagna Roberto Veggi e Riccardo Beltramo, Professore Ordinario del dipartimento di Management presso l’Università degli Studi di Torino. Il Comune di Alagna Valsesia, insieme all’Università degli Studi di Torino e l’assessorato al Turismo della Regione Piemonte, intende perseguire uno sviluppo sostenibile del proprio territorio, attraverso attività di sensibilizzazione e coinvolgimento di tutte le persone che vivono e frequentano la zona. Un progetto ambizioso e visionario, che durante i prossimi anni contraddistinguerà le politiche di sviluppo della località valsesiana, mettendo in primo piano il ruolo della comunità – da sempre abituata a vivere in simbiosi con la Montagna – nel riuscire a conciliare il turismo con i principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ne abbiamo parlato con gli ideatori del progetto.

Com’è nata l’idea del progetto?

Riccardo Beltramo: “L’idea è nata dall’incontro tra il Sindaco di Alagna Roberto Veggi e il sottoscritto. Il Sindaco conosceva l’attività che svolgo come docente all’Università di Torino, in particolare le ricerche che hanno come fil rouge il rapporto tra le organizzazioni economiche, l’ambiente e il turismo responsabile. Dal 1997 in avanti l’ambiente montano è quello che abbiamo maggiormente studiato: proprio in quell’anno, infatti, abbiamo iniziato la nostra attività presso la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’Europa, situato a 4.554 metri sulla Punta Gnifetti, con l’introduzione del sistema di gestione ambientale. Nel 2002 il rifugio ha ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001, primo rifugio del CAI a ricevere questa qualifica, riconosciuta a livello internazionale. Inoltre nel 2003 e nel 2004, grazie al rapporto con Agostino Da Polenza, sono stato responsabile dell’area innovazioni tecnologiche del Comitato Everest-K2-CNR, e abbiamo partecipato alle spedizioni in Nepal e in Pakistan. Vedo il progetto Alagna Walser Green Paradise come un’evoluzione di questo percorso di ricerca intrapreso più di vent’anni fa: quello che abbiamo appreso col tempo in termini di sistemi organizzativi, tecnologie innovative, e costruzione di prodotti turistici, confluisce nella visione di Alagna Walser Green Paradise”.

Roberto Veggi: “L’idea del progetto è promuovere il territorio per offrire ai turisti una vacanza a impatto zero o vicino allo zero. Il progetto vuole arrivare ad avere una comunità sostenibile, realizzando una gestione equilibrata delle risorse in senso generale. Il plastic free è solo uno dei tasselli della gestione dell’impatto sull’ambiente”.

Quale è l’obbiettivo del progetto?

Riccardo Beltramo: “L’idea del sindaco di caratterizzare fortemente Alagna come destinazione Green, in inverno ed estate, offrendo un turismo sostenibile, si incontra con le metodologie e le conoscenze che abbiamo maturato in oltre vent’anni di ricerche. Uno dei pilastri del turismo sostenibile, in particolare quello sociale, è legato alla possibilità di far conoscere la cultura del territorio, e, considerando l’importanza della comunità Walser per Alagna, si è ritenuto opportuno di enfatizzarlo inserendolo nel nome del progetto”.

Roberto Veggi: “Il punto di partenza dev’essere senza dubbio la volontà di cambiare da parte degli operatori. La sostenibilità non può esistere se non è anche economica, quindi non vedo un’antitesi tra la sostenibilità ed economia, devono coesistere. L’idea è che tutto quello che si consuma come comunità lo si riesca a garantire senza impatto, utilizzando, per esempio, l’energia che produce il fiume. Ho stilato un piano regolatore che prevede zero consumo di nuovo suolo: non abbiamo nessuna edificazione prevista”.

Quale è lo stato dell’arte? Quali i prossimi passi?

Riccardo Beltramo: “Al momento stiamo svolgendo un’indagine per capire la propensione degli stakeholder verso un turismo verde. È necessario sapere quali attività stanno già perseguendo nel territorio per un turismo responsabile, pianificare le iniziative svolte sia dal pubblico che dai privati e identificare gli attori coinvolti nel processo. Stiamo anche raccogliendo delle buone pratiche di turismo montano sostenibile, sia quelle già esistenti in Alagna, sia quelle presenti in località turistiche analoghe, che potrebbero suggerirci qualche idea. Stiamo osservando ed esprimendo delle valutazioni sugli impatti che ciascuna attività economica ha sull’ambiente, e le stiamo confrontando con dei criteri di sostenibilità. Abbiamo individuato degli stakeholder, come i dipendenti pubblici, gli insegnanti, le guide alpine, i maestri di sci, gli allevatori e gli agricoltori, solo per citarne alcuni. In seguito concorderemo con i soggetti coinvolti un piano di lavoro, per verificare insieme se ci sono margini per miglioramenti in termini di sostenibilità. Valuteremo anche la loro disponibilità a collaborare per creare nuovi prodotti nell’ambito del turismo sostenibile. Procedendo in questo modo sapremo quale era lo stato dell’arte all’inizio del progetto, e dopo sei mesi potremo misurare di nuovo i dati per capire a che punto siamo e vedere se e come abbiamo migliorato”.

In concreto cosa prevede il progetto?

Roberto Veggi: “La fase iniziale è l’indagine sul campo per capire quali sono i consumi. Quanta energia consuma Alagna per far funzionare il sistema? Tutta la produzione degli impianti funiviari e del consumo elettrico viene già garantita con la produzione estiva dell’idroelettrico. Per l’elettricità ad Alagna produciamo più energia idroelettrica di quella che consumiamo, abbiamo due turbine e investiamo sul turbinare gli acquedotti: abbiamo una turbina nell’acquedotto di Otro che ci rende 70/80.000 euro di elettricità all’anno, e siamo in fase di progettazione per realizzarne un’altra in un nuovo acquedotto in Alpe Campo che ci porterà più o meno la stessa quantità di energia. Stiamo realizzando un depuratore da un milione e mezzo di euro che garantirà che l’acqua che oggi finisce nei fiumi esca con una qualità quasi potabile. Abbiamo l’opportunità di costruire acquedotti con perdite d’acqua ridotte evitando inutili consumi. Vogliamo ridurre drasticamente la produzione di rifiuti, sia dei commercianti che delle residenze private. Abbiamo fatto un investimento che prevede che tutto il centro di Alagna sia servito da un riscaldamento a biomassa, abbiamo eliminato decine di caldaie a gasolio, contrastando l’uso di GPL, che oltre ad avere costi alti ha un impatto rilevante. Stiamo anche realizzando una nuova centrale a biomassa”.

Riccardo Beltramo: “L’aspetto interessante del progetto è che si considerano sullo stesso livello le attività pubbliche – gestione idrica, energetica, gestione dei rifiuti, mobilità – e private, che insieme contribuiscono a formare una proposta turistica Green. Anche l’educazione ambientale degli studenti può contribuire, al pari della raccolta differenziata e del plastic free, così come la messa a disposizione di biciclette e di e-bike. I parametri che prenderemo in considerazione sono in parte strettamente ambientali – consumi energetici, idrici, produzione di rifiuti, capacità di depurazione delle acque – in parte di diversa natura, come consentire ai turisti di entrare a contatto con le tradizioni del territorio. Ci interesserà avere dei feedback da parte dei turisti per capire se percepiscono Alagna in maniera differente rispetto ad altre realtà che non hanno intrapreso questo percorso e se c’è una connotazione specifica del territorio di Alagna. Ci sono anche degli altri aspetti, come quello della telemedicina: crediamo che una destinazione Green debba essere una realtà con un’elevata qualità di vita, per questo nel progetto è coinvolta anche una collega medico. Una destinazione Green è anche una destinazione smart, che si basa sulla tecnologia per ampliare i servizi disponibili per gli abitanti e per i turisti”.

Come pensate di coinvolgere gli stakeholder?

Roberto Veggi: “Per le bottigliette di plastica la nostra idea è di inserire a spese del Comune dei dispenser di acqua all’interno dei bar e trovare degli sponsor per realizzare delle borracce che possano essere vendute al prezzo di una bottiglietta, riutilizzabili. Per i locali che non riescono ad ospitare un dispender perché sono troppo piccoli, si può pensare di realizzare dei dispenser comunali in punti strategici da raggiungere. Chiaramente non vogliamo togliere lavoro ai commercianti, quindi l’idea di mettere i dispenser dentro i locali ha proprio l’obbiettivo di portare lavoro alle imprese. Il ricavo dalla vendita di una bottiglietta d’acqua è di circa quaranta centesimi: se i bar potranno chiedere trenta centesimi per una ricarica avranno comunque un loro guadagno, senza spendere nulla perché non avrebbero il costo dell’acquisto della bottiglia. Vogliamo creare un meccanismo di riduzione della tassazione, anche come leva economica, grazie a delle tariffe speciali per ogni categoria che aderisce alle iniziative. Ridurremo la tassa sui rifiuti alle imprese che risponderanno a dei questionari dell’Università di Torino, che sono finalizzati a definire quale è lo stato dell’arte sui consumi e a capire quali attività i commercianti sarebbero disposti a intraprendere per la sostenibilità. L’ulteriore riduzione delle tasse sarà vincolata alla sottoscrizione di un accordo che prevedrà diversi vincoli sul tema green, come appunto l’impegno a evitare di vendere le bottigliette di plastica. Si parla di risparmi euro che possono davvero aiutare gli operatori, soprattutto se non si hanno perdite nell’intraprendere queste attività”.

Quale sarà il ruolo dell’Università e della ricerca?

Riccardo Beltramo: “Per noi è un progetto molto interessante: si vuole creare un sistema organizzativo nuovo di gestione del territorio, fortemente caratterizzato come Green, facendo dialogare diversi soggetti. Si dovrà organizzare la realizzazione di prodotti sostenibili, la loro vendita e la comunicazione e rilevare il loro gradimento. Significa creare una struttura che coinvolga anche i turisti per avere dei loro feedback e definire dei programmi di miglioramento, partendo da quello che esiste già sul territorio, e contestualmente mettere a sistema i dati e le informazioni raccolte in modo da migliorare l’offerta turistica in chiave Green”.

Quali sono le tempistiche del progetto?

Riccardo Beltramo: “Abbiamo bandito la prima borsa di studio di ricerca per il progetto: dovremmo avere cinque borse di ricerca di professionisti che si uniranno ai colleghi già strutturati dell’Università. Sarà un progetto multi disciplinare, che coinvolgerà diverse competenze e specialità: l’area antropologica-sociologica, quella economico-aziendale, medica e la geologia. Ci aspettiamo che nell’arco di dodici mesi, quindi entro il 2021, possa avvenire la fase di pianificazione, osservazione, il coinvolgimento degli stakeholder e la costruzione del sistema organizzativo. Seguiranno l’attuazione vera e propria, la verifica periodica e la condivisione dei risultati. All’inizio del secondo anno, quindi del 2022, dovremmo iniziare a vedere dei risultati, che si consolideranno nell’anno seguente”.

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4 Commenti

  1. Finalmente un progetto green che sembra avere delle basi solide e fattibili… Sarebbe interessante avere degli aggiornamenti ogni tanto su cosa é stato fatto, se il progetto é stato rispettato e soprattutto come i local hanno vissuto la cosa. Per verificare che non siano state solo parole al vento in cui noi italiani siamo maestri

  2. Sono belle cose e mi piacerebbe che si potessero avverare, ma………..
    Green economy, turismo responsabile, sostenibilità per me sono bellissimi concetti teorici, che si cercano di realizzare anche con sistemi molto intelligenti e coordinati e tanta volontà.
    Ma in fin dei conti finiscono sempre in una totale contraddizione: lo sviluppo economico richiede sempre sfruttamento delle risorse e il loro consumo, con trasformazioni e inquinamenti, sia fisici che mentali.
    Per me sono illusione, bella e volonterosa, illusione da provare.
    L’azione dovrebbe essere fatta sulle persone, sullo stile di vita delle società……….. elogiando la vita semplice.
    Ma il nostro sistema economico, basato sulla continua crescita del benessere, cadrebbe.
    Auguri sinceri e cercate di costruire un sistema che si autofinanzi, senza avere sempre il bisogno di finanziamenti a fondo perduto con i soldi della società….. ma dovrete sempre “sfruttare” qualcosa. 🙂

  3. Per avere l’eco green plastic petrol free ..oltre che a relazioni e proposte, occorrerebbero manutentori di muri a secco locali , coperture tetti e restauro case rustiche , selciati, artigiani e servizi e..linee a fibra ottica per far studiare e lavorare in zona anche in settori di ricerca avanzata collegati col resto del mondo. Poi incremento nascite. A tal proposito in regione Montana dolomitica, sono stati chiusi alcuni punti nascita ospedalieri , con la rassicurazione di pronto intervento in elicottero in casi urgenti non programmati.In alcuni casi pero’tutti gli elicotteri in dotazione erano gia’ impiegati in altri soccorsi o il meteo non permetteva il volo..ed i pargoli furono partoriti in condizioni estreme alla maniera arrangiati tu nel villaggio , o al massimo se c’era campo..ascolta le istruzioni per telefonino che intanto arranca un’ambulanza.In altri paesi non proprio minimi, hanno tolto persino il Bancomat… l’ufficiopostale, l’ambulatorio delmedico di base in giorn ialterni ,pero’ li fanno partecipare al concorso “Borgo dei Borghi”

  4. Questo si chiama green washing!!
    Parlano di plastic free ma oggi non c’è nulla di più ecologico e sostenibile della plastica.
    Altra operazione di Marketing Walseriano.

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