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Apertura impianti il 7 gennaio, sì o no? Le Regioni Alpine chiedono certezze

"La montagna ha bisogno di tempi adeguati per potersi organizzare"

“Difficile che gli impianti sciistici riaprano il 7 gennaio”, affermava la scorsa settimana la presidente di ANEF, Valeria Ghezzi, ancora in attesa di una valutazione da parte del Comitato Tecnico Scientifico del protocollo redatto dalle Regioni e dalle associazioni di categoria per il riavvio della stagione sciistica. Osservazioni attese per un mese, fino alla Vigilia di Natale.

Un regalo sotto l’albero decisamente poco apprezzabile da parte delle Regioni e associazioni di categoria, che hanno visto definire il protocollo ricco di carenze e non sufficiente, allo stato attuale, per garantire una riapertura in sicurezza. Si richiede in particolare di tenere conto della suddivisione delle regioni in zone di rischio rosse e arancioni, che dovranno essere caratterizzate da regole gestionali differenziate.

Funivie e cabinovie a maggior rischio di assembramenti

Punto cruciale pare rappresentato in particolare da funivie e cabinovie, equiparate a mezzi di trasporto chiusi come gli autobus, e dunque soggette a maggior rischio di assembramento nelle ore di punta. Se in zona gialla si può ipotizzare una occupazione al 100% delle seggiovie e del 50% di cabinovie e funivie, naturalmente con uso obbligatorio della mascherina, in zona arancione le percentuali di fruizione dovranno essere inferiori, ovvero 50% su ogni mezzo. In zona rossa, impianti necessariamente chiusi. Alle Regioni si richiede inoltre di identificare con maggiore chiarezza dei criteri per definire il tetto massimo di vendita degli skipass. Nonché misure idonee a evitare assembramenti alla partenza degli impianti. Da tenere in considerazione in zona arancione anche le limitazioni agli spostamenti tra Comuni.

Il tempo scorre

Un parere che ha di fatto reso evidente la necessità di ulteriori incontri, discussioni, analisi. In sintesi, di altro tempo. Il tutto mentre gennaio si avvicina. Ulteriori slittamenti porterebbero inevitabilmente gran parte dei gestori a rinunciare alla riapertura. Un ritardo insostenibile che ha portato le Regioni Alpine a chiedere celermente indicazioni chiare su come agire.

“A più di un mese dall’approvazione delle linee guida per l’apertura degli impianti sciistici in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome prendiamo atto della pubblicazione delle osservazioni del Comitato Tecnico Scientifico tra le quali si richiede una differenziazione delle regole della capienza tra zone gialle e arancioni. Ora, grazie a questi suggerimenti di modifica del Cts – non di certo una bocciatura come molti quotidiani hanno voluto far intendere – si potrà arrivare all’approvazione definitiva del documento”, si legge nella nota congiunta a firma di Martina Cambiaghi, assessore allo Sport di Regione Lombardia, Sergio Bini, assessore al Turismo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Federico Caner, assessore al Turismo della Regione Veneto; Fabrizio Ricca, assessore allo Sport della Regione Piemonte; Luigi Giovanni Bertschy, vicepresidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta; Daniel Alfreider, vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano e Roberto Failoni, assessore al Turismo Provincia Autonoma di Trento.

La richiesta di una data certa

“Come Regioni e Province autonome siamo già al lavoro per portare in approvazione al più presto il protocollo rivisto, auspicando, almeno questa volta, un velocissimo responso da parte del Cts. A quel punto si saprà come aprire, ma non è sufficiente, serve anche una data di apertura – prosegue la nota – . La situazione sta diventando sempre più grottesca e l’incertezza regna sovrana. Più tempo passa, più la data di apertura del 7 gennaio scritta nel Dpcm si trasforma in una colossale presa in giro. La montagna ha bisogno di tempi adeguati per potersi organizzare, non si può pensare di continuare a illudere imprese e lavoratori quando lo stesso Cts e diversi esponenti politici hanno già ribadito più volte la volontà di non aprire gli impianti il 7 gennaio. Per questo motivo chiediamo con forza al Governo Conte una data di apertura certa“.

Evidente disinteresse del Governo

“Riscontriamo, tuttavia, come dal Governo manchi assolutamente ogni interesse verso la montagna. E questo vale anche per chi ne ha la competenza – rimarcano gli assessori regionali -. Il Ministro al turismo Dario Franceschini dia un segnale di attenzione nei confronti della montagna e del turismo invernale. L’economia di molte valli è in ginocchio. Dal 6 dicembre al 10 gennaio il turismo invernale e il suo indotto avrebbero normalmente fatto registrare numeri straordinari, come si può solo pensare di ignorare un settore trainante dell’economia delle Alpi?”

“Allo Stato abbiamo chiesto dei ristori per tutte le imprese colpite dalle limitazioni – conclude la nota – che siano adeguati e calcolati in percentuale sul fatturato dello stesso periodo dell’anno scorso. Di certo non ancora su aprile. Anche qui nessuna risposta. In questo momento drammatico e di assoluta incertezza il mondo della montagna, con i suoi lavoratori e le sue imprese, chiedono attenzione e certezze“. 

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