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Chiusa la cava di Ciampino, un brutto colpo per gli arrampicatori romani

Giovedì scorso, gli arrampicatori di Roma e del Lazio che frequentano la cava di Ciampino hanno avuto una brutta sorpresa. I varchi che danno tradizionalmente accesso alla cava, accanto alla Via Appia Antica, erano stati chiusi con nastri, e con cartelli di proprietà privata. All’interno e all’esterno della recinzione erano in corso dei lavori di potatura dei pini. Il sito è rimasto chiuso anche nella giornata di sabato, quando la potatura era ferma. La proprietà, che abbiamo interpellato, conferma che la chiusura è a tempo indeterminato.

 

Un luogo di formazione per tanti nomi dell’arrampicata

La cava, che si apre accanto all’incrocio tra Via del Fioranello e la Via Appia Antica, e a un chilometro in linea d’aria dall’aeroporto di Ciampino, è all’interno della tenuta di Fiorano, di proprietà del principe Alessandro Boncompagni Ludovisi. Utilizzata in passato per l’estrazione di pietra (la roccia è tefrite leucitica, parte delle colate eruttate dall’antico vulcano dei Colli Albani) è stata scoperta come falesia a metà degli anni Settanta da Pierluigi Bini, da Angelo Monti e da altri arrampicatori del loro gruppo. 

Da allora, soprattutto con lo sviluppo dell’arrampicata sportiva, la falesia, che è alta una quindicina di metri, ha iniziato a essere sempre più frequentata. Sulle sue placche e sulle sue fessure si sono formati personaggi importanti dell’arrampicata romana e laziale come Andrea Di Bari, Luca Grazzini, Stefano Finocchi, Giovanni Bassanini e innumerevoli altri. Da qualche anno, gli arrampicatori che frequentano Ciampino quasi tutti i giorni (tra loro Mauro Trechiodi, Giuseppe Ruzzon, Viviana Smirnoff, Simone Zeta Saccomandi, Marco Mampieri e il gruppo Zaini in Spalla) si sono occupati dell’attrezzatura delle vie, che è stata revisionata e migliorata, della pulizia del sito e del taglio dei rovi. Il risultato è un luogo di arrampicata accogliente e sicuro (per quanto può esserlo una parete naturale), che nei weekend viene frequentato da decine di persone, e da molti gruppi familiari. E’ l’immagine piacevole e accogliente della cava che abbiamo mostrato al pubblico in Lazio verticale, il documentario che ho girato nel 2019 insieme a Fabrizio Antonioli, e che ha avuto il finanziamento della Regione Lazio e il patrocinio del Gruppo CAI Regione Lazio. 

La chiusura

Giovedì scorso, la chiusura del sentiero di accesso alla cava è stata segnalata dal sito Appennino.tv, molto attivo a Roma e nel Lazio. Qualcuno dei frequentatori abituali di Ciampino ha pensato a un intervento del Parco Regionale dell’Appia Antica, che invece ha negato di essere stato coinvolto. Altri hanno pensato che il motivo della chiusura, legata agli interventi anti-Covid, potesse essere la frequentazione, nettamente aumentata nei giorni precedenti a causa della chiusura delle palestre di arrampicata al coperto di Roma. Ma anche questa ipotesi si è rivelata infondata. 

Venerdì pomeriggio, contattando la Tenuta di Fiorano, ho saputo che la chiusura del sito è stata decisa dalla proprietà. Anche se la falesia, da molti anni, ha un grande valore sociale e sportivo, è indubbio che essa si trova all’interno di un’area privata. 

Non è facile far capire, a chi amministra la Tenuta, la differenza tra gli arrampicatori che frequentano con rispetto e passione Ciampino, e chi accede alla cava per motivi più o meno leciti, dalla discarica di rifiuti alla prostituzione. La cava, oltre che all’interno di uno dei Parchi più belli del mondo, si trova in un’area degradata della periferia romana, con tutte le conseguenze del caso. 

I tentativi di avviare un dialogo con l’amministrazione Boncompagni Ludovisi proseguiranno nei prossimi giorni. Per ora, l’invito che rivolgiamo agli arrampicatori romani è di andare altrove, e non tentare assolutamente di scavalcare o di manomettere le recinzioni. Si tratta di un reato, ma anche di un gesto che potrebbe compromettere una futura riapertura. 

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