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Dpcm e zone rosse. UNCEM: “No sullo stesso piano città e aree montane”

Il nuovo Dpcm, che dovrebbe entrare in vigore da domani 5 novembre fino al 4 dicembre, ha generato molte perplessità e malcontenti, tra cui quello dell’UNCEM.

Dal testo reso noto del nuovo decreto, si istituiscono tre livelli di gravità sul territorio dell’epidemia (verde, arancione e rosso) a cui corrispondono a tre diversi gradi di rigidità dei divieti. In particolare, all’interno delle Regioni che diventeranno zona rossa saranno vietati gli spostamenti non solo verso le altre Regioni, ma addirittura non si potrà uscire dal proprio comune di residenza, come si legge all’articolo 2 comma 4 comma b), che recita: nelle regioni “zona rossa” ‘è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dalle Regioni e anche tra Comuni e Province della stessa Regione, salvo che per spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”.

La contrarietà dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani riguarda l’errore di imporre regole uguali a situazioni profondamente differenti che coesistono all’interno di una medesima Regione. Un conto è costringere un cittadino a rimanere all’interno dei confini della città di Torino, un altro è imporgli di non uscire da un piccolo comune montano, che non ha di certo i medesimi servizi di una grande città.

Ai sensi del DPCM ci si sposta solo dentro il proprio piccolo Comune delle Alpi, così come ci si sposta solo dentro una città da 50 o 200mila abitanti. Fuori non si esce, fatte salve adeguate motivazioni e con autocertificazione. Avevamo già detto nel primo lockdown che deve essere almeno riconosciuta la ‘valle’, quale dimensione per spostarsi liberamente, con attenzione massima ed evitando sempre il rischio contagio. Ma non si può vietare lo spostamento fuori dal piccolo Comune così come è vietato uscire dai confini di Torino, Milano, Bergamo o Aosta. Sono due cose molto diverse e la specificità di borghi, villaggi, paesi, moltissimi senza servizi e negozi, nei territori montani in zona rossa, deve essere riconosciuta” ha affermato in una nota Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Il problema vero delle terre altre rimane sempre lo stesso: una scarsa attenzione di chi governa l’Italia dalla pianura, che negli anni ha fatto ben poco per evitare lo spopolamento dei borghi montani e il conseguente scomparire dei servizi essenziali per i pochi che hanno deciso di resistere e rimanere. Politiche assenti sul lungo termine, che oggi come non mai incidono sulla vita dei cittadini. Forse, una volta finita l’emergenza, sarebbe ora che si cominciasse a pensare in modo organico e in prospettiva futura anche alla montagna e a chi ci abita.

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